di Sara Michelucci

Un animale in gabbia, un fenomeno da baraccone, un elemento da studiare, scandagliare, violare anche nella propria intimità. Saartjie Baartman, meglio nota come la “Venere Ottentotta” per le sue caratteristiche fisiche, non è considerata una donna, ma un oggetto da esporre. Sradicata dalla sua casa, dalla sua terra d’origine, il Sudafrica, Saartjie è condotta dall’uomo per cui fa la domestica, prima a Londra, e poi a Parigi, per soddisfare la curiosità e lo sciocco voyeurismo delle persone che accorrono ai suoi spettacoli. Ma Sarah, questo il nome con cui è conosciuta in Europa, non è felice. E allora beve e fuma nella solitudine della sua esistenza, segnata dalla morte di un figlio e dall’abbandono dell’uomo che amava.

Il nuovo film di Abdel Kechiche, Venere nera, coniuga sapientemente la vera storia della Baartman con la ricostruzione scenica di spettacoli ed esposizioni nell’Europa della Rivoluzione Industriale, dove il selvaggio, l’essere venuto dalla lontana Africa affascina e diverte sia il popolo che l’aristocrazia e dove non c’è pietà per la natura umana di una donna nera.

A Parigi ci sarà il tracollo definitivo di Sarah, che finisce in un bordello e alla fine consumerà la sua esistenza nella solitudine di una stanza. Nemmeno il suo corpo morto sarà preservato dalla sete di conoscenza e verrà venduto all’Accademia Reale di Medicina di Parigi che nel 1817 ne esporrà un calco, insieme all’organo riproduttivo e al cervello. Il dottor Georges Cuvier, considerato un luminare dell’epoca, discuterà una tesi sulle somiglianze anatomiche fra gli ottentotti e le scimmie, ponendo in essere le basi per un razzismo che poi accompagnerà la storia della popolazione africana.

Il regista di Cous cous riesce a mostrare con intensità l’aberrazione della condizione della giovane africana, ma allo stesso tempo dà ampio spazio allo spettacolo scenico, con i balli tribali della “venere nera” e la sua grande capacità di suonare. Bella la scena in cui segue con il suo strumento “primitivo” le note di un violino. O quella in cui accompagna un dolce canto al suono dello strumento, dando una dimensione nuova e diversa alla sua esibizione, slegandola dall’osceno spettacolo di animale in gabbia o tenuto al collo da una catena. Lo spettacolo, allora, può mettere strette catene, ma le può anche sciogliere nel momento in cui tira fuori l’arte, la bravura o il talento.

Il Sudafrica riuscirà solo nel 2002 a far tornare sua figlia in quella terra di colori e di tradizioni, ricongiungendola in un abbraccio forte e in parte consolatorio, grazie alla liberazione della popolazione nera dalla schiavitù, in qualunque forma essa si manifesti, con la vittoria di Nelson Mandela contro l’apartheid.

Venere Nera (Francia, 2010)
regia: Abdellatif Kechiche
sceneggiatura: Abdellatif Kechiche
attori: Yahima Torrès, Andre Jacobs, Olivier Gourmet, Elina Löwensohn, François Marthouret, Michel Gionti, Jean-Christophe Bouvet, Jonathan Pienaar, Olivier Loustau, Diana Stewart
fotografia: Lubomir Bakchev
montaggio: Camille Toubkis, Ghalya Lacroix, Laurent Rouan, Albertine Lastera
produzione: MK2 Productions
distribuzione: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy