di Rosa Ana De Santis

La sanità del Lazio, saccheggiata e di fatto “commissariata” da un buco nero ereditato di dieci miliardi di euro, torna in cronaca per una decisione istituzionale importante su vari fronti. Con decreto varato dalla Regione sarà consentita la Nutrizione Artificiale Domiciliare (Nad), parentale (Npd) ed enterale (Ned) a pazienti che, per gravi situazioni di ordine medico o chirurgico, non possono avvalersi o non in modo soddisfacente della nutrizione naturale.

Saranno 1.400 le famiglie a beneficiare di questa novità che porterà una migliore qualità della vita per moltissime persone e che consentirà agli ospedali di non essere sovraccaricati di liste di attesa ormai ingestibili.

Centri di assistenza domiciliare con equipe di medici e infermieri gestiranno questo servizio sanitario sul territorio e ogni Asl, come previsto nel provvedimento, dovrà avere un’unità Nad. Il problema di queste persone gravemente malate era fermo sul tavolo della Regione da moltissimo tempo e le famiglie, con enormi difficoltà, erano rimaste sole a fronteggiare problemi di salute che tra propri mezzi e risorse e ospedali venivano gestiti a singhiozzi e con enorme solitudine, spesso procurando peggioramenti significativi delle condizioni di vita di questi pazienti e carichi economici non per tutti sostenibili.

La decisione quindi della Regione Lazio acquista in questa materia specifica e in generale sul tema sanità una serie di importanti connotazioni. Sul piano strettamente economico è una decisione che punta e investe alla delocalizzazione sul territorio e sulle unità specialistiche piuttosto che sulla concentrazione massiccia e indiscriminata sull’ospedale.

E’ un provvedimento che porta risparmio e traccia un percorso da seguire anche per altro genere di servizi sanitari, basti pensare al tema ancora in sospeso della prevenzione e delle breast unit su modello Emilia-Romagna che tanto ha da insegnare alle Regioni Italiane.

Si tratta infine, ma non da ultimo, di un segnale che in termini morali significa moltissimo per famiglie e malati che per anni sono stati di fatto lasciati soli. Questo ha voluto ribadire il Presidente Zingaretti che in campagna elettorale del tema sanità ha fatto una bandiera di programma, quando ha parlato di “mettere al centro i pazienti”.

Il segnale quindi è importante: risparmio e miglioramento della qualità dei servizi possono andare avanti insieme con una gestione diversa e rinnovata della sanità. Il Lazio paga il prezzo di un saccheggio dettato da sprechi e scarsi controlli, da un sistema non al passo con i necessari cambiamenti.

Sarà il medico di base il primo anello di questo percorso che porterà a casa di tanti cittadini un servizio importante e fondamentale per la cura e la vita. Riqualificazione quindi e capillarità sono le parole chiavi di questa decisione politica che traccia una nuova filosofia di gestione.

Una bella pagina di sanità regionale quindi e una speranza. Quella di chi “Immagina” come recitava il claim della campagna elettorale di Zingaretti, tutto quello che potrà esser fatto ancora per restituire alle eccellenze della sanità del Lazio, che ci sono, degna visibilità e valorizzazione. Non tanto sui giornali, ma davanti ai cittadini che in una Regione diversa, riscattata dalla lunga era degli scandali e del malgoverno, hanno scelto con fermezza di crederci portando Zingaretti a vincere con un trionfo di voti, rispetto al vecchio stile Storace-Polverini.

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