L’esponenziale crescita del territorio romano urbanizzato ha fatto sì che i quartieri di Roma siano oggi solcati dal Tevere e dall’Aniene. La causa? L'aumento delle costruzioni, a dismisura nell’arco di un secolo e mezzo. Costruzioni che, forse, sono state la causa di fenomeni franosi in diversi quartieri della Capitale: fra quelli più a rischio, collina di Monte Mario, viale Tiziano, Monteverde Vecchio e Balduina.

 

Zone che non reggono nemmeno un acquazzone per l’inefficienza del sistema fognario, compromesso, oltre che dalla scarsa manutenzione dei tombini anche per la scomparsa - dovuta a sversamenti di rifiuti, vegetazione spontanea (e costruzioni selvagge) - di settecento chilometri di indispensabili vie d’acqua.

 

 

La presenza di numerose cavità sotterranee di ‘origine antropica’, scavate dall’uomo a vario titolo ma, principalmente, per l’estrazione di materiali da costruzione generando dei vuoti sotterranei, dà origine alla formazione di voragini. Quarantaquattro solo nel 2018 e, negli ultimi otto anni, si è assistito a un grande incremento del numero: da una media di sedici voragini l’anno a novanta. Le cavità sono concentrate, soprattutto, nella porzione orientale della città, con molte aree ancora sconosciute: manca all’appello, per esempio, la Catacomba di San Felice sulla via Portuense, scomparsa.

 

“Per la prima volta, Roma avrà l’esatta radiografia del suolo, del sottosuolo, delle acque e dei rischi naturali che, nel tempo, sono stati amplificati da un’urbanizzazione a tratti senza limite né cautele e da una scarsa o assente manutenzione in aree molto fragili messe a rischio anche dall’estrema variabilità meteorologica e climatica”, dichiara il segretario generale dell’Autorità di Distretto Idrografico dell’Italia Centrale, Erasmo D’Angelis, presentando, il 6 aprile scorso, il "Primo Rapporto su rischio alluvioni, frane, cavità del sottosuolo e acque sotterranee", curato dall’Autorità di Distretto Idrografico dell’Italia centrale, in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile nazionale, l’Ispra e Italiasicura.

 

Innegabile l’influsso malefico dei cambiamenti (non prevedibili) meteorologici e climatici ma come non riconoscere la responsabilità del rischio sul territorio romano di scelte urbanistiche spericolate? Quanto accaduto in via Livio Andronico, dove palazzinari senza scrupoli stanno procedendo alla realizzazione di tre palazzine al posto dell’Istituto Parificato di Santa Maria degli Angeli, a Balduina, nel quartiere che, appunto, presenta il maggior rischio idrogeologico di Roma, ne è l’evidente conferma.

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