di Mariavittoria Orsolato

Ricomincia Annozero ed è subito bagarre. Nonostante il buon Michele avesse minacciato dimissioni non meno di cinque mesi fa, il talk-show politico per definizione ha vinto anche quest’anno la guerra di logoramento interna alla Rai ed è ripartito giovedì sera con il 20% di share e quasi cinque milioni di telespettatori. Inutile dire che il ritorno in video del giornalista salernitano ha esacerbato lo scontro che da anni si trascina con il direttore generale Rai Mauro Masi, primo fra i tanti a non gradire l’operato della redazione di Annozero.

Il pretesto lo offre l’entrée al vetriolo con cui Santoro ha deciso di battezzare la prima puntata di questa quinta serie: appellandosi agli imprenditori che votano Pdl, il giornalista si è lanciato in un parallelismo con l’artigianato e, immaginandosi bicchieraio, ha attaccato frontalmente Masi chiedendo: “Se viene un direttore e vi dice: ogni bicchiere deve avere un marchio di libertà ex ante, voi che rispondete? ma vaffan’ nbicchiere!”.

Il riferimento ben poco velato alle continue pressioni cui la redazione è costretta a sottoporsi, ha scatenato le ire del “megadirettore”, che prontamente ha affidato alle agenzie il suo affondo: “E' molto grave che Santoro rivolga al capo azienda frasi inaccettabili, bugiarde e mistificanti - ha replicato Masi - Santoro si ritiene più uguale degli altri e svincolato dalle leggi anche quando ne chiede continue deroghe e quando chiede contratti ad personam. E' evidente che la questione dovrà essere affrontata in tutta la sua gravità in Consiglio di Amministrazione della Rai al più presto”.

Lo “spazio Santoro” - di cui si è preso egregiamente gioco il vignettista Vauro - è quindi ancora appeso a un labile filo su cui pende vogliosa la lama di parte del Cda Rai. Quella stessa parte che, in blocco, ha disertato l’incontro in cui avrebbero dovuto decidersi i destini di un'altra trasmissione corsara, “Parla con me” di Serena Dandini. Assenti in cinque su nove, hanno di fatto impedito il crearsi del numero legale per deliberare sui contratti che, a soli quattro giorni dalla prevista messa in onda, non hanno ancora ricevuto firma. L’escamotage della mancata firma non è una novità in casa Rai; gli stessi Travaglio e Vauro, componenti ormai ufficiali del contenitore Annozero, non ne hanno uno e, come ha debitamente puntualizzato Santoro, si ritrovano a lavorare in regime di completo volontariato.

Tornando alla trasmissione, titolata “scacco al re” in richiamo all’evidente crisi interna alla maggioranza, si può dire che Santoro rimane fedele a sé stesso. Come suol dirsi, cavallo vincente non si cambia e gli ingredienti che hanno fatto di Annozero una trasmissione di culto ci sono tutti, sempre allo stesso posto. L’unica eclatante novità, ovviamente non attribuibile al “compagno” Michele, è stato l’inedito spettacolo che gli ospiti dell’ala destra, Bocchino e Castelli, hanno inscenato di fronte al pubblico: in un paradossale ribaltamento di ruoli, i due si sono trovati a scontrarsi praticamente su ogni battuta, mentre un Di Pietro stranamente pacato spalleggiava Bocchino in seno alla logica che vuole il nemico del nemico come un amico.

C’è però da dire che, tolto l’anatema di Beppe Grillo contro i “bambini stupidi” che votano in base alla faccia del leader, di politica si è parlato molto poco e l’argomento che ha tenuto banco per la quasi totalità della puntata è stato il famigerato appartamento a Montecarlo con le presunte bufale confezionate per colpire il presidente della Camera Fini e la sua presupposta moralità inattaccabile.

Sullo sfondo gli operai di Fincantieri che, in collegamento da Castellamare di Stabia, riportano lo spettatore nella dura realtà quotidiana, denunciando a squarciagola come la programmata chiusura di uno dei fiori all’occhiello della cantieristica navale rischia di disarticolare la realtà sociale di un territorio già martoriato da mafie e degrado istituzionale.
Insomma, il cocktail preparato da Santoro e i suoi, pur non avendo in sé nulla di nuovo, rimane un irrinunciabile momento d’informazione e, checché ne dicano a viale Mazzini, ci auguriamo tutti che Annozero possa davvero cominciare.

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