di Roberta Folatti

La violenza dei “buoni”

Non essendoci grandi film in giro, “Gomorra” a parte, ho scelto un piccolo film messicano, già in sala da un po’, una pellicola che non può lasciare indifferenti. In tempi di ronde e intolleranza, La zona è un accorato grido d’allarme e dimostra che il problema della convivenza fra ricchi e poveri, fra residenti e gente venuta da fuori è comune a tutto il mondo. Il film di Rodrigo Plà si sviluppa come un thriller, accumulando motivi di tensione sino alle drammatiche sequenze finali.
Siamo a Città del Messico, in un quartiere chic che sorge sulla sommità di una collina, circondato da case fatiscenti, vicoli sventrati e da una popolazione che vive in uno stato di quasi totale indigenza. Il contrasto tra le villette con giardino e le strade linde della cittadella dei ricchi e la sfacciata povertà di tutto ciò che resta fuori dalle mura blindate è talmente forte da venir percepito come un assunto immodificabile. Quelli che vivono dentro sembrano non considerare minimamente gli altri se non in quanto possibile fonte di pericolo, i diseredati accettano la separazione senza ribellarsi, impegnati come sono a tirare avanti. Ma una notte di temporale tre ragazzini riescono casualmente a oltrepassare le alte recinzioni e il filo spinato e, subito, scatta l’istinto di arraffare roba nella prima casa in cui capita loro di entrare. Solo che la proprietaria li sorprende e per impedirle di dare l’allarme viene uccisa. Da questo episodio parte l’allucinante vicenda narrata da Plà in cui con gli abitanti de “La zona”, il quartiere in isolato artificialmente dal resto della città, danno vita a una crudele caccia all’uomo, alla ricerca dell’unico sopravvisuto dei tre intrusi, decisi ad eliminarlo senza far sapere nulla alla polizia. Gli altri due cadaveri sono già stati fatti sparire insieme a quello di una guardia uccisa per sbaglio, in un delirio di autodifesa che ricorda da vicino aspirazioni nostrane. Il povero ragazzino ricercato, in preda al terrore, si nasconde nella rimessa di una delle famiglie “bene” de La zona, e lì avrà la fortuna di incontrare un suo coetaneo che ragiona con la propria testa, rifiutandosi di farsi contagiare dalla sete di giustizia sommaria che ha preso tutti gli altri. Ma l’aiuto che tenterà di dargli non sarà sufficiente a fermare la furia brutale degli improvvisati vigilantes, e nemmeno si potrà contare sulla polizia, corrotta e senza scrupoli come nei peggiori incubi.
Professionisti azzimati, madri di famiglia sofisticate, signore apparentemente innocue, aizzandosi a vicenda, perdono ogni inibizione e inneggiano alla violenza. Il film coinvolge, dà qualche salutare scossa, a tratti indigna anche se l’impressione di fondo è di una trama costruita un po’ troppo “a tesi”, che imprigiona la potenzialità della storia in uno schema piuttosto prevedibile. Insomma Plà e la sua cosceneggiatrice Laura Santullo hanno voluto dimostrare come i pregiudizi e la paura dell’altro, uniti alla strenua difesa dei privilegi acquisiti, possano trasformare le persone più tranquille in un branco assetato di violenza. A farne le spese, come al solito, i più deboli.


La zona (Messico, 2007)
Regia: Rodrigo Plà
Fotografia: Emiliano Villanueva
Montaggio: Nacho Ruiz Capillas, Bernat Vilaplana, Ana Garcia
Cast: Daniel Gimenez Cacho, Carlos Bardem, Marina de Tavira
Distribuzione: Bim








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