di Fabrizio Casari

A cinque giornate dalla fine del torneo, i risultati e la conseguente classifica sembrano già aver impugnato la penna per scrivere la sentenza finale. Hai voglia a dire che ci sono ancora cinque gare e che tutto può succedere: sarà anche vero che solo la matematica offre sentenze inappellabili, ma i campi qualche indizio robusto lo offrono comunque. Il primo, forse il più significativo, riguarda ovviamente la corsa verso il titolo, che pare ormai definitivamente assegnato al Milan.

Complice il capitombolo del Napoli in casa contro l’Udinese e l’implosione dell’Inter, che perdendo a Parma ha raccolto la quarta sconfitta nelle ultime cinque partite tra campionato e Champions. Il Milan, dal canto suo, ha letteralmente schiacciato la Sampdoria con un 3 a 0 che non offre discussioni e ha ormai sei punti di vantaggio sul Napoli e otto sull’Inter.

Se quindi l’assegnazione dello scudetto non pare ormai aver storia, le questioni più interessanti riguardano il piazzamento in zona Champions e la lotta per la retrocessione. Conta molto meno, invece, il piazzamento in zona Europa League, dal momento che le squadre italiane hanno già dimostrato (stupidamente) di non prestare particolare interesse a questa competizione; che sarà anche meno prestigiosa della Champions, ovvio, ma che porta comunque trofei, esperienza, vittorie possibili ed incassi che non andrebbero sottovalutati.

Ovvio che i giocatori la pensano in modo diverso; per loro si tratta di un impegno faticoso eccessivo in rapporto al prestigio della competizione. E’ uno degli elementi strambi del calcio italiano che, avendo visto precipitare il suo rating, dal 2012 porterà solo tre squadre (e non più 4) in Champions.

In pochi pensavano che la gara di Napoli sarebbe stata una passeggiata per i ragazzi di Mazzarri, ma in pochissimi ritenevano che addirittura l’Udinese potesse fare il colpaccio, a maggior ragione vista l’assenza di Sanchez e Di Natale, le due perle bianconere. E invece la squadra di Guidolin, ottimamente schierata in campo, imponendosi per due a uno ha strappato i tre punti e, con essi, un pezzo di cuore alla Napoli calcistica che cominciava davvero ad accarezzare il sogno. Cavani, il bomber che ha messo le ali agli azzurri, sbaglia un rigore e il fatto che i gol dei friuliani siano venuti dal suo ex centravanti Denis e dalla sua futura matricola Inler, aggiunge solo un pizzico di scaramanzia al risultato.

La sconfitta dell’Inter a Parma era in qualche modo annunciata. I nerazzurri sono davvero in debito d’ossigeno quanto di motivazioni e il calcio, invece, si gioca con testa, piedi e polmoni. Il Parma aveva disperato bisogno di punti e trovare una squadra in disarmo come l’Inter era un’occasione da non perdere per tentare di migliorare la classifica. Leonardo nelle ultime due settimane ha letteralmente bruciato quanto di positivo aveva cumulato tra gennaio e marzo, con un’Inter che aveva dato luogo a una rincorsa straordinaria da quasi metà classifica al secondo posto.

L’idea di calcio di Leonardo avrebbe bisogno di un altissimo tasso tecnico e atletico cui affidare la supplenza dell’equilibrio nello schieramento. Ma il primo vive solo se c’é il secondo e una rincorsa come quella durata 15 partite azzera le energie e, con esse, rende sterile la tecnica. Turn over mancato e infortuni a catena spiegano solo in parte il quadro attuale: la verità è che l’Inter è stata vittima di errori di Milito in zona gol costati diversi punti, altrettanto dicasi per una difesa mai adeguatamente protetta dal suo centrocampo. Se non vincerà la Coppa Italia - ma forse anche vincendola - Leonardo vedrà quindi la sua carriera di allenatore finire precocemente.

Sempre per quanto riguarda la zona Champions, a meno di miracoli pare compromessa la presenza della Roma nella prossima stagione. Nonostante i rosanero nel primo tempo non avessero certo messo i giallorossi alle corde (per usare un eufemismo) e nonostante il vantaggio, la Roma ha presto esaurito il fiato e la concentrazione necessaria, alla quale si è aggiunta la faciloneria - al limite dell’indisponenza - mostrata da Vucinic in zona gol. Montella non ha spiegato il perché dell’esclusione di Borriello: o meglio, l’ha spiegato in un modo tale che forse era meglio tacere. Secondo l’allenatore della Roma, infatti, farlo giocare avrebbe messo in discussione la presenza e il ruolo di Totti; dunque, la panchina era la soluzione necessaria.

Ora, dire che la Roma non è in grado di giocare con due attaccanti è davvero teoria bislacca che, oltre a non avere senso, sconfessa la scelta di acquistare Borriello (avendo già Vucinic e Totti) nell'estate del 2010. Intanto, però, l’esclusione dell’attaccante calabrese si è accompagnata con un ciclo negativo. Ad ogni modo la sconfitta casalinga contro il Palermo non è certo stata la maniera migliore per celebrare l’accordo per il passaggio di mano della società; un’acquisizione che, nonostante alcuni passaggi ancora da interpretare, segna comunque la fine della gestione Sensi e, per la prima volta in Italia, vede la proprietà di una squadra nelle mani di stranieri.

La Lazio, invece, non fa sconti e asfalta il Catania. Una partita senza storia con la squadra di Reja che va di goleada. Si trova ora al quarto posto e a soli 3 punti di distanza dall’Inter che occupa il terzo, quattro punti sopra l’Udinese e ben sette sopra i “cugini” romanisti. A questo punto la partita tra Inter e Lazio definirà con molta probabilità il nome della terza e della quarta in classifica. Anche perché la Juventus, fermata a Firenze dalla squadra di Mihajilovic, interrompe la serie positiva delle ultime gare e resta lontana dalle prime quattro posizioni.

In zona retrocessione c’è invece da registrare l’ormai probabile discesa in B della Sampdoria. Non lo meritano i suoi giocatori, mentre lo meritano alcuni dei suoi tifosi; quelli cioè che dopo la sconfitta con il Milan hanno assalito con pietre e bastoni il pulman della squadra minacciando di morte i giocatori. Sarebbe bello che i giocatori si rifiutassero di giocare la prossima gara per protestare, ma resterà un sogno.

Crolla il Brescia, che pure doveva fare risultato. Il Genoa s’impone con un rotondo 3 a 0 e la situazione di classifica delle Rondinelle resta decisamente problematica. Il Lecce, invece, riprende una partita che sembrava persa e si porta sul 3 a 3. Più che per la sua situazione di classifica, dove un punto serve poco, il pareggio è però segno di una volontà di non mollare che inietta autostima, cioè la componente fondamentale per il rush finale dove si deciderà chi potrà restare nella massima serie. Sempre in zona retrocessione, il Cesena coglie una vittoria importante sul Bari, ormai condannato, imponendosi per 1 a 0. Si trova con due punti sopra il pacchetto delle tre ultime e anche due punti, nelle prossime cinque partite, potrebbero fare la differenza. Appena sopra, il Chievo rifila due gol al Bologna e prende i tre punti. Non sufficienti per stare tranquilli, ma anche non così vicino al baratro dall'aver paura di caderci dentro.

 

 

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