di Rosa Ana De Santis

E’ accaduto alle porte di Milano, sabato 15 giugno, in un torpore generale di assoluta gravità. Neonazisti, fascisti nostalgici con simboli, cimeli e pericolosi scimmiottamenti dei regimi del secolo nero dell’Europa si sono dati appuntamento a Rogoredo per un concerto di band legate all’estrema destra, volto a trovare fondi per le spese legali di Azione Skinhead. Il sindaco Pisapia ha confermato che alcuna autorizzazione è venuta dal Comune di Milano, che anzi si è opposto fortemente all’evento come ad altri simili del passato, ma la Prefettura di Milano ha dato il suo ok,  rassicurando sulla mancanza di allarmi di ordine pubblico.

Ma la questione non era e non è la sicurezza sotto il palco di un concerto di scatenati che esibiscono cinghie mattanze e simili, ma l’ammissibilità di un raduno, di portata internazionale, che ammette anzi rivendica l’esistenza di idee e pensieri di stampo nazista e fascista. Si tratta di persone che rievocano - quando non negano - l’olocausto e i suoi mostri ideologici, dalla superiorità razziale in giù e che organizzano raid contro omosessuali, neri, stranieri, ebrei.

Stupisce che la severità adottata verso organizzazioni di protesta che non portano avanti alcuna dottrina violenta, verso i cortei e le manifestazioni di piazza, dalla NO TAV agli operai, agli studenti, diventi mano di velluto verso personaggi tanto pericolosi le cui idee esplicitamente violano la legge italiana (Legge Scelba del 1952). Non un provvedimento comunale né soltanto la sensibilità di un continente che ancora paga per l’orrore patito sono stati ritenuti sufficienti a proibire l’oscena carnevalata. Eppure, semplici ragioni di igiene della politica e del costume basterebbero comunque a rifiutare che certi eventi possano avvenire. Il Viminale che il sindaco di Milano ha annunciato di voler coinvolgere non ha preso posizioni diverse e le forze dell’ordine hanno avuto il solo compito di vigilare sui capannoni dell’evento dove potrebbero esserci contro manifestazioni da parte dei centri sociali. La stessa cosa era avvenuta per i festeggiamenti del compleanno di Hitler organizzati nel varesotto ad aprile scorso.

Il dato preoccupante è che è stata purtroppo normalizzata la possibilità che adunate del genere, marchiate Alba Dorata e dintorni, possano essere organizzate. Non importa se con passaparola di sotto banco, con sms e via facebook. Le misure adottate per i neonazisti e fascisti sono sovrapponibili a quelle messe in  campo per i rave party illegali o per le manifestazioni di piazza di studenti e sindacati non organizzate. Anzi forse verso queste ultime si adotta spesso una severità ingiustificabile, basta pensare alle ultime manganellate per lo sciopero dei lavoratori delle acciaierie di Terni che rischiano il posto di lavoro.

Reazioni spropositate come denunciato da più parti che diventano inconciliabili con la tenerezza mostrata verso delinquenti potenziali quali sono gli skinhead per necessità della loro stessa dottrina. Basta avere  un diploma di scuola superiore o la licenza media a volte per sapere di che si tratta.

Difficile capire perché un poliziotto abbia mandato di colpire uno studente disarmato o un operaio e perché debba stare a guardare un manipolo di gente che calpesta scientemente la Costituzione di questo nostro Paese e i diritti umani che sono alla base della civiltà. Non sarebbe stata un’occasione utile per schedarli tutti, come si è proposto e in parte si è fatto con gli immigrati e i figli dei rom, costruendo una bella banca dati per le violenze che questi signori compiono in giro per l’Europa?

L’ultima vittima è il giovane francese Clement Merit che aveva la colpa di essere uno studente di Scienze Politiche, antinazista. E poi i numerosi raid nei cimiteri ebraici, pestaggi e minacce agli stranieri, l’edicole mandate a fuoco in Svezia.

Surreale pensare che questa feccia sopravviva ancora nel cuore dell’Europa che l’ha schiacciata. Incredibile assistere all’atteggiamento indolente di chi sovraintende non solo alla nostra sicurezza, ma alla custodia della nostra civiltà democratica. Quella che non è solo patrimonio dei partigiani o delle sinistre, ma di ogni uomo e di ogni donna che abbia letto almeno una pagina o abbia visto anche solo una foto in bianco e nero dei campi di sterminio, di quella fine assoluta di umanità.

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