di Fabrizio Casari

Tre, forse quattro, le indicazioni che vengono dalla giornata di campionato: la vittoria dei ragazzi di Reja a Bari, la conferma di una Juventus che a suon di gol ritrova fiducia, classifica e prospettive, la vittoria dell’Inter a Cagliari, nonostante ormai i giocatori in infermeria siano tanti quanto quelli che vanno in campo, la ricomparsa della Roma che, nell’anticipo, ha trovato un’importante vittoria contro il Genoa.

Comiciamo dalla vetta. La Lazio non si ferma: vince due a zero a Bari contro la squadra di Ventura per confermare di non essere una meteora. Resta prima in classifica seguita da Inter e Milan e dall’inevitabile plotoncino in pochi punti che, in questa fase, caratterizza da sempre i campionati. Ma con le vittorie di Inter, Milan, Juventus e Roma si cominciano a delineare i valori tecnici, rimettendo così nell’ordine delle normalità gli exploit d’inizio torneo da parte delle cosiddette squadre-rivelazione.

Il Milan ha ritrovato Pato ed ha avuto ragione del Chievo. E anche se Ibrahimovic segna nella porta sbagliata, il ritorno del fuoriclasse brasiliano, con Robinho in buona forma e Ronaldinho che gioca in un inedito ruolo da traquartista ma con classe da vendere, la squadra di Allegri aspetta il Real di Mourinho con qualche ansia in meno. Resta l'impressione di una squadra da registrare in difesa; serviranno test più impegnativi per avere un dato certo.

La Juventus ha asfaltato il Lecce, certo più uno sparring partner che un ostacolo duro da affrontare, ma se anche Felipe Melo ritrova fiducia e condizione, con Krazic straordinario, Quagliarella in spolvero e Aquilani con le chiavi del centrocampo saldamente in mano, la squadra di Del Neri può competere davvero per questo titolo, invece che chiedere indietro quelli rubati. Le vedovelle di Moggi gufano, ma questa squadra potrebbe riuscire a dimostrare che non servono né il faccendiere losco di Civitavecchia, né le combine organizzate a mo’ di rete tentacolare per uscire dai campionati con trionfi.

L’Inter ha ragione del Cagliari prima colpendolo e poi governando ( ma con qualche rischio) il tentativo dei sardi di agguantare il pareggio. Uno stratosferico Eto’o, che sebbene acciaccato gioca un solo pallone invitante e lo trasforma in un gol di rara bellezza, dimostra che, al momento, nessuno è più forte di lui davanti alla porta. Una media di un gol ogni 40 minuti dice tutto.

Buona gara di Maicon, Lucio, Snejider e Coutinho. Poi, grazie a Julio Cesar e ad un Chivu finalmente all’altezza della sua fama, la squadra di Benitez porta via tre punti da un campo dove nessuno passeggia. La nota meno lieta sono i “buuh” razzisti dei tifosi cagliaritani contro Eto’o: è proprio vero che la madre degli idioti è sempre incinta. Partita sospesa per due minuti da Tagliavento, ma c’è da augurarsi che una multa pesante vada a molestare il conto in banca di Cellino.

La Roma, con Totti in campo per novanta minuti, batte un Genoa che, fino ad ora, in trasferta aveva dato impressioni migliori. Il rientro di Cassetti e una buonissima gara di Perrotta e Juan, accompagnano una partita che potrebbe diventare una data da incorniciare per questa stagione giallorossa. Anche perché un’eventuale sconfitta della Roma avrebbe significato una vera e propria crisi devastante per l’ambiente giallorosso. Vedremo già dalla prossima domenica se il vento è definitivamente cambiato.

Il Palermo di Delio Rossi maltratta per 4 a 1 il Bologna, mentre il Napoli del loquace Mazzarri non va oltre il pareggio con il Catania. L’Udinese vince a Brescia e finisce in parità tra Cesena e Parma. Desta invece preoccupazione l’ennesima sconfitta della Fiorentina, che si trova ora ultima, solitaria, in classifica. Forse la squadra allenata da Mihajlovic non meritava di perdere, ma la Sampdoria non ha rubato niente. La crisi della Fiorentina non può essere spiegata solo con l’assenza di Jovetic, che pur grandissimo non rappresenta l’unico valore dei viola. Semmai sembra che l’addio di Prandelli abbia lasciato in eredità una crisi d’identità nei viola, che non riescono a trovare più il bandolo della matassa.

Mihajlovic appare fiducioso: “Io sono sereno, ho la coscienza pulita e penso che stiamo lavorando bene: se i risultati non arrivano, è normale che sia più facile cambiare il tecnico piuttosto che i giocatori, ma io non mollo. La ruota girerà, per forza, ma ci siamo messi noi in questa situazione e sta a noi tirarcene fuori". Sarà, ma cinque punti in sette gare raccontano meglio di qualunque analisi la crisi di Firenze. L’allenatore serbo non teme l’esonero e i fratelli Della Valle hanno fama di prudenti; ma certo è che se la Fiorentina non riuscirà a sollevarsi dalla crisi che l’attanaglia, un cambio di panchina - almeno come misura della disperazione - ha buone possibilità di diventare il tema all’ordine del giorno per i gigliati. E già il nome di Dunga, ex ct del Brasile, comicia a roteare come una fionda.

 

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