di Sara Michelucci

Una delle prime parole a risaltare nella mente, quando il volto di Enrico Berlinguer si staglia sullo schermo cinematografico, è la questione morale. È quella famosa intervista rilasciata a Eugenio Scalfari, nel 1981, in cui il segretario del Pci puntava il dito contro il cattivo uso della Res pubblica, a stagliarsi come un macigno nelle coscienze di chi guarda il film di Walter Veltroni, Quando c’era Berlinguer. Un’opera documentale, in cui l’uomo e il politico emergono dalle immagini di archivio e dalle parole di chi ha conosciuto, più o meno da vicino, l’allora leader del Partito Comunista Italiano.

La questione morale, secondo Berlinguer, è diventata la questione politica prima ed essenziale. Ed è dalla sua soluzione che dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, ma anche la effettiva governabilità del paese, nonché la tenuta del regime democratico.

Una questione più che mai viva oggi, dove gli scandali e la corruzione degli ambienti politici sembrano essere diventati la quotidianità e quasi non ci si sconvolge più di fronte ad atti di svilimento del ruolo politico della cosa pubblica.

La memoria è un altro dei temi che il documentario di Veltroni cerca di mettere al centro dell’attenzione. Una memoria per lo più sbiadita su quelli che sono stati i fatti degli anni Settanta, e ancora più flebile quando si parla di Berlinguer.

Nelle interviste iniziali a gente comune, infatti, si deve con amarezza constatare come la maggior parte degli intervistati, per lo più ragazzi, non sappia chi sia Enrico Berlinguer. C’è chi lo scambia per un cantante e chi, addirittura, per un politico coreano, magari di estrema destra. E allora torna alla mente “La razza in estinzione” in cui Gaber dichiarava al mondo la sconfitta della sua generazione.

Ma allo stesso tempo, attraverso i racconti e le immagini dei comizi del leader comunista, si tocca con mano la vera passione per la politica, non come mestiere, ma quasi come vocazione. È il punto di vista dell’autore, che è voce narrante, quello che viene subito alla luce. Il suo essere un ragazzo, all’epoca in cui Berlinguer guidava il partito, che guardava con interesse e curiosità un’ideologia da cui, comunque, in molti ritengono si sia allontanato.

Il film comincia con le immagini della vittoria del referendum sul divorzio, nel maggio del 1974, e si conclude con i gremitissimi funerali di Berlinguer in piazza San Giovanni a Roma. Si concentra sul periodo della segreteria di Berlinguer, dai primi anni Settanta fino alla morte, l'undici giugno del 1984. Ed è sicuramente il discorso di Padova a rappresentare il momento topico e più emozionante, quello che rivela la natura stessa di Berlinguer: un combattente per cui la politica era una vera missione.

Le testimonianze vanno dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Pietro Ingrao, da Eugenio Scalfari alla figlia Bianca fino a Jovanotti. Tutte, a loro modo, pongono sul piatto degli elementi in grado di ricostruire il percorso di Berlinguer, anche se non mancano delle sbavature o dei passaggi forzati. Quello che ci si augura, comunque, è che si possa ridare dignità a una “questione morale” che negli ultimi tempi è diventata un concetto fin troppo vituperato e abusato, ridandogli quel significato che solo uomini come Berlinguer potevano conferirgli.

 

Quando c’era Berlinguer (Italia 2014)
Regia: Walter Veltroni
Distribuzione: BIM

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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