di Roberta Folatti

Amare è un’arte

Gaudì, la frenesia creativa di Barcellona, il contrasto tra due culture diverse come quella americana e quella spagnola. Nei modi di amare, di concepire l’esistenza, di affrontare relazioni sentimentali.
C’è questo e molto di più nel nuovo film di Woody Allen che ha adottato l’Europa come suo set privilegiato, anche perchè negli Stati Uniti i suoi lavori incontrano sempre maggiori difficoltà di distribuzione. Evidentemente la raffinata ironia del regista non si amalgama alle più recenti tendenze cinematografiche americane, più inclini al catastrofismo o alla superficialità. Peccato per loro perchè Vicky, Cristina, Barcelona è una pellicola riuscita, più di tutto sorprende la mano giovane con cui Allen scrive e dirige il film, entrando con garbo e incisività nelle pieghe dei personaggi, soprattutto quelli femminili. Insomma un ultrasettantenne come lui riesce a raccontare, rendendole pienemente credibili, le vite di tre giovani donne alle prese coi propri sentimenti al momento di affrontare una storia, una passione, un’attrazione.

Penelope Cruz è l’irruenta, l’irrazionale, colei che mentre ama divora, quella supremamente creativa ma anche autodistruttiva. Scarlett Johanson è la ragazza inquieta e avventurosa che rincorre qualcosa di autentico ma sembra non accontentarsi mai di ciò che trova. Rebecca Hall è la tipica americana coi piedi per terra, concentrata sugli obiettivi che ha ben chiari in testa, alla quale però una “variabile impazzita” (nei panni di un uomo) rimescola un po’ le carte... Con queste tre donne si ritrova ad avere a che fare il protagonista maschile del film, interpretato dall’affascinante Javier Bardem, un pittore spagnolo che sa toccare le corde giuste dell’animo femminile e che risveglia la corrente sotteranea di passionalità che covava inascoltata anche nella pacata Rebecca Hall. Dopo un breve flirt con lei, che si ritira spaventata rifugiandosi nella rassicurante idea che sta per sposarsi col suo fidanzato storico, il pittore inizia una storia con l’altra americana, la bionda inquieta. La relazione funziona sino a quando non irrrompe sulla scena l’ex moglie del pittore, turbolenta ed esagerata, che si sente ancora legata a lui in un rapporto che mescola amore e odio nel più puro stile “latino”. Con l’intrusione di questa figura dirompente, negativa ma anche piena di creatività, capace di stabilire legami forti nel bene e nel male, la relazione vira verso un ménage a trois. E qui Allen osa più del solito, sempre con la raffinatezza che lo contraddistingue.

Vivacissima la trama, splendidi i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi, accattivante l’ambientazione, il film di Allen è un gioiellino di ironia e verve narrativa.







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