Arricchimento dei più ricchi e impoverimento dei più poveri. Questa è in sostanza la formula alla base del cosiddetto “One Big Beautiful Bill Act” che Donald Trump sta cercando di fare approvare al Congresso di Washington, da un lato per rendere permanenti i tagli alle tasse per le fasce di reddito più alte da lui già introdotti nel 2017 e, dall’altro, per ridurre drasticamente la spesa pubblica dedicata ad alcuni popolari programmi di welfare. Vista la sensibilità politica degli interventi richiesti dalla Casa Bianca, anche tra la maggioranza repubblicana alla Camera e al Senato circolano dubbi e preoccupazioni sul provvedimento in discussione. Per questa ragione, lo stesso presidente si è recato martedì personalmente al Campidoglio, dove ha incontrato i membri del suo partito nel tentativo di convincerli a sostenere la nuova legge senza troppe modifiche o emendamenti.

Nelle oltre 1.000 pagine del testo, al momento sotto esame di due commissioni della Camera in preparazione del voto in aula, ci sono anche aumenti di spesa per le forze armate e, molto prevedibilmente, a favore di un’ulteriore espansione dei poteri e delle dotazioni della polizia di frontiera. Nei giorni scorsi, la legge è stata approvata solo coi voti repubblicani dalla commissione Bilancio, mentre già nelle prossime ore potrebbe essere licenziata anche dalla commissione Regolamenti. Dopo questo ostacolo passerà all’aula, dove il “GOP” ha una maggioranza risicata e la leadership del partito può permettersi solo un numero molto limitato di diserzioni. Al Senato, come hanno già avvertito svariati membri repubblicani, sono previsti altri emendamenti. È molto probabile quindi che dovrà essere negoziata una versione definitiva tra i due rami del Congresso, ma le pressioni della Casa Bianca sono molto intense e, in una forma o nell’altra, il pacchetto dovrebbe alla fine andare in porto.

Per dare l’idea della posta in gioco, il “One Big Beautiful Bill Act” di Trump aggiungerà qualcosa come 3.800 miliardi di dollari al già smisurato debito federale americano nei prossimi dieci anni. La parte più consistente è rappresentata, come già anticipato, dalla trasformazione da provvisorie a definitive delle aliquote fiscali ridotte per super-ricchi e “corporations”. Quella applicata, quanto meno formalmente, a queste ultime è del 21%, meno della metà del 48% in vigore, ad esempio, nel 1970. Altre imposte minori sulle società saranno invece del tutto cancellate. In maniera singolare, le resistenze maggiori al Congresso sembrano essere dei “falchi” in materia fiscale, che non intendono avallare un aumento gigantesco del debito pubblico. Allo stesso tempo, però, questi ultimi appoggiano la causa principale di ciò, vale a dire il taglio delle tasse per gli americani più facoltosi, mentre si stanno impuntando per tenere più basso possibile il tetto delle detrazioni fiscali, penalizzando quindi la classe media.

Si tratterà in definitiva di un altro colossale trasferimento di ricchezza dal basso verso l’alto. Per finanziare questo regalo, il piano Trump prevede infatti tagli pari a 715 miliardi di dollari in dieci anni al programma di assistenza sanitario pubblico Medicaid, destinato ad adulti a basso reddito, minori, disabili e anziani. Nominalmente, non ci saranno riduzioni delle prestazioni, ma la quota di risparmio stimata avverrà tramite l’irrigidimento delle condizioni di copertura, ovvero introducendo obblighi di lavoro più stringenti per i beneficiari. Inoltre, ci saranno numerosi nuovi ostacoli burocratici che, soprattutto per le fasce più deboli e disagiate della popolazione, risulteranno spesso insormontabili, determinando in molti casi l’espulsione dal programma federale. Secondo lo studio condotto sulla bozza di legge dall’ufficio per il Budget del Congresso, le nuove misure finiranno per escludere da Medicaid circa 8,6 milioni di americani.

Lacrime e sangue si prevedono anche per un altro programma popolarissimo negli Stati Uniti, quello che garantisce assistenza alimentare in media a oltre 40 milioni di americani a basso reddito (“Supplemental Nutrition Assistance Program” o SNAP). I tagli in questo caso saranno tra i 300 e i 350 miliardi di dollari, sempre attraverso modifiche procedurali simili a quelle descritte per Medicaid. Inoltre, per il programma SNAP il governo federale imporrà ai singoli stati, che somministrano gli aiuti alimentari, di fornire documentazione per verificare che i beneficiari sono cittadini americani regolari. In caso contrario, i fondi saranno tagliati, incentivando così gli stati stessi a escludere preventivamente dal programma individui la cui posizione migratoria risulta incerta o irregolare.

Sempre l’ufficio per il Budget del Congresso ha valutato l’impatto della legge in discussione. Famiglie e singoli collocati nella fascia del 10% della popolazione più povera vedranno diminuire i loro redditi di circa il 2% entro il 2027 e del 4% entro il 2033. Al contrario, il 10% al vertice della piramide sociale incrementerà le proprie ricchezze, grazie in primo luogo ai tagli fiscali, rispettivamente del 4% e del 2%.

I regali non saranno però solo per i più ricchi, ma anche per la macchina da guerra americana e l’apparato repressivo domestico. Il Pentagono, che già dispone di un budget annuale vicino al miliardo di dollari, si vedrà consegnare un extra da 150 miliardi in quattro anni. Tra le voci di spesa più consistenti spiccano i 4,5 miliardi per la costruzione in tempi più rapidi del bombardiere “stealth” B-21, in grado di trasportare testate nucleari, e 4,6 miliardi per un secondo sottomarino di “classe Virginia”.

Altri 70 miliardi sono destinati a polizia e agenzie anti-immigrazione. La parte maggiore (46,5 miliardi) finanzierà l’espansione del muro di confine con il Messico e tutti i vari equipaggiamenti per monitorare gli attraversamenti “illegali”, come telecamere e sensori. Oltre 4 miliardi serviranno invece per dare un impulso senza precedenti al reclutamento di nuovo personale delle varie agenzie che presidiano la frontiera. In totale i nuovi assunti per implementare le politiche ultra-repressive dell’amministrazione Trump dovrebbero essere più di 18 mila.

Questo rafforzamento della struttura militare e di polizia è perfettamente coerente con, da un lato, i piani per una guerra nel prossimo futuro contro la Cina e, dall’altro, la rapida evoluzione verso un sistema autoritario. Le politiche fiscali e sociali ultra-classiste ribadite nella legge in discussione a Washington rappresentano poi un brusco risveglio per quella parte di “working-class” e classe media americana che ha votato Trump nelle scorse presidenziali. Questo spostamento, peraltro non nuovo, di una parte dell’elettorato tradizionalmente democratico verso Trump e le sirene “MAGA” è la conseguenza diretta del progressivo abbraccio delle politiche neo-liberiste da parte anche dello stesso Partito Democratico.

Infatti, l’offensiva trumpiana contro il welfare americano è la prosecuzione di una linea bipartisan, intensificata con l’aggravarsi della crisi del capitalismo a stelle e strisce negli ultimi decenni. Fu d’altronde l’allora presidente Bill Clinton che nel 1996 decretò, nelle sue stesse parole, “la fine del welfare come lo conosciamo”, riducendo sensibilmente il numero dei beneficiari, limitando la quantità di aiuti erogati e imponendo obblighi di lavoro stringenti come condizione per continuare a riceverli.

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