di Rosa Ana De Santis

Al Family Day di Roma, Kiko Arguello, fondatore del movimento dei neocatecumanali, in una miscellanea poco rigorosa di argomenti contro la teoria gender, ha infilato nell’arringa sulla famiglia tradizionale il dramma del femminicidio, adducendo la vera responsabilità di questa violenza. Che, ricordiamolo, è tutta merito di maschi eterosessuali, ed è diretta verso le donne che lasciano i propri mariti. Per Arguello starebbe in questa scelta di libertà la condanna a morte, giusta no, ma comprensibile si, delle mogli.


La sacralità del matrimonio diventerebbe quindi - nella filosofia di questo vate preconciliare - un principio al di sopra della medesima, che pure i cattolici dovrebbero riconoscere, alla vita dell’individuo, all’esercizio della sua libertà e magari alla sua stessa incolumità, come la cronaca documenta.

Se davvero lasciarsi fosse un’eresia di fede, perché mai sarebbe stato previsto per i cattolici un Tribunale della Sacra Rota che scioglie dal sacramento?

Possiamo dire che da un punto di vista laico e secolare la parola del leader neocatecumenale, oltre che inconciliabile con un codice morale universale di ragione, rappresenta un’istigazione pubblica alla misoginia, alla violenza verbale e fisica tanto più rischiosa in un paese come il nostro che ha visto morire per mano di uomini 179 donne nel 2013, esempio dell’anno nero dei femminicidi, con una pericolosa tendenza all’aumento, inversamente proporzionale agli omicidi, grazie anche a pene detentive del tutto sottostimate.

Impossibile aspettarsi che le donne militanti in quello che è un movimento cattolico integralista possano produrre un documento di protesta, come dovrebbero, per rispetto al loro genere e al loro ruolo di madri prima che di mogli, per i figli che cresceranno. E in che modo viene da chiedersi.

Ci aspetteremmo che il monito arrivasse dal papa, che a differenza di Wojtyla che i movimenti li amava e li ha nutriti, ha mostrato di volere una Chiesa diversa, unita e aperta alle sfide della storia. Un gesuita con la sapienza che serve per impedire che ancora una volta in nome del Vangelo qualcuno predichi discriminazioni e abusi.

Questa volta della più primitiva natura: il maschile sul femminile. Il marito smarrito e ferito nell’orgoglio che uccide perché disperato e solo, perché tradito. Il clichè della peggior specie: il cacciatore e la preda.

Qualcosa di più lontano dal cristianesimo non si era visto. Anche per questo, se i neocatecumenali volessero rimanere cattolici, dovrebbero chiedere scusa. Non tra due secoli e non (una strana nemesi riecheggia) dopo roghi di donne. Le chiamavano streghe.

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