di Sara Michelucci

Prendere un bonus di mille euro o salvare la collega dal licenziamento? È questo il dilemma che si trovano ad affrontare i dipendenti di una ditta di panelli solari, messi alle strette dal loro padrone. Ed è questa la scelta drammatica che i fratelli Dardenne pongono allo spettatore, nel nuovo film Due giorni, una notte.

A farne le spese è Sandra, interpretata da una bravissima Marion Cotrillard, che vorrebbe tornare al proprio lavoro dopo un lungo periodo di assenza in cui si è curata dalla depressione. Il proprietario della fabbrica, che nel frattempo ha riorganizzato il processo senza di lei, distribuendo il lavoro tra gli altri dipendenti, propone loro un bonus di 1.000 euro ciascuno in cambio del licenziamento di Sandra.

La prima votazione è ampiamente a favore del bonus. Ma Juliette, amica della donna oltre che sua collega, ottiene che il referendum, che è stato influenzato dalle pressioni del capo reparto, contrario al rientro di Sandra, venga ripetuto il lunedì mattina. Sandra ha così solo il week end per convincere i suoi colleghi a votare a suo favore e quindi a rinunciare al bonus.

È ancora una volta il crudo realismo nella narrazione a essere protagonista del lavoro di Jean-Pierre e Luc Dardenne, che raccontano il mondo del lavoro in maniera spietata. Qualcosa che destabilizza la psiche dell’uomo, che lo costringe a scelte contro natura, che lo porta alla divisione dagli altri. Una dura condanna a certe politiche che prediligono il profitto alla dignità e tutela del lavoratore, senza che vi sia nessuna responsabilità. I lavoratori diventano, così, una sorta di pedine, mosse a piacimento dal datore di lavoro che, celandosi dietro l’alibi della crisi economica, prende decisioni anche immorali.

Un tema che torna nei film dei Dardenne, che già ne La promesse affrontarono la questione del lavoro clandestino e in Rosetta di quello giovanile. Nei personaggi dei Dardenne emerge tutta la veridicità, dove le fragilità, tipiche degli esseri umani, hanno il sopravvento sulla finzione. Sono messi a nudo nelle loro debolezze, nella loro quotidianità e nella drammaticità della loro condizione.

Lo ricordiamo bene nel Ragazzo con la bicicletta, dove il rapporto padre-figlio viene reso in maniera cruda e drammatica, proprio perché solcato dall’abbandono. E l’immedesimazione è qualcosa di naturale, quasi scontato, vista la vicinanza delle tematiche affrontate nella finzione con quelle della società contemporanea. Il montaggio netto e le scene ‘nude’, poi, finiscono di comporre un quadro a tratti neorealista.

Due giorni, una notte (Francia 2014)
Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Soggetto: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Sceneggiatura: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Casa di produzione: Les Films du Fleuve, Archipel 35, BiM Distribuzione, Eyeworks, France 2 Cinéma, Radio Télévision Belge Francophone, Belgacom
Distribuzione: BiM Distribuzione
Fotografia: Alain Marcoen
Montaggio: Marie-Hélène Dozo
Scenografia: Igor Gabriel

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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