di Mario Braconi

Un programma televisivo francese in cui ai partecipanti viene richiesto di somministrare scariche elettriche anche molto forti ad uno sconosciuto quando quest'ultimo commetta un errore in un esercizio mnemonico: è questa l'ultima frontiera horror-trash della televisione europea? Fortunatamente, "Zone Extreme" (questo il titolo della trasmissione) non esiste nel mondo reale: solo che le ottanta persone selezionate a partecipare al suo falso episodio pilota non lo sapevano; così come ignoravano che le urla di dolore che sentivano provenire dalla minuscola "cella delle torture" ripresa dalle telecamere erano solo il saggio di bravura di un attore professionista...

Benché a prima vista il gioco di "Zone Extreme" (documentato da un filmato del regista Michel Nik) si presenti come una provocazione contro gli eccessi dei reality estremi, esso è la riedizione contemporanea di uno dei celebri esperimenti condotti dallo psicologo sociale americano Stanley Milgram per studiare fino a dove si possa spingere l'obbedienza ad una figura percepita come autorevole. Correva l'anno 1961 e a Gerusalemme era appena iniziato il processo al criminale nazista Adolf Eichman, corresponsabile della deportazione e dello sterminio di milioni di ebrei. Il geniale quanto spregiudicato Milgram voleva capire quanto fosse solida dal punto di vista psicologico la giustificazione che molti dei macellai lordi del sangue dell'Olocausto, invocavano nel tentativo di diluire le proprie responsabilità: "Non abbiamo fatto altro che obbedire agli ordini".

I risultati degli studi di Milgram possono essere così riassunti: primo, un soggetto autorevole (nel caso di specie, un finto scienziato) è in grado di ridurre le persone che riconoscono la legittimità del suo status ad una forma di obbedienza tanto estrema che arrivano a violare i principi morali normalmente da esse riconosciuti e rispettati; inoltre, il livello dell'obbedienza è funzione del contesto in cui viene richiesta e praticata: in altre parole, esistono "situazioni" (in senso sociologico) in cui atti normalmente considerati contrari alla morale vengono percepiti non solo come accettabili, ma addirittura inevitabili. Le conclusioni dello studio, invero devastanti dal punto di vista morale, sono ancora più agghiaccianti se si considera che, nei casi in cui il torturatore e la vittima furono mantenuti ad un ragionevole grado di distanza fisica (e pertanto anche emotiva) ben il 65% delle "cavie" arrivò a somministrare quella che riteneva una scarica "molto pericolosa" alla vittima (anche in quel caso, un attore).

Il falso programma "Zone Extreme", se possibile, ha avuto un esito anche più distruttivo degli esperimenti di Milgram: innanzitutto tutte le persone contattate hanno accettato di prendervi parte; evidentemente tutte le persone cui è stato richiesto di partecipare ad un programma nel quale si arriva a torturare uno sconosciuto hanno pensato che fosse una buona idea dire di sì. Inoltre, ben 8 partecipanti su 10, nel corso della trasmissione, hanno spinto la leva del voltaggio fino al massimo livello (460 volt). In cinquanta anni il mondo cambia, e non in meglio, se il numero dei torturatori estremi cresce e se un qualsiasi presentatore TV è oggi considerato tanto autorevole quanto negli Anni Sessanta era stimato uno scienziato.

Si può dunque concludere che viviamo in una società di sadici e di dementi? Non ne è convinto Jean Léon Beauvois, psicologo sociale e coordinatore dell'esperimento "Zone Extreme", il quale, in un'intervista resa al settimanale francese L'Express, spiega: "Non bisogna credere che, per il semplice fatto che i soggetti obbediscono, lo facciano a cuor leggero. Inoltre, al fine di valutare l'eventuale sadismo dei concorrenti, abbiamo introdotto una variante del gioco in cui la presentatrice si assenta lasciando i giocatori liberi di somministrare le scariche senza poter essere influenzati dalla figura autorevole: in questo contesto, ben il 75% dei partecipanti ha interrotto la somministrazione della scossa non appena la finta vittima ha cominciato ad urlare." Il che conferma che non è il presunto sadismo a spingere le persone - in condizioni "normali" non farebbero deliberatamente del male ad uno sconosciuto - ma il cosiddetto stato eteronomico (quello in cui un sistema morale viene temporaneamente sovrascritto da un altro contrastante percepito come gerarchicamente vincente).

La gran parte delle persone, secondo Beauvois, ha investito tutte le sue abilità sociali sulla figura della presentatrice del programma: è per non scontentarla, per non entrare in conflitto con lei, che la gran parte dei partecipanti, nonostante in possesso di una normale senso del bene e del male, le ha obbedito, calpestando principi minimi di umanità. Si tratta di una forma di obbedienza subdola e molto pericolosa. Gli stessi soggetti che ne restano vittime sono pronti ad autoingannarsi pur di riconciliare i loro principi generali con il singolo comportamento deviante: racconta Beauvois, infatti, che alcuni concorrenti intervistati dopo la conclusione dell'esperimento hanno sostenuto di aver sospettato che si trattasse di una burla, ma di aver comunque deciso di proseguire. Altri, che hanno detto di aver capito sin dall'inizio che si trattava di un falso programma, sono però stati sorpresi a tentare di suggerire le risposte alla "vittima" del gioco, al fine di risparmiargli la terribile punizione prevista.

Sono, chiaramente, posizioni incoerenti: come si può proseguire un gioco tanto dannoso se si anche il minimo dubbio che sarà coinvolta veramente una persona? E perché passare le risposte sottobanco se si è consapevoli che è tutta una farsa? Sono solo modi per razionalizzare comportamenti di cui intimamente ci si vergogna, spiega Beauvois.

Una cosa è certa, conclude Beauvois, "un esperimento come questo, che dimostra come l'80% della gente si trasformi in un torturatore se glielo chiedono in TV, riflette un potere terrificante. Questo io lo chiamo totalitarismo. Un totalitarismo tranquillo, perché non si tratta di picchiarci o sbatterci in prigione, ma pur sempre un totalitarismo". E come potremmo dissentire, noi italiani, vittime di una psico-dittatura catodica?

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