La detenzione di Mahmoud Khalil, un attivista palestinese di spicco coinvolto nell’organizzazione di attività alla Columbia University di New York, è il risultato di oltre un anno di propaganda e pressioni da parte di think tank filo-israeliani, impegnati a collegare gli studenti a Hamas e a erodere le protezioni della libertà di espressione negli Stati Uniti.

Dall’inizio del primo accampamento anti-guerra alla Columbia University nell’aprile scorso, una rete di organizzazioni filo-israeliane – tra cui gruppi di lobby, think tank e società di sicurezza private – ha lavorato per smantellare il movimento di protesta studentesco. La loro influenza è stata evidente nella risposta rapida e coordinata messa in atto per reprimere le dimostrazioni.

Nonostante l’affermazione pubblica del Segretario di Stato Marco Rubio, secondo cui Khalil sarebbe un “sostenitore di Hamas”, non è stata fornita alcuna prova a sostegno di questa accusa. Anzi, un funzionario della Casa Bianca ha ammesso in un’intervista a The Free Press che “l’accusa qui non ha a che fare con il fatto che [Khalil] stesse violando la legge”.

L’amministrazione Trump non ha fornito alcuna prova di attività illegali o violente per giustificare i suoi sforzi per deportare Khalil, titolare di una Green Card. Invece, la sua espulsione sembra essere collegata a un disaccordo politico. Washington ha chiarito che qualsiasi discorso critico verso Israele può essere etichettato come “filo-Hamas” e “antisemita” senza la necessità di fornire prove a sostegno di tali affermazioni.

[Un giudice federale ha sospeso la deportazione di Khalil dopo che i suoi avvocati hanno dichiarato che il suo arresto era una “detenzione mirata e ritorsiva, nonché un tentativo di rimozione di uno studente che partecipava a manifestazioni di protesta garantite la Costituzione americana… Né il Segretario Rubio né alcun altro funzionario governativo hanno affermato che il signor Khalil abbia commesso alcun reato o, in effetti, violato una qualsiasi legge.”

Khalil si è visto ritirare la sua Green Card e attualmente è detenuto in una struttura in Louisiana in attesa di espulsione.

“Questo caso è una delle più chiare violazioni del Primo Emendamento che io abbia mai visto nei miei 23 anni di carriera”, ha dichiarato al Washington Post l’avvocato Jeffrey Pyle, che non rappresenta Khalil.

“Da quello che sappiamo finora, il governo degli Stati Uniti ha semplicemente ‘fatto sparire’ un residente legale degli Stati Uniti perché non gradisce ciò che dice”, ha affermato Sonja West, professoressa di diritto del Primo Emendamento presso la University of Georgia Law School in un’intervista al Post. “Hanno anche minacciato che questo è solo il primo di molti altri arresti in arrivo. Il rischio di un effetto dissuasivo diffuso in relazione ai diritti garantiti dalla Costituzione risulta evidente.”

Khalil si era unito ad altri sette studenti della Columbia in una causa legale contro l’università e la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti per impedire all’università di consegnare i file su studenti e docenti richiesti dalla Camera.]

L’assenza di prove contro Khalil è stata una caratteristica distintiva della campagna più ampia – guidata dalla lobby israeliana – per limitare i diritti del Primo Emendamento nei campus universitari. Sebbene gruppi di studenti ebrei fossero tra quelli in prima linea negli accampamenti anti-guerra dello scorso anno, le sezioni dell’organizzazione Students for Justice in Palestine (SJP) sono diventate un obiettivo particolare di questo controllo politico.

Una figura centrale di questa campagna è stata la Foundation for Defense of Democracies (FDD), un think tank neoconservatore spesso citato come fonte delle denunce di presunti legami tra Hamas e la SJP. La tesi della FDD si basa sull’affermazione che l’American Muslims for Palestine (AMP), un importante sostenitore della SJP, abbia legami con individui precedentemente associati a enti di beneficenza costretti a chiudere per presunto finanziamento al terrorismo. Uno di questi casi, quello della Holy Land Foundation, ha portato a condanne che sono state successivamente criticate come motivate politicamente.

La FDD ha presentato per la prima volta le sue accuse pubblicamente nel 2016, ma l’iniziativa non è riuscita a trovare seguito, principalmente a causa della mancanza di prove sostanziali. Tra le sue principali preoccupazioni c’era il fatto che “l’AMP non è obbligata a presentare il modulo fiscale IRS 990, che renderebbe le sue finanze più trasparenti”. Questa critica risulta però sorprendente, considerando che il Quincy Institute ha recentemente rivelato che proprio la FDD stessa opera con finanziamenti “dark money” e ha un livello di trasparenza pari a zero.

Nel maggio 2024, l’Atlantic Council, con sede a Washington, ha suggerito in un articolo che l’Iran fosse coinvolto nel movimento di protesta studentesco. I media ufficiali hanno rapidamente ripreso questa affermazione e tentato di costruirci attorno un caso. Tuttavia, nonostante il flusso costante di copertura della notizia, nessuno di loro è stato in grado di fornire prove reali a sostegno dell’accusa.

Alex Karp, amministratore delegato di Palantir Technologies – un’azienda con profondi legami alla CIA – ha intrapreso a sua volta una crociata pubblica per ridefinire la narrazione nei campus universitari. La sua motivazione per agire con urgenza è stata chiara: “Se perdiamo il dibattito intellettuale, non sarà mai più possibile schierare alcun esercito in Occidente.”

Anche Safra Catz, CEO israelo-americana di Oracle e una delle donne più pagate nel mondo degli affari, è intervenuta sulle proteste. Quando le è stato chiesto della ondata di dimostrazioni studentesche, ha inquadrato la questione in termini marcatamente militaristici:

“La ragione, secondo la mia opinione personale, per cui sono in piazza è perché pensano che Israele sia debole. Pensano che gli ebrei siano deboli, quindi si fanno forti. Se Israele riacquista la sua capacità di deterrenza e l’America riacquista la sua capacità di deterrenza ed è forte, si disperderanno come hanno sempre fatto. Abbiamo visto questo schema qui in Israele: quando i terroristi si sentono forti, sono in strada. E quando Israele colpisce duramente, si nascondono sotto il pavimento.”

Non solo Catz ha paragonato le azioni degli studenti negli Stati Uniti, descritte come parte di una “rinascita dell’antisemitismo”, ai “terroristi”, ma l’imprenditrice israelo-americana ha anche contribuito in passato alle campagne politiche di Donald Trump e Marco Rubio. Come CEO di Oracle, che possiede OpenAI, Catz ha raddoppiato gli investimenti della sua azienda in Israele dopo il 7 ottobre 2023.

La Anti-Defamation League (ADL), che ha ripetutamente accusato il movimento studentesco statunitense di antisemitismo e sostegno a Hamas, ha apertamente chiesto la deportazione di Mahmoud Khalil.

I gruppi filo-israeliani insistono sul fatto che Khalil abbia legami con Hamas, ma persino Canary Mission – un sito noto per fare “doxxing” di studenti universitari filo-palestinesi – non è stato in grado di produrre prove oltre la sua partecipazione a una protesta. Nel suo profilo dettagliato su Khalil, l’unica presunta prova del “sostegno a Hamas” è stata la sua partecipazione a una manifestazione in cui la folla ha cantato: “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”. Il sito sostiene che questa frase sia filo-Hamas solo perché il leader di Hamas, Khaled Mashal, l’ha usata in passato.

Una delle voci più forti dietro la repressione delle proteste nei campus è l’ambasciatrice alle Nazioni Unite di Trump, Elise Stefanik, che ha apertamente vantato il suo ruolo nel costringere alle dimissioni cinque presidenti universitari. Persino la decisione della Columbia University di cedere alle pressioni dei gruppi di lobby filo-israeliani non l’ha protetta dalle ritorsioni della Casa Bianca. L’amministrazione ha comunque deciso di tagliare 400 milioni di dollari di finanziamenti federali all’università, inviando in questo modo un chiarissimo avvertimento ad altre istituzioni.

Questo attacco multidimensionale alla libertà di espressione – costruito su accuse infondate di legami con Hamas e antisemitismo – viene ora utilizzato per giustificare l’espulsione di un residente permanente negli Stati Uniti, la cui moglie e il futuro figlio sono cittadini americani. La campagna fa parte quindi di uno sforzo più ampio per erodere le protezioni del Primo Emendamento con il pretesto della “sicurezza nazionale”.

 

di Robert Inlakesh

fonte: MintPress News

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