di Fabrizio Casari

A sole tre giornate dalla fine del campionato, la sfida a distanza tra Juventus e Milan non cambia la classifica. Tre erano e tre sono i punti di distanza tra la squadra di Conte e quella di Allegri che insegue. Intento comunque vincono entrambe: la Juventus seppellisce con quattro gol il Novara già retrocesso e il Milan batte con altrettanti gol il Siena in trasferta. Sugli scudi Vucinic e Borriello per i bianconeri e Ibrahimovic e Cassano per i rossoneri.

Il rientro a grandi livelli di Cassano è proprio la nota lieta della giornata: per lui, per la sua squadra e anche per Cesare Prandelli, che in attesa di sciogliere gli ultimi dubbi su chi convocare per gli europei, ritrova il fuoriclasse barese per l’attacco della nazionale. Si potrebbe discettare a lungo circa Cassano e Balotelli in termini di solidità caratteriale, elemento fondamentale in un torneo intenso, difficile di breve tempo, ma certo che sul piano del talento e della classe pura, dell’imprevedibilità e della capacità di risolvere le partite, la coppia di attaccanti appare in grado di permetterci di gustare un europeo all’altezza delle ambizioni.

Della vittoria juventina c’è poco da dire, se non che il motore continua a girare a mille. La decisione di Conte di cambiare coppia di attaccanti ad ogni partita si rivela azzeccata e la grinta di Marchisio e Vidal, con la regia di Pirlo, mostra una squadra che gioca molto bene, offre diverse soluzioni d’attacco e non subisce quasi mai l’iniziativa dell’avversario. Il Milan, dal canto suo, non ha mai giocato male, anzi: offre un calcio esteticamente persino più bello di quello juventino, ma con meno soluzioni nella manovra che non sia la ricerca di Ibra per finalizzare.

E se Conte deve ringraziare Marotta per  avergli portato Pirlo in dote, cui è stata affidata chiavi in mano la cabina di regia e Vucinic e Borriello, utilissimi in questo finale di stagione, Allegri deve ringraziare Galliani per avergli fatto arrivare Nocerino, una sorta di Gattuso con maggiore qualità tecnica che sopperisce al ritmo più blando del resto dei centrocampisti rossoneri. Difficile che le sorti del torneo possano essere rimesse in discussione a questo punto, ma la matematica dice che i punti a disposizione sono nove e che il vantaggio juventino è di tre. Peraltro la Juventus godrà di un calendario più agevole di qui alla fine, mentre il Milan avrà il Derby alla penultima giornata.

Decisamente più incerto, invece, l’esito della lotta per il terzo posto, che significa l’accesso alla Champions League. La vittoria dell’Inter sul Cesena, il pareggio del Napoli con la Roma e la vittoria dell’Udinese sulla Lazio pongono quattro squadre tutte a 55 punti.  Tra Inter e Lazio, all’ultima di campionato, l’unico scontro diretto in calendario, ma se tutte procedessero con la stessa velocità da qui alla fine, passerebbe il Napoli per la classifica complessa. Le prossime gare vedranno il Napoli battersi contro Palermo e Siena in casa, Bologna in trasferta; la Lazio avrà come avversarie Siena e Inter in casa e Atalanta in trasferta; l’Udinese se la vedrà con il Genoa in casa e Cesena e Catania in trasferta; l’Inter affronterà il Parma e la Lazio in trasferta e il Milan in casa, per quanto possa essere in casa un derby.  Dunque il calendario più difficile attende i nerazzurri.

A Udine un episodio ridicolo pone la Lazio sull’orlo di una crisi di nervi, con Dias espulso e Marchetti che lo sarà per una spinta all’arbitro Bergonzi. La Lazio, udito un fischio, si è fermata pensando fosse quello dell’arbitro, che però non aveva nemmeno avvicinato il fischietto alla bocca: Gonzales si ferma, Marchetti (perché?) si butta a terra e Pereyra segna un magnifico gol.

I biancoazzurri si scatenano contro l’arbitro che però convalida (giustamente, non aveva fischiato e dunque perché avrebbe dovuto fermare l’azione?) e da lì nasce una semi rissa che prosegue anche negli spogliatoi. Il fischio proveniva dalla tribuna e il boato del pubblico ha certamente indotto i laziali a credere che il gioco fosse fermo.

Ma il fatto, oltre ad essere assurdo, è reso più ridicolo dalla sua inconsistenza ai fini del risultato, giacché l’Udinese vinceva comunque uno a zero e al fischio vero mancavano pochi secondi.

L’Udinese comunque ha meritato per quanto fatto nel primo tempo e per come ha comunque amministrato la partita (61 a 38 il possesso palla a favore dei friulani). Dias, Scaloni e Marchetti saranno certamente fermati dal giudice sportivo, e rientreranno solo contro l’Inter (forse non Marchetti). A questi si devono aggiungere Matuzalem e Biava infortunati.

Un prezzo alto che poteva essere evitato con una maggiore calma, anche se la rabbia per una stagione che sembrava blindata nella posizione finale di classifica può spiegare. Ma se si provasse a giocare all’attacco invece che difendersi e continuare a perdere ogni trasferta, si potrebbe poi esibirre una classifica diversa. Cinque sconfitte nelle ultime partite dicono questo.

L’Inter sembra ormai decisamente in recupero. Dall’avvento di Stramaccioni la squadra ha smesso di perdere, inanellando vittorie e qualche pareggio e recuperando punti preziosi in vista del terzo posto. Anche ieri i nerazzurri hanno imposto gioco (con una ventina di minuti all’inizio arrembanti e decisamente di buon calcio) e risultato al già retrocesso Cesena, che ha però dato tutto quello che poteva, come pochi giorni prima con la Juventus.

Di nuovo sotto di un gol, gli Stramaccioni boys non hanno comunque perso il dominio della gara e in due minuti hanno pareggiato per poi segnare il gol decisivo con Zarate. Stramaccioni ha presentato un centrocampo con Obi, Guarin e Cambiasso che ha fornito una prova di ottimo livello. Ma solo l’ingresso di Milito e Zarate, al posto di un inutile Pazzini e di uno stanchissimo Alvarez (autore con Snejider di un’ottima prova) hanno determinato le azioni vincenti.

Moratti si dice pronto a confermare Stramaccioni alla guida dell’Inter anche per il prossimo anno. Farebbe bene, visto che ha letteralmente rigenerato una squadra spenta, le ha dato gioco ed entusiasmo e, soprattutto, vittorie importanti. Inutile inseguire presunti guru della panchina quando si ha in casa il prodotto vincente.

Bella vittoria del Bologna sul Genoa, con Diamati in spolvero sotto gli occhi interessati di Prandelli. L’Atalanta, in attesa delle deliberazioni della giustizia sportiva, è fuori matematicamente dal rischio retrocessione avendo battuto la Fiorentina, che è tornata a perdere dopo il successo dell’Olimpico contro la Roma. La situazione di classifica vede i viola 5 punti sopra il Genoa e 6 sopra il Lecce, quindi in una condizione matematicamente tutt’altro che serena con tre partite ancora da disputare. La posizione è poi ulteriormente scomoda, considerando anche che le decisioni della giustizia sportiva a chiusura dell’inchiesta di Cremona (attese per il 7 o 8 Maggio) potrebbero vedere cattive notizie per i salentini.

Pareggio poco utile tra Cagliari e Chievo ed ennesimo pareggio anche del Palermo nel derby con il Catania. Zamparini, per non annoiarsi, ha deciso di licenziare anche Panucci, appena assunto dome direttore generale. Non ci sono responsabilità precise da parte dell’ex calciatore, ma il fatto è che Zamparini non sapeva proprio cosa fare: gli allenatori, del resto, li aveva già licenziati tutti.

Tra Napoli e Roma è andato in onda un bello spettacolo, il cui pareggio finale offre solo rimpianti ad entrambe. Sono ambedue squadre incomplete e tutto sommato abbastanza scariche, con la Roma alle prese con i problemi legati alla eventuale riconferma di Luis Enrique e il Napoli con quelli di riuscire a tenere Mazzarri in panchina e Lavezzi e Cavani in campo. Le sirene di Manchester per “El matador” e quelle di Milano per il “pocho” non saranno suoni piacevoli nelle orecchie di De Laurentiis che, soprattutto se arriverà di nuovo in Champions, dovrà decidere se migliorare il bilancio o migliorare la squadra.

 

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