Gli attentati terroristici avvenuti a New Orleans e Las Vegas durante il periodo di Capodanno hanno scosso gli Stati Uniti non solo per l’efferatezza dei crimini, ma anche per il modo in cui sono stati immediatamente strumentalizzati dal presidente eletto Donald Trump. Attraverso post sui social media e dichiarazioni pubbliche, Trump ha cavalcato l’onda emotiva suscitata dagli eventi per alimentare ulteriormente l’odio contro gli immigrati e rafforzare il sostegno della sua base politica. In un contesto di crescente polarizzazione e crisi sociale, la narrazione promossa da Trump rappresenta un pericoloso tentativo di deviare l’attenzione dalle reali cause del malessere americano, ricorrendo a un linguaggio divisivo che prepara il terreno per nuovi attacchi contro i diritti civili e politici.

La notte di Capodanno, Shamsud-Din Jabbar, un cittadino statunitense nato in Texas e veterano dell’esercito, ha seminato il terrore a New Orleans guidando un furgone a noleggio contro la folla in Bourbon Street, nel cuore del Quartiere Francese. L’attacco ha provocato 14 morti e oltre 35 feriti, trasformando una serata di festa in una scena di orrore. Dopo essersi schiantato contro i passanti, Jabbar ha ingaggiato uno scontro a fuoco con la polizia, che lo ha abbattuto sul posto. L’FBI ha confermato che l’attacco è stato classificato come "atto di terrorismo" sulla base di video pubblicati dallo stesso Jabbar, nei quali dichiarava fedeltà all’ISIS e giustificava le sue azioni come parte di una "guerra tra credenti e miscredenti".

Le indagini hanno rivelato che Jabbar aveva piazzato ordigni esplosivi in alcuni contenitori di ghiaccio lungo la strada, fortunatamente disinnescati prima di esplodere. Veterano dell’Afghanistan, Jabbar aveva prestato servizio nell’esercito dal 2007 al 2020, periodo durante il quale aveva mostrato un comportamento sempre più isolato e ossessionato da tematiche religiose ed estremiste. La sua trasformazione da soldato a terrorista sottolinea come minimo le lacune nel supporto fornito ai veterani, molti dei quali tornano a casa segnati da traumi psicologici e facilmente vulnerabili alla radicalizzazione.

Poche ore dopo l’attacco di New Orleans, Matthew Livelsberger, un sergente delle Forze Speciali dell’esercito, ha invece messo in atto un attentato a Las Vegas, parcheggiando un Tesla Cybertruck carico di esplosivi improvvisati davanti al Trump International Hotel. L’esplosione ha ferito sette persone e causato la morte dello stesso Livelsberger, che si è tolto la vita con un colpo di pistola pochi istanti prima della deflagrazione. Le autorità stanno indagando per accertare se l’attacco sia stato ispirato da propaganda estremista o orchestrato con il supporto di altri complici, ma al momento non ci sono prove definitive.

Livelsberger, un soldato pluridecorato con cinque medaglie “Bronze Star”, aveva recentemente completato una missione in Germania ed era in congedo. Come Jabbar, anche lui aveva servito in Afghanistan e soffriva di disturbi da stress post-traumatico (PTSD), manifestando comportamenti paranoici e insoliti nei mesi precedenti l’attentato. Le autorità stanno inoltre esplorando possibili collegamenti tra i due attacchi, dato che entrambi gli uomini avevano servito nello stesso periodo a Fort Bragg (ora Fort Liberty), sebbene non ci siano per ora evidenze di un rapporto diretto tra loro.

Gli attentati terroristici avvenuti a New Orleans e Las Vegas, come accennato all’inizio, sono stati prontamente strumentalizzati da Donald Trump per alimentare sentimenti anti-immigrati e consolidare il suo consenso politico. In particolare, l'ex presidente ha utilizzato il suo social network, Truth Social, per diffondere messaggi incendiari e distorsioni della realtà, collegando erroneamente questi atti di violenza alla questione dell'immigrazione.

In un post su Truth Social, Trump ha dichiarato: "Il nostro Paese è un disastro, deriso in tutto il mondo! Questo è ciò che accade quando si hanno FRONTIERE APERTE, con una leadership debole, inefficace e praticamente inesistente." Il presidente eletto ha inoltre accusato il Dipartimento di Giustizia, l'FBI e i Democratici di concentrarsi su attacchi contro di lui, invece di proteggere gli americani da "feccia violenta esterna e interna che ha infiltrato il nostro governo e la nostra stessa nazione."

Questo comportamento non è nuovo per Trump, che ha spesso utilizzato episodi di violenza per promuovere la sua agenda anti-immigrazione. Un esempio emblematico risale a pochi mesi fa, quando aveva amplificato false voci secondo cui immigrati haitiani in Ohio avevano rapito e mangiato animali domestici. Durante un dibattito televisivo, Trump aveva ripetuto queste affermazioni infondate, alimentando paure e pregiudizi senza alcun collegamento con la realtà. In sintesi, l'uso strumentale di tragedie da parte di Trump per alimentare sentimenti anti-immigrati rappresenta una strategia consolidata, volta a manipolare l'opinione pubblica e a perseguire obiettivi politici attraverso la diffusione di paura e disinformazione.

Tornando agli eventi di Capodanno, sono emersi dettagli allarmanti sulle falle della sicurezza che hanno facilitato la tragedia di New Orleans. La città, rinomata per le sue celebrazioni affollate nel Quartiere Francese, non disponeva di barriere robuste per proteggere i partecipanti ai festeggiamenti da eventuali attacchi con veicoli. Secondo la CNN, un rapporto di consulenza sulla sicurezza privata del 2019 aveva già avvertito del rischio elevato di attacchi terroristici nell'area, specificando la possibilità di sparatorie di massa e attacchi con veicoli come quello che ha mietuto 14 vittime durante la notte di Capodanno.

Il rapporto raccomandava l'installazione immediata di strutture di sicurezza permanenti, come i cosiddetti “bollards” – pilastri verticali progettati per bloccare i veicoli – ma questi erano in riparazione al momento dell'attentato. Al loro posto, erano stati posizionati ostacoli temporanei, descritti da un testimone come “così leggeri da poter essere spinti con un dito”. Inoltre, le barriere d’acciaio portatili della città, che avrebbero potuto impedire l’accesso a Bourbon Street, erano state lasciate abbassate. Solo dopo l’attacco, barriere temporanee sono state aggiunte per migliorare la sicurezza.

Nonostante gli avvertimenti del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale e dell’FBI – che solo un mese prima avevano emesso allarmi interni sul rischio di attacchi solitari con veicoli durante le festività – le misure preventive si sono rivelate insufficienti. Questo fallimento non solo sottolinea una grave negligenza da parte delle autorità locali, ma alimenta il dibattito su come i governi locali e nazionali gestiscono le minacce terroristiche in spazi pubblici altamente frequentati.

Gli eventi di Capodanno mettono ad ogni modo in evidenza ancora una volta il profondo disagio che deriva dalle interminabili guerre imperialiste degli Stati Uniti all'estero. Come spiegato in precedenza, Matthew Livelsberger,  responsabile dell’attentato a Las Vegas, era reduce da molteplici missioni in zone di conflitto, tra cui Afghanistan e Ucraina, e negli ultimi mesi aveva evidenziato chiari segni di disturbo post-traumatico da stress.

Questi casi si trasformano talvolta in un tragico "boomerang" a causa delle politiche di guerra senza fine degli Stati Uniti. Le operazioni militari condotte in nome di interessi strategici ed economici ben precisi non solo destabilizzano regioni lontane, ma lasciano cicatrici profonde nei soldati coinvolti. Individui particolarmente vulnerabili, come Livelsberger, finiscono per trasformare la violenza appresa sui campi di battaglia in atti distruttivi sul suolo domestico. Questo collegamento tra guerre imperialiste e violenza interna è un monito sul costo umano di politiche che continuano a sacrificare vite per obiettivi geopolitici, senza affrontare adeguatamente le conseguenze psicologiche e sociali per coloro che vengono mandati in prima linea.

Donald Trump, da parte sua, ha sfruttato i tragici eventi di Capodanno per rafforzare la sua retorica contro l'immigrazione clandestina, collegandola in modo diretto e strumentale al terrorismo con toni durissimi e xenofobi. Tuttavia, entrambi i responsabili degli attacchi non erano immigrati, bensì veterani dell’esercito americano. Questa realtà evidenzia come il problema non risieda nei confini aperti, come suggerito da Trump, ma nelle cicatrici profonde lasciate dalle politiche di guerra degli Stati Uniti e nei fallimenti sistemici nel fornire adeguato supporto ai veterani.

Ciò che resta fuori dalle polemiche pubbliche, ma che rappresenta un punto cruciale della questione, è l’ipocrisia della politica estera americana. Mentre attacchi di matrice terroristica come quelli legati all'ISIS seminano distruzione sul suolo americano, lo stesso governo degli Stati Uniti continua a sostenere e finanziare organizzazioni terroristiche come ISIS e Al-Qaeda in aree dove questi gruppi servono i suoi interessi geopolitici. Un esempio recente è la Siria, dove Washington ha utilizzato gruppi estremisti come pedine in una strategia più ampia per destabilizzare e far crollare il regime di Bashar al-Assad. Questo doppio standard evidenzia una cruda realtà: il terrorismo che si riversa negli Stati Uniti è spesso una conseguenza diretta delle manipolazioni imperialiste americane all’estero.

Questa contraddizione è un simbolo di un sistema ipocrita e autodistruttivo, che alimenta il terrorismo all'estero per vantaggi strategici a breve termine, ignorando le conseguenze a lungo termine nei paesi al centro delle trame americane e sul fronte della sicurezza interna degli USA. Gli attacchi di Capodanno rappresentano quindi l’ennesimo tragico capitolo di una politica che sembra non riconoscere i danni irreparabili che essa stessa contribuisce a generare, sia oltreconfine che nel cuore della sua stessa nazione.

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