di Sara Michelucci

Svoltare la propria vita grazie a un’enorme ricchezza. Da conquistare a tutti i costi. Da qui parte la storia raccontata nell’ultimo film di Carlo Mazzacurati, La sedia della felicità, uscito postumo dopo la morte prematura del regista veneto. Sono gli attori di sempre, insieme a qualche new entry, a popolare il cast dell’ultimo lavoro di Mazzacurati, a partire da un Giuseppe Battiston che interpreta il ruolo di un prete che di spirituale e caritatevole ha decisamente ben poco.

Ad accompagnarlo in questa nuova avventura cinematografica ci sono Valerio Mastandrea (Dino), padre separato che fa il tatuatore di professione, ma non se la passa molto bene economicamente, e Isabella Ragonese (Bruna), estetista sull’orlo del fallimento che cerca a tutti i costi di cambiare la sua vita, deludente anche sul piano sentimentale.

L’occasione si presenta quando una detenuta, interpretata da Katia Ricciarelli, a cui Bruna fa la manicure, ha un attacco di cuore e le svela, poco prima di morire, di aver nascosto un tesoro in una delle sedie della sua villa, ormai disabitata. Ma le dieci sedie sono state vendute e divise tra diversi proprietari e trovare quella giusta non sarà così facile. La caccia alla sedia ”vincente”, quasi fosse una schedina della lotteria, diventa così motivo di condivisione tra Bruna e Dino che durante la ricerca si innamorano.

Ma non solo soli. Uno strano prete, infatti, è sulle tracce dello stesso bottino. I tre, inizialmente rivali, si alleano successivamente dando vita a una ricerca avventurosa e a tratti inverosimile. Succede di tutto, forse anche troppo, e i personaggi che incontrano sul loro cammino sono alquanto sopra le righe: dalla sensitiva che durante le fasi di trance riesce a offrire ai tre importanti indizi su dove si trovino le varie sedie, fino ai due fratelli che vivono in una sperduta valle delle Dolomiti e che non cederanno così facilmente la loro sedia.

Tra equivoci e colpi di scena, si passa dalla laguna veneta, scenario caro a Mazzacurati, fino alle cime delle montagne. Il viaggio, come lo era stato per Il Toro - con cui il regista ha vinto il Leone d’argento al Festival del cinema di Venezia - è ancora una volta protagonista del racconto. Momento di evasione, ma anche e soprattutto di ricerca di se stessi, dei luoghi in cui si è nati e cresciuti e di quelli che ancora non si conoscono, ma che rappresentano un momento di confronto importante per capire la propria vita. Per Mazzacurati la vita può avere una svolta, come ha mostrato anche in Vesna va veloce o nella Passione. Un futuro è ancora possibile, insomma, e nonostante i suoi personaggi non nascano vincenti, possono alla fine diventarlo, almeno in parte. 

La sedia della felicità
(Italia 2010)

Regia: Carlo Mazzacurati
Soggetto: Carlo Mazzacurati
Sceneggiatura: Carlo Mazzacurati, Umberto Contarello, Doriana Leondeff, Marco Pettenello
Produttore: Domenico Procacci
Casa di produzione: Fandango e Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Fotografia: Luca Bigazzi
Montaggio: Clelio Benevento, Paolo Cottignola
Musiche: Carlo Crivelli
Scenografia: Giancarlo Basil

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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