di Mariavittoria Orsolato

Dopo Augusto Minzolini, cade anche l'ultimo baluardo del berlusconismo nell'informazione televisiva: Emilio Fede è stato rimosso dalla direzione del Tg4. Una notizia certamente inaspettata, anche per il diretto interessato che, nei commenti a caldo, non ha certo dato l'impressione che la fine dei rapporti con Mediaset - l'azienda che ha letteralmente servito per trent'anni - fosse consensuale.

Che il problema sia puramente anagrafico (il giornalista si avvicina agli 81), che la colpa sia della storiaccia di Ruby Rubacuori o del recentissimo scivolone sulla valigetta piena di soldi trasportata illegalmente in Svizzera, non ci è dato sapere.

Da Cologno Monzese tengono a precisare che la decisione di sostituire Fede con Giovanni Toti, già direttore responsabile di Studio Aperto, “si inserisce in una logica di rinnovamento editoriale della testata”, ma al povero Emilio tanto è bastato per gridare al complotto - puntualmente smentito poco dopo, B. docet - e fare il nome di Confalonieri, reo di aver preso decisioni mentre Berlusconi era alla partita del suo Milan.

Stando a quanto affermato dallo stesso Fede, l'idea di abbandonare il Tg4 era infatti già nell'aria, ma in autunno, a stagione televisiva conclusa, quando il buon Silvio lo avrebbe ricompensato con un posto sicuro alla Camera. “Con Berlusconi sono già d'accordo” avrebbe detto il giornalista, ma qualcosa evidentemente è andato storto. E a pesare potrebbe essere stato proprio lo scivolone svizzero.

Nelle indagini sui due milioni e mezzo che, alla fine dello scorso anno, Fede avrebbe cercato di depositare su un conto in un istituto di credito di Lugano, operazione respinta “per carenza di idonea documentazione”, la magistratura capitolina avrebbe ipotizzato il reato di riciclaggio ma gli accertamenti riguarderebbero anche una eventuale evasione fiscale e una tentata esportazione di capitali all'estero.

Al momento il fascicolo sarebbe ancora a carico di ignoti. La vicenda, segnalata dalla Guardia di Finanza - che tra l'altro ha appurato che l'auto su cui Fede era a bordo con un altro uomo per la trasferta oltreconfine è intestata a Mediaset - è stata definita dal giornalista una “colossale balla” e una “invenzione”.

Ma il fascicolo aperto dal Tribunale di Roma è solo l'ultima delle inchieste che vedono coinvolto Emilio Fede. L'ormai ex direttore del Tg4 è indagato a Milano in concorso in bancarotta per il fallimento della LM management nell'ambito dell'inchiesta per cui Mora è in carcere dal giugno dell'anno scorso: secondo l'accusa Fede avrebbe trattenuto per sé una parte dei 2.850.000 euro versati da Giuseppe Spinelli, manager di fiducia di Silvio Berlusconi, mentre era in corso la procedura di fallimento della società del talent scout, poi cancellata da un crac da 8.5 milioni.

Anche qui Fede ha sostenuto che si sarebbe trattato di un prestito restituito dallo stesso impresario dei vip. I nomi di Fede e Mora, assieme a quello della consigliere lombarda del Pdl Nicole Minetti,  spuntano poi nello spinoso affaire Ruby. In questo procedimento il giornalista è imputato per induzione e favoreggiamento della prostituzione delle ragazze maggiorenni e della allora minorenne Ruby, tutte ospiti ad Arcore durante i celeberrimi bunga parties. Il caso, per il quale anche l'ex premier è imputato ma in un processo separato, è in dibattimento e la prossima udienza è fissata per venerdì prossimo.

Posto che ora avrà sicuramente più tempo per dedicarsi ai problemi giudiziari e sentirsi conseguentemente più vicino al suo idolatrato padrone, nella giornata di ieri Emilio Fede è infine giunto ad accettare l'allontanamento dal tg che per 19 anni ha diretto e condotto.

Nel pomeriggio il giornalista si è deciso a firmare l'intesa sulle dimissioni e in serata, nell'edizione delle 19 del Tg4, ha preso ufficialmente commiato dai telespettatori. Un arrivederci più che un addio, dato che tra i benefit della buonuscita milionaria ci sarebbe la possibilità di continuare a condurre un programma di prima o seconda serata, di restare in azienda come consulente o di diventare - come ha spiegato lui stesso - direttore editoriale dell'informazione.

Alla direzione del Tg4 arriva così Giovanni Toti, una scelta "interna" su un giornalista che ha fatto tutta la sua carriera all'interno di Mediaset. Entrato a Palazzo dei Cigni nel 1996, da allora ha quasi sempre lavorato a Studio Aperto come redattore di cronaca, poi caposervizio e caporedattore del servizio politico e, nella prima direzione di Mario Giordano, ha firmato i programmi settimanali della testata “Lucignolo” e “Live”. Dal 2007 al 2009, come vicedirettore, ha ricoperto l'incarico di responsabile dei rapporti con i media della holding Mediaset e nell'ottobre del 2009 è tornato alla testata con la qualifica di condirettore e il 22 febbraio 2010 ha assunto la direzione del tg di Italia 1.

Rimasti orfani dei suoi memorabili “fuori onda” e della sua personalissima idea di verità giornalistica, ricordiamo Emilio con le parole che Aldo Grasso gli ha dedicato a mo' di epitaffio sulle colonne del Corriere: “Da quando è sbarcato alla corte del Biscione, non ha mai fatto mistero del suo tifo, della sua venerazione, della sua partigianeria. Anzi, se esiste qualcosa che va oltre la faziosità, ebbene quello è sempre stato il suo terreno d’elezione”. Ciao Emilio.

 

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