di Rosa Ana De Santis

Domenica 13 luglio due cittadini originari della Costa D'Avorio, Yussif Bamba e Nicolas Gyan, rispettivamente di 35 e 37 anni, vengono feriti da Cesare Cipriano, proprietario di un’azienda di vigilanza privata. Figlio e padre, responsabili dell’agguato, sono stati fermati con l’accusa di omicidio volontario. Un litigio che si trasforma in un fatto di sangue.

Gli immigrati della zona minacciano una rivolta, uno dei due ivoriani feriti è persino estraneo all’intera vicenda. Il clima è incandescente e non è la prima volta.

Tornano alla memoria i fatti del 2008 e l’uccisione di sei immigrati per mano dei Casalesi. Barricate, strade bloccate, cortei di stranieri che in questa terra, tra il comune di Castel Volturno e Mondragone, vivono e lavorano in condizioni di estremo degrado, in balia della malavita locale e invisibili alle Istituzioni. Solo le associazioni impegnate nel sociale sono riuscite a stemperare la tensione a Pescopagano e a governare la situazione.

Ma questa è “terra di nessuno” e i malavitosi si mescolano agli sfruttati, ai lavoratori irregolari, in una rete su cui sembra impossibile intervenire a ripristinare la legalità. Uno dei due ivoriani feriti attende il riconoscimento dello status di rifugiato politico dal 2005. La storia assomiglia a quella di tanti, tantissimi clandestini persi nelle trame di una burocrazia che non riesce a tenere il passo con i ritmi e i numeri di una autentica emergenza umanitaria.

Il dato più inquietante di Castel Volturno è l’amalgama perfetta di illegalità tra l’ondata di un’immigrazione mal gestita e la malavita organizzata locale che è riuscita ad assoldare manodopera disperata e priva di diritti, riesce a far vivere persone in attesa di una sorte giuridica in condizioni indecorose e incredibilmente tollerate.

Il silenzio delle Istituzioni su Castel Volturno è un elemento importante da considerare e un utile metro di giudizio su tanta indolenza che l’Italia ha avuto nell’affrontare il fenomeno dell’immigrazione.

Il Ministro Alfano ha deciso di incontrare i sindaci di Castel volturno e Mondragone e al titolare degli Interni è stato chiesto di rilasciare il permesso di soggiorno per motivi umanitari a quanti, stranieri fantasmi, lavorano onestamente e sono sfruttati, costretti a vivere in degrado e abbandono.

Il lavoro sommerso è la prova regina di una mafia che in questa terra difficile riesce a governare cose e persone nel terrore e nell’illegalità, mostrando la sfrontatezza di avere più potere di uno Stato che miseramente arretra. Si arrende.

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