di Betta Bertozzi

Cristina Parodi è bella, è brava, è figa. Arriva in casa fra la carbonara e il supplì, mentre il pubblico si sbraca al tavolo, facendo finta di non sentire chi chiede di passargli il pane, per non essere distratti. Perché Cristina Parodi merita grande attenzione. Va ascoltata attentamente, perché parla a mitraglietta e perdere una parola potrebbe significare perdere il senso del discorso. Va seguita con attenzione, perché è un Caronte incredibilmente sexy, con tutte quelle lentiggini e la magrezza tanto chic, il genere di spettacolo che blocca in gola l’ossicino d’abbacchio, perché Cristina non sospetti la sciatteria e la miseria dei telespettatori, mentre lei incontra i potenti del mondo. “L’ingresso è segnalato da un teschio luminoso” decanta la Parodi davanti a un simulacro sbriluccichino di lampadine che illuminano la notte veneziana, dal momento che l’hanno inviata a fare la cronaca di un evento mondano. Cristina ha il suo bel vestitino nero, un little black dress di sartoriale fattura, una cosuccia che potrebbe averle regalato Armani, o forse Beatrice Trussardi, o chiunque altro nello scintillante mondo della moda. Perché davanti a tante incertezze, anche nel mondo dello spettacolo, Cristina Parodi è stabile. Cristina Parodi c’è.

Caratterizzata, da qualche anno, da una spettrale magrezza, la Parodi è la cronista d’eccellenza per ogni mostra, prima o soiree che si rispetti. Non si apre il buffet, se la Parodi manca.

Ed eccola all’interno di Palazzo Grassi, dominare dall’alto di una balconata di marmo bianco, il vippaio che affolla le sale. Cristina Parodi sa, Cristina Parodi conosce, Cristina Parodi è ben inserita. Già, perché mentre lei “lavora”, il branco di scioperati che ingrossa le file dei nullafacenti trendsetter da festa, affolla stanze diverse popolandole della medesima mediocrità. Chi è Margherita Missoni? Una ragazza come tante attraversa rapida lo schermo, mentre Cristina elogia una sconociutissima Marta Brivio Sforza, una donna nota forse alle sue sole cameriere. E se Paris Hilton sta ora varcando la soglia di una prigione losangelina, ecco qua Naomi Campbell, uscita ieri di galera. Naomi si sottrae all’obiettivo dei fotografi o, forse visti i precedenti sono gli obiettivi dei fotografi a sottrarsi a lei, mentre la ragazza famosa per sculettare sulle passerelle e spaccare telefonini in testa alle cameriere, infila lesta una porticina inguattata, indossando un tutù bianco che non lascia immaginare nulla del suo famoso fondoschiena.

Ringalluzziti da questa visione, tiriamo innanzi nel celebrare con Cristina Parodi le meraviglie della serata, forse confondendola con il patrio Marzullo quando chiede a Franca Sozzani, efebica ed indatabile direttrice di Vogue Italia e seconda per cattiveria solo ad Anna Wintour, se “è l’arte a influenzare la moda o è la moda a influenzare l’arte” . Girando il caffè, armeggiando col cucchiaino, ci perdiamo forse l’imperdibile risposta “l’arte non ha padroni, la moda ha committenti” , pronunciata da una donna che prende ogni mese a schiaffi la miseria proponendo abiti con prezzi a partire da quattro stipendi di un operaio di Mirafiori.

La nostra gran cerimoniera ci segnala l’immancabile presenza del Principe Giovannelli, che la camera cerca in mezzo agli sfaccendati danzanti, mentre la suadente Parodi si affaccia alla balconata, sulla quale possiamo notare la sua pochette di raso nera, la sua Montblanc nera, un elegante blocchetto per gli appunti e un rossetto Chanel.

Tutto questo accade all’interno di un telegiornale, cioè una finestra dedicata all’informazione, su una rete nazionale, poco importa se pubblica o privata. Tutto questo accade mentre Roma è assediata dagli Americani, impegnati a difendere un solo uomo con un intero esercito; nello stesso istante si cerca di capire dove siano finiti i corpi di due coniugi catanzaresi accoppati dal figlio, si attende l’esito dei ballottaggi delle Amministrative in alcune città, in Afghanistan un uomo langue malato in prigione, a Ragusa un ragazzino imbecille percorre la sua scuola in motorino e la sinistra italiana si interroga se partecipare o no alle manifestazioni antiamericane.

Tutto questo accade in un telegiornale italiano.

Abbiamo la tivvù che ci meritiamo, e i mostri che noi stessi creiamo.

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