di Tania Careddu

Chi ha il potere e la capacità di influire sulle attività di Camera e Senato? Una manciata di parlamentari. Mettendo a confronto novecentocinquantuno parlamentari, contando circa ventiseimila e cinquecento votazioni elettroniche, spulciando più o meno quarantacinquemila atti non legislativi e cinquemila e settecento disegni di legge presentati, Openpolis, nel minidossier “Indice di produttività parlamentare 20152, lo conferma.

Aggiungendo che quelli con incarichi istituzionali battono tutti: rispetto ai quattrocentocinquantotto deputati e ai centosettantasei senatori senza incarichi, il loro peso è notevolmente più consistente. Se il 66,35 per cento dei deputati e il 62,93 per cento dei senatori è sotto la media di produttività, il potere di contribuire (determinare) alle attività dell’istituzione in cui siede è in mano al 3 per cento dei deputati e solo in cinque occupano la cima della classifica.

Tra i senatori, i soggetti più influenti corrispondono al 5,30 per cento e solo in sei trainano la lista dei più produttivi. Capigruppo di aula, di commissione e presidente di commissione hanno una produttività media fino a due volte superiore a quella del deputato ‘semplice’.

E, in questo caso, non serve la buona volontà per stabilire la produttività di un parlamentare. Cioè, non è produttivo il primo firmatario di innumerevoli ddl ma quello che porta a casa una legge e nemmeno chi protocolla centinaia di interrogazioni ma colui che riesce a ottenere una risposta da parte del ministro competente.

Non aiuta neppure la presenza per ottenere la nomination di produttivo perché la partecipazione alle votazioni elettroniche ha una portata decisamente inferiore rispetto all’incisività degli incarichi istituzionali e dei ruoli di potere all’interno dei gruppi: fra chi è stato presente oltre il 90 per cento delle volte, solo il 20 per cento dei deputati e il 43 per cento dei senatori supera la media della produttività. Fra i presenti, appunto, il più produttivo è l’onorevole della Lega Nord, Stefano Borghesi, e il senatore del Partito Democratico, Giorgio Pagliani.

Stesso discorso all’interno dei gruppi parlamentari: alla Camera dei deputati, il 70 per cento ha la maggior parte dei membri ‘scansafatiche’ e al Senato della Repubblica, il 90 per cento. Pollice su, sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama, per la Lega Nord che annovera il 75 per cento dei membri sopra la media, portando alla ribalda una dinamica che fa spiccare chi, pur non sostenendo il governo, si è reso disponibile a contribuire a determinati provvedimenti, lasciando sullo sfondo i gruppi di maggioranza.

In fondo alla classifica della Camera, Scelta Civica, Partito Democratico e Forza Italia, quattro volte inferiore alla media del primo classificato; alla base di quella del Senato, Conservatori e Riformisti, Alleanza Liberalpopolare Autonomie, Grandi Autonomie e Libertà, tre volte inferiore alla media del gruppo in testa. Nella top ten della produttività alla Camera, l’80 per cento dei deputati fa parte dell’opposizione e al Senato, il 50 per cento.

Una mera curiosità: a Palazzo Madama, tre dei cinque senatori più produttivi sono donne. Pari produttività?


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