di Rosa Ana De Santis

La pubblicità progresso, che vede protagonisti anche Niki Vendola e il suo compagno, ha un claim di assoluta efficacia: “Ci vediamo fuori”. "Fuori", come il Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano, l'associazione di Mario Mieli e altri, che negli anni Settanta si batteva per i diritti civili. E fuori anche contro i tanti episodi di pestaggi e discriminazione.

Sabato 7 agosto Roma vedrà sfilare un altro gay pride. Variopinto, eccessivo ed esagerato come sempre stato. L’ultima indagine condotta da Eurispes sul tema dell’omosessualità racconta di una “normalizzazione etica” maturata in Italia sul tema dell’omoessualità. Il tabù di un tempo sembrerebbe esser stato superato: ben l’82% dichiara di non avere o sentire atteggiamenti diversi verso i gay da quelli che avrebbe verso chiunque altro, soltanto poco più di un 15% ha comportamenti di disagio estremo o vera e propria disapprovazione.

Possiamo addurre questo cambio di rotta generale all’outing di personaggi più o meno celebri, anche i vip più amati dai giovani, e non da ultimo ad un’apertura da parte della Chiesa cattolica che tanto costume sociale condiziona nella vita del nostro Paese. Con Papa Francesco infatti si è finalmente iniziato a parlare di un tema prima solo censurato, con rispetto e accoglimento. Un passo in avanti senza precedenti rispetto all’anatema della sodomia di un tempo.

L’indagine documenta anche che le donne hanno maggiore apertura e disinvoltura sulla condizione dell’amore omosessuale rispetto ai maschi e che dal Centro al Sud le percentuali di accettazione dell’unione tra gay scendono dal 55% al 45% circa.

Se quindi questo ritratto numerico tratteggia i contorni di un Paese meno spaventato dalla differenza e meno vincolato a certi retaggi di tradizione, dall’altro nessuno può cancellare il ritardo che ci vede indietro a tanti Paesi europei sui diritti civili.

Non arriviamo a parlare dell’adozione, ma ancor prima del riconoscimento ufficiale, pubblico e giuridico delle coppie gay che convivono e che ad oggi patiscono una pesante discriminazione di fronte alla legge rispetto alle coppie eterosessuali che si sposano.

Chi anche da sinistra pur nel rispetto della carta costituzionale ravvede l’urgenza di aggiornarne forme e modelli di ordine sociale forse adesso ha la strada in discesa. Cosi come sulla cittadinanza e su molte altre sfide legate ai cambiamenti della società contemporanea.

Si darà pace Guido Barilla se dovrà cambiare i suoi spot di maggior successo per raccontare un’altra famiglia italiana. Sabato 7 a piazza della Repubblica dietro ai colori di qualche maschera di troppo troverà tutte le istruzioni.

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