di Roberta Folatti

Quasi in ogni angolo del mondo c’è qualcuno con in mano una telecamera – da quando esistono le economicissime digitali ancora di più – che riprende e vede le cose secondo il suo personale punto di vista. Ma quel che arriva a noi spettatori italiani di tutto questo fermento creativo è davvero una parte infinitesimale. Prendiamo un esempio a caso. Milano ha una novantina di sale cinematografiche, questa settimana l’offerta di pellicole è costituita per un buon 90% di produzioni americane. La varietà di titoli poi è ancora più scarsa, perchè gli stessi film sono proposti contemporaneamente in più sale. A parte qualche cinema o associazione che si orienta su una programmazione alternativa, la scelta dei film da parte dei distributori italiani è monopolizzata dall’industria cinematografica americana.
Hollywood domina, anche se compare qualche pellicola indipendente reduce quasi sempre dal Sundance Festival di Robert Redford, come “Non è peccato” e “Little Miss Sunshine”.

Per vedere qualcosa che si discosti un poco dagli effetti di questa colonizzazione visiva e contenutistica, cui il pubblico nostrano sembra adattarsi senza moti di ribellione, bisogna andare alla ricerca di rassegne poco pubblicizzate o affittare (ma spesso si è costretti a comprarli) Dvd che gravitano al di fuori dei soliti circuiti produttivi. O, ancora, convertirsi alle reti satellitari, rassegnandosi a un esborso economico che, tutto sommato, non si rivelerà vano.
Fa eccezione per una volta una televisione in chiaro, La7, che all’interno del programma La 25esima ora ha il coraggio di dedicare un’intera settimana ai lavori di un documentarista molto particolare Giovanni Piperno, romano, classe 1964.
Attenzione a non esultare troppo, questa cosa va in onda all’una di notte, ad un orario che fa un’ulteriore selezione tra il pubblico, già non oceanico, che seguirebbe il programma se posizionato diversamente nel palinsesto. Però, armandosi di pazienza e videoregistratore c’è la possibilità di scoprire un regista che - paraddossalmente - la critica americana e quella francese conoscono già almeno dal 2003.

In quell’anno Piperno ha vinto la sezione documentari del Torino Film Festival con L’esplosione e riviste come Variety e Cahiers du Cinema hanno apprezzato decisamente la pellicola, che ha ricevuto anche la candidatura ai David di Donatello.
Ormai il documentario è un genere a cui vanno stretti i classici panni seriosi e un po’ didascalici del passato e nel caso di Piperno già la scelta degli stravaganti protagonisti ci fa intuire che si tratta di un’esperienza molto innovativa. Custodi notturni di presepi, star del cinema indiano, poeti baresi di serie “z”, esperti di abbattimenti di edifici tramite dinamite: il mondo di Piperno è popolato di figure eccentriche e divertenti, anche se il melodramma è costantemente in agguato. Di sicuro non ci si annoia e, del resto, ormai sono innumerevoli gli esempi di documentari rivelatisi più avvincenti di molti film che grondano azione ed effetti speciali ad ogni scena.

Dal 30 ottobre al 3 novembre dunque impareremo a conoscere Piperno attraverso i suoi lavori e le sue parole: il regista sarà in studio con la conduttrice Paola Maugeri che intervisterà anche i suoi collaboratori.
In particolare “L’esplosione” sarà in onda il 2 novembre, mentre si preannuncia interessante il 3 novembre “Scusi dov’è il documentario?”, realizzato in regia collettiva dalla DOC/IT (Associazione italiana documentaristi) con la partecipazione di Nanni Moretti e Vittorio De Seta.

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