di Alessandro Iacuelli

E' un breve dispaccio d'agenzia della Reuters a divulgare quanto si apprende dall'ENI: tra le 6.00 del mattino di giovedì 19 gennaio e la stessa ora di venerdì 20, non sono stati consegnati 9 milioni di metri cubi di gas russo su 74 milioni richiesti. La flessione registrata è quindi del 12,2%. La riduzione del gas è stata compensata tramite stoccaggi di modulazione, informa la nota. Ieri il gruppo petrolifero prevedeva che non venissero consegnati 3 milioni di metri cubi rispetto ad una richiesta di 74 milioni, con una riduzione attesa del 4,1%. Stavolta non si tratta di nuovi intrecci d'affari o di disaccordi tra Russia e Ucraina sui prezzi: secondo Gazprom, infatti, il motivo è rappresentato dell'ondata di freddo che sta investendo la Russia in questi giorni. In Italia, già nei giorni precedenti, si stava andando in direzione di una serie di provvedimenti per affrontare "l'emergenza gas", a partire da una riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri. Esiste davvero una situazione di emergenza? Guardando indietro nel tempo sembrerebbe di no. Tagli ai flussi di gas provenienti dalla Russia a causa delle basse temperature si sono verificati anche l'anno scorso e anche negli anni precedenti le cose non erano andate diversamente.

Per motivi geografici semplicemente elementari, è assolutamente normale che in Russia, in pieno inverno, ci siano dei picchi di gelo che nei nostri Paesi mediterranei non immaginiamo neanche. E' bene anche ricordare che una situazione climatica rigida, da un punto di vista strettamente fisico e tecnologico, rende più faticosa e più dispendiosa l'estrazione di gas dai giacimenti (ad una diminuzione di temperatura corrisponde una diminuzione di pressione, come insegna il primo principio della Termodinamica). Questo senza considerare che in gennaio aumenta il fabbisogno di gas all'interno della stessa Russia.

L'anno scorso la diminuzione del flusso di gas in Italia è stata più o meno equivalente a quella di questi giorni. La stessa ENI fa sapere che il gas in stoccaggio strategico è sufficiente ad evitare il rischio di black out nell'erogazione. Non sembra essere d'accordo il presidente dell'Autorità per l'energia, Alessandro Ortis, il quale afferma che "le attuali riserve strategiche, come confermato dagli eventi climatici verificatisi lo scorso anno, e dai correnti problemi di sicurezza, si stanno rivelando insufficienti per sostenere adeguatamente (dal punto di vista commerciale e di continuità del servizio) la maggiore richiesta di gas stagionale". Il cittadino medio a questo punto non sa da che parte sia la verità.

Andando a guardare effettivamente le statistiche degli anni precedenti, si rileva che è vero che da molti inverni si ha una piccola decrescita del flusso di gas, come è vero che mai negli scorsi inverni si è parlato di "emergenza gas". Pertanto le ipotesi plausibili sono solo due: o effettivamente le riserve strategiche di gas in Italia si sono ridotte rispetto al passato, oppure questa "emergenza gas" è stata evidenziata un po' oltre la sua normale dimensione. A questo punto potrebbe sembrare non molto casuale che questo allarmismo circa delle riserve insufficienti di gas vengano alla ribalta proprio alla fine di gennaio. Ricordiamo, infatti che il governo italiano, con un decreto, ha deciso di convocare a Roma, dal 23 al 25 febbraio, la Conferenza nazionale su energia e ambiente. Può esserci un nesso tra le due cose? Tale Conferenza su energia e ambiente servirà solo a fare propaganda a un governo che per l'intera legislatura ha affidato le scelte energetiche al mercato e alle imprese? L'Italia in effetti ancora oggi non si è dotata di un Piano Energetico adeguato alle necessità della società attuale.

In questi quattro anni abbiamo assistito a nuovi processi di liberalizzazione, che hanno portato a risultati tutt'altro che positivi, quali un aumento del costo dei servizi energetici, un generale peggioramento della qualità, un accentuarsi dell'uso di combustibili fossili (petrolio in primis, ma anche metano proveniente dalla Russia) e non rinnovabili e, non ultimo, un allontanamento dal rispetto dei limiti di emissione descritti nel Protocollo di Kyoto..

Come se non bastasse, con questa Conferenza, come si legge sul decreto, il governo cercherà anche di rilanciare il nucleare. Da anni infatti, e precisamente dal black out nazionale del 28 settembre 2003, numerosi esponenti sia della maggioranza che dell'opposizione, cercano di riproporre la tecnologia nucleare che, al di là della propaganda sul nucleare "sicuro" e di "nuova generazione", in un mercato dell'energia privatizzato continua ad essere pericoloso, costoso e incapace di smaltire i rifiuti che produce. Fino ad ora, il tentativo non è andato a buon fine. Si potrebbe pensare che questa "emergenza gas" un po' artificiosa avvenga proprio al momento giusto.


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