di Tania Careddu

Di fronte alla maccheronica ‘esitazione vaccinale’ tutta italiana (dall’inglese, vaccine hesitancy), che dal 2013 a oggi ha spinto a un calo progressivo del ricorso a tutti i vaccini, raggiungendo coperture inferiori al 95 per cento, la soglia minima raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, indispensabile per la protezione da alcune malattie e per interrompere la circolazione dei patogeni, la vaccinazione, ormai, è divenuta un obbligo.

Se gli sforzi compiuti negli ultimi quindici anni per promuovere un’adesione “consapevole e volontaria” alla vaccinazione non sono stati sufficienti per il raggiungimento del pieno successo di una radicale sensibilizzazione, con il decreto legge del 7 giugno 2017, numero 73, diventano obbligatorie le vaccinazioni per la frequenza scolastica dei minori fino a sedici anni.

Pena l’esclusione dall’iscrizione agli asili nido e alle scuole materne e il pagamento di una multa, dai cento ai cinquecento euro, per i ragazzi più grandi causa il mancato rispetto da parte dei genitori. Che non perderanno la patria potestà, inizialmente temuto in seguito alla presentazione di una proposta al decreto, ma saranno convocati presso le ASL di competenza per sollecitarne l’esecuzione.

Con buona pace degli antivaccinisti, non solo la vaccinazione diventa un obbligo ma aumento il numero di quelle obbligatorie: da quattro a dieci, per prevenire la gravità di certe malattie, considerando che l’attuale differenza tra vaccini obbligatori e raccomandati è da riferirsi alla mancanza di un aggiornamento della parte legislativa e non all’importanza, efficacia e sicurezza delle misure. Le quali, secondo quanto previsto dal decreto, verranno rivalutate attentamente a distanza di tre anni attraverso il monitoraggio delle coperture per rimodularne l’obbligatorietà.

Antimorbillo, antirosolia, antiparotite e antivaricella potrebbero sparire dalla lista dei vaccini obbligatori mentre quelli per combattere  difterite, tetano, pertosse, poliomelite, epatite B e haemophilus influenzae tipo B rimarranno tali. Intanto, però, bisogna fare i conti con l’OMS Europa, essendo l’Italia impegnata nel Piano d’azione europeo per le vaccinazioni 2015-2020, un percorso verso “un futuro in cui ogni individuo potrà godere di una vita libera dalle malattie prevenibili da vaccino”.

Alquanto bizzarro che la misura dell’obbligatorietà vaccinale, nata circa cinquanta anni fa, sia messa in crisi da una tendenza (omicida) con una duplice origine: dal clamore sui presunti (infondati) rischi di danni neurologici e autismo legati alla somministrazione del vaccino trivalente e dalla bassa percezione del pericolo delle malattie a livello individuale, perché alcune di esse vengono considerate rare o scomparse (senza ricordare che è un risultato frutto delle vaccinazioni). Insomma, dopo i seguaci di Di Bella, gli irresponsabili no vax. Non ci facciamo mai mancare niente.

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