di Rosa Ana de Santis

E' stata disposta una "rigorosa attività ispettiva" sul comportamento dei poliziotti la sera del 5 maggio scorso a Roma. L'indagine é stata disposta dal Capo della Polizia Manganelli, dopo la visione di quanto appare su Youtube. Perché stavolta, diversamente da altre, il video c’è. Ci sono molti testimoni dell’accaduto e i genitori hanno potuto far visita nel carcere di Regina Coeli al figlio che è agli arresti dal 5 maggio scorso, dopo la partita Roma-Inter. Tante analogie e importanti differenze con la storia dello sfortunato Cucchi. La storia di Stefano Gugliotta, 25 anni, forse nasce da un banale sbaglio di persona. Viene preso a manganellate mentre è ancora sul motorino e non sa, né i suoi familiari sanno, perché sia finito in carcere. Lui allo stadio nemmeno c’era.

Marco Letizia, segretario nazionale dell'Anfpi (Associazione nazionale dei funzionari di polizia), dichiara subito, appena scoppiato il clamore per il video-denuncia, che bisogna fare chiarezza sulle motivazioni del fermo e sul comportamento dei due prima di fare ipotesi e accostamenti con altre vicende di cronaca. Certo è che Gugliotta è incensurato ed è in carcere senza un motivo, senza che alcuno gli abbia comunicato le ragioni dell’accaduto, ma intanto le botte le ha già prese. Non è grave come è successo ad altri, ha ferite e segni di tumefazioni e percosse sul corpo, sei punti di sutura in testa, un dente rotto. Il suo legale, Cesare Piratino, non dice se abbia denunciato o meno la Polizia, ma ne chiedono l’immediata scarcerazione. E’ provato e spaventato, appare così a suo padre.

Anche il Parlamento, anzi una parte di esso,  è entrato nella vicenda con la percezione chiara che un eccesso di potere e di strumenti coercitivi stia caratterizzando sempre di più l’operato della polizia. Una deriva pericolosa, ormai sistematica, che sembra non essersi sedata neppure sotto l’attenzione dei media a seguito dei casi più scabrosi della cronaca. I radicali chiedono un‘indagine sul comportamento della polizia, così sproporzionato rispetto a qualsiasi azione compiuta dai fermati, peraltro incensurati. Soprattutto evidenziano la necessità di rivedere in toto la gestione dell’ordine pubblico affidata a strumenti e modalità assolutamente superati, non da ultimo alla impossibilità di identificare gli agenti - ad esempio con un codice bene in vista sul casco - quando sono in azione. L’anonimato garantisce immunità.

Anche il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, senza entrare nel merito della vicenda e delle responsabilità, si dice perplesso di fronte alla dinamica di tutta la vicenda, al silenzio terribile in cui è stato lasciato un incensurato in carcere e alla modalità con cui è stato fermato. Una normalizzazione della violenza che apre scenari preoccupanti per i cittadini e alcuna rassicurazione di tutela. E’ rimasto soltanto il sindaco di Roma Alemanno a ricordare, e forse ce n’è bisogno, che i poliziotti ci difendono. Paola Frassinetti, vicepresidente della commissione Cultura e Sport della Camera, presenterà un'interrogazione al ministro degli Interni per fare chiarezza. Tutti la vogliono. Il consigliere comunale Athos De Luca chiede al Comune di costituirsi parte civile "qualora si riscontrassero responsabilità e abusi, non accettabili comunque, neanche se il ragazzo avesse partecipato ad eventuali incidenti post-partita".

Stefano Gugliotta non è diffidato, è incensurato e al massimo ha preso qualche multa in motorino.  Quale che sia il reato che gli viene contestato, gli abusi ci sono già stati e sono ben evidenti sul video mandato A chi l’ha visto. Mentre lui viene portato in carcere con tanta veemenza, numerosi teppisti da stadio rimangono in libertà per la prossima partita e per popolare la prossima curva. La solerzia delle divise con loro sembra sparire.

Stefano Gugliotta e’ stato obbligato a firmare un foglio in cui rinunciava a cure supplementari, (solo dopo sostituito con uno corretto); nessuna lastra gli è stata fatta per verificare lo stato delle lesioni alla schiena e nessuno sa cosa abbia fatto quella notte. Mentre la Questura promette di fare chiarezza, Stefano va portato fuori da Regina Coeli. Perché possa testimoniare eventuali abusi. Perché se un ragazzo come Cucchi, che aveva commesso un piccolo reato, è morto in quel modo e se l’impunità dei poliziotti in Italia è un confermato dogma di fede, si deve avere paura. La famiglia di Gugliotta ha paura. E quale genitore, o fratello, o sorella, non l’avrebbe guardando quel video? 

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