La decisione del governo Meloni di procedere con Decreto-legge all’approvazione delle norme intitolate alla cosiddetta di sicurezza segnano un nuovo inquietante traguardo nella corsa delle destre verso quella che possiamo cominciare a tranquillamente chiamare la fascistizzazione delle istituzioni italiane. Tale scelta risente chiaramente della situazione internazionale, caratterizzata dal sinistro incombere della guerra tra Russia ed Unione europea e dalla continuazione del genocidio del popolo palestinese da parte del governo Netanyahu con le armi di Stati Uniti, Germania, Italia ed altri Stati occidentali.

L’altro evento internazionale che ha determinato l’accelerazione dell’iter verso l’approvazione delle norme in questione è poi senza dubbio costituito dall’avvento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, col chiaro intento di scardinare qualsiasi garanzia legale a suon di Ordini esecutivi. Senza dubbio un esempio da seguire, quantomeno nella misura del possibile, per i caporioni della destra in competizione tra di loro tra chi sia destinato ad essere considerato il più fedele referente italiano di Washington e incerti sul come combinare l’atavico servilismo filostatunitense coi doverosi omaggi a Von der Leyen & Co.

In questo quadro il decreto legge sicurezza rappresenta quindi una sorta di pendant degli ordini esecutivi trumpiani. Suoi obiettivi dichiarati sono l’impunità totale delle forze dell’ordine, incentivate a trasgredire senza conseguenze le norme che, come in ogni Stato di diritto, dovrebbero contenerne l’azione, la stretta repressiva nei confronti delle forme di lotta più efficaci, quali occupazione delle case e blocchi stradali e ferroviari, l’emarginazione punitiva dei settori più deboli e indifesi della società, a partire dai migranti e il conferimento ai servizi segreti, nel Paese delle tante stragi impunite e insolute e delle innumerevoli deviazioni criminali degli stessi servizi, di poteri senza precedenti fino a consentire l’infiltrazione nei livelli direttivi delle organizzazioni terroristiche, una sorta di legittimazione a posteriori delle attività criminali, stragi comprese, purché politicamente avallate dall’autorità politica. Vengono appositamente ingigantite le minacce, come ha fatto Musk al Congresso della Lega, mettendo insieme migrazioni e terrorismo e muovendosi nel corso scavato da Trump che vuole costruire sul razzismo istituzionale la nuova identità dell’Occidente in crisi ed è disposto a travolgere ogni ostacolo normativo che si opponga a tale disegno.

Nulla a che vedere ovviamente colla sicurezza dei cittadini, minacciata dalla guerra all’orizzonte, dal prosperare delle mafie di ogni genere all’ombra di Nordio e Piantedosi, dal dilagare della corruzione e dallo sgretolamento dello Stato sociale. Tutti fenomeni che il governo Meloni si propone anzi di incentivare colla sostanziale acquiescenza della finta opposizione piddina. Il decreto falsamente intitolato alla sicurezza si configura anzi come “braccio armato” della demolizione dello Stato di diritto voluta da Meloni & C. nell’ambito di un disegno di più ampio respiro che comprende rafforzamento dell’esecutivo (premierato) anche a spese dell’influenza moderatrice che dovrebbe svolgere il presidente della Repubblica, sottomissione della magistratura alla politica, abolizione dei limiti agli abusi di ogni genere di quest’ultima e fine dell’unità nazionale mediante lo spezzettamento politico, sociale ed economico del territorio (autonomia differenziata).

È agevolmente prevedibile che l’insieme di tali misure antidemocratiche, unitamente al peggioramento delle condizioni di vita di larghe masse e al furto del futuro delle giovani generazioni, minacciate da guerra e cambiamento climatico, determinerà proteste sempre più estese e combattive. La signora Meloni e i suoi accoliti si preparano a fronteggiarle col ricorso ai tradizionali strumenti del manganello e della prigione. Improbabile che il sempre più remissivo e sconcertante Mattarella, che passerà alla storia per aver paragonato la Russia di Putin al Terzo Reich di Hitler, possa costituire un argine a tanta indecenza, se non per aspetti limitati e marginali . Mentre la Corte costituzionale potrebbe intervenire con maggiore efficacia, dato l’evidente contrasto del decreto, a partire dalla sua stessa ragione d’essere (quale necessità ed urgenza?), ma occorre tenere ben presente che il progetto di destabilizzazione e svilimento della magistratura riguarda anche tale Corte. In ultima analisi, quindi, la possibilità di fermare il progetto di fascistizzazione in atto, che riprende significativamente per molti aspetti quello di Licio Gelli e della P2, potrà essere battuto solo da una mobilitazione di massa consapevole dell’enorme posta in gioco su tutti i piani a partire da quello davvero decisivo della guerra, oltre che dalla costruzione di uno schieramento politico, sindacale e culturale adeguato.

Obiettivo difficile da  raggiungere, data la pietosa condizione dell’Italia attuale, ma forse non del tutto impossibile. Occorrerà attingere alle risorse messe a disposizione dagli aspetti positivi del nuovo assetto internazionale che si va delineando e rilanciare la tematica fondamentale dell’antifascismo, facendo riferimento all’Internazionale antifascista recentemente costituita a Caracas, che punta significativamente all’allargamento degli spazi di libertà dei ceti oppressi.

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