di mazzetta

Siamo senza governo un'altra volta, una volta di più per un concorso di cause, ciascuna inammissibile in una democrazia ideale, tutte presenti all'unisono in quella parodia di democrazia parlamentare che è ormai diventato il nostro paese. Una sarabanda di delitti, di infrazioni della legge e della decenza, macina il quotidiano politico degli italiani ormai da anni. Gli scandali si succedono tanto numerosi che gran parte di questi non arriva nemmeno a conoscenza dell'opinione pubblica che, peraltro edotta su qualsiasi particolare del lato frivolo dello scibile umano, riesce a malapena a scorgere il disastro dietro la cortina fumogena assicurata dai media, più propensi a inseguire l'audience a colpi di scoop contundenti di cronaca nera, che a denunciare il malaffare dilagante o a chiedere conto delle decisioni prese in nome e per conto della collettività. Gli italiani indignati e non rassegnati le hanno provate tutte, dai social forum, ai girotondi, fino a ridursi all'inseguimento di Grillo, ma c'è stato poco da fare. Quasi tutte le grandi istituzioni ed associazioni italiane, quelle che hanno peso, dai sindacati ai partiti, fino all'associazionismo sportivo e culturale, sono ormai organismi presi in ostaggio dai rispettivi vertici che tradiscono ampiamente il loro mandato o, comunque, le altrui aspettative. Quasi tutti gli organi d'informazione sono nelle mani di dirigenti compromessi e sono strumenti d'inganno. Narrazioni lisergiche sono proposte martellando al ritmo della propaganda fino a che non si fanno vere per molti, mentire è ormai un'attività che non scandalizza nessuno; più la falsità è declamata ad alta voce, più è facile che trovi eco nella società. Una società impoverita in tutti sensi, una società che ancora tiene, miracolosamente, nonostante lo strazio dell'interesse pubblico da parte delle orde saccheggianti e dei loro famigli.

Famigli e famiglie, le democrazie nel ventunesimo secolo sembrano essere ereditarie non meno di quanto non lo fosse la nobiltà. Impressionante è il numero di paesi governato da figli di capi di Stato e quasi tutte amano definirsi democrazie, trovando pure riconoscimento. Impressionante è come nel nostro paese le famiglie abitino insieme all'interno delle istituzioni. Se le famiglie senza casa occupano gli edifici abbandonati per necessità, le famiglie agiate e con buone relazioni occupano invece interi ospedali, facoltà, regioni, province comuni, ministeri, fino alle banche, alla borsa ai mezzi e reti di comunicazione e altro ancora.

Non è facile per un cittadino comune resistere alla tensione che trasmette la coscienza di vivere a bordo di una nave governata da folli egoisti, capaci di affondarla per il minimo vantaggio personale. Non è facile assistere da anni alla sfilata delle solite facce che si dicono le solite cose di fronte ai soliti giornalisti. Non è facile sentire sulla pelle una vaga sensazione di pericolo incombente, procurata dalle notizie che si riescono comunque a reperire e allo stesso coltivare la convinzione che in caso di disastro nessun aiuto e nessun soluzione potrà giungere da una classe dirigente che ha come unico orizzonte gli affari propri.

Berlusconi, Casini, Fini, Mastella, Prodi, D'Alema, Rutelli, Veltroni, Bossi e giù a scendere verso gli indomiti caratteristi alla Bondi & Schifani sembrano immortali. Una classe politica di perdenti, dal punto di vista dei cittadini, occupa da anni le istituzioni e piega l'interesse generale al proprio mantenimento al potere. Perdenti eppur longevi, stranamente pronti a salvarsi l'uno con l'altro fino a concepire un sistema nel quale si sono assegnati il privilegio, prima riservato alla legge, di decidere chi si possa candidare alle elezioni.

L'interesse privato è il faro dell'azione dei leader politici italiani, non si vede in loro alcuna traccia di interesse verso le vite dei comuni cittadini. Tutti più o meno nel corso della loro lunghissima carriera politica hanno detto tutto e il contrario di tutto; nonostante lo stile caciarone e cialtrone, nonostante l'arroganza e l'aggressività esibita, succede però che le loro incongruenze e le numerose menzogne, i loro errori colossali, i grandi sperperi, fino alle condanne penali svaniscano come neve al sole.

Bisogna dare atto a Bettino Craxi di essere stato il primo ad ammettere che “così fan tutti”, anche se è facile farsi coraggiosi quando tutto è perduto. Commovente anche Mastella che strepita per la sorte della moglie, come Craxi risponde ai giudici con una chiamata di correo in Parlamento, in un disperato tentativo di salvare una rispettabilità che agli occhi dei cittadini non ha mai avuto. Continuano a dircelo che rubano, intrallazzano e truffano per sistemare amici e parenti, ci dicono anzi che questa è la politica.

Una politica che assume sempre di più tratti feudali, con tanto di revanchismo clericale e lanci di anatemi sul popolo peccatore. Mafiosi e corrotti invece sono devoti e cristianamente perdonati, in fondo la vita è una sofferenza in attesa del premio divino, sono anch'essi agenti del “disegno intelligente” del Signore. L'unico disegno intelligente visibilmente realizzato è invece la liberalizzazione economica intesa come demolizione delle regole del gioco economico, nel gioco senza regole hanno trionfato ovviamente i più forti macellando milioni di uomini e donne, quelli che una volta si credevano ceto medio. Il concentrarsi delle ricchezze è pianificato quanto incredibilmente dannoso, ma le briciole che cadono dai canestri dei raccoglitori di denaro bastano ed avanzano a comprare consenso presso le classi dirigenti, troppo attente ai casi loro per accorgersi dell'impoverimento generale.

Con insoddisfazione e delusione ormai marmorizzate, si vagheggia l'abbandonarsi al cinismo come rimedio al disgusto che prende lo stomaco; non è che si possano pretendere eroici ideali, ma con un tale esempio da parte della classe dirigente il paese non poteva che seguire e degradare. Arroganza, prepotenza e benessere esibito e rivendicato sono comportamenti ormai diffusissimi e la colpa non è della televisione.

La colpa è del fatto che in televisione sono passate le storie poco edificanti di questi nani morali. A Berlusconi che accusa i giudici comunisti per sfangare il fio delle sue truffe seguono mutamenti nel costume sociale devastanti. Prima di Berlusconi e della sedicente “seconda repubblica” i ragazzi che andavano male a scuola venivano sgridati dai genitori, che invece ora vanno a scuola a minacciare il maestro perché dia buoni voti al pargolo. Un esempio per tutti, non per dire che la barbarie avanza, solo per dare la misura della profondità di certi mutamenti e del fatto che le ragioni siano ormai per molti associate a chi grida più forte. Una cacofonia che rende impossibile la costruzione di quelle minime convenzioni che permettono la cooperazione sociale.

Un Paese che costruisce la sua identità sulla misura del nucleo e delle dinamiche famigliari, intese come relazioni che poggiano sul presupposto che l'interesse della famiglia abbia la precedenza su qualsiasi regola o convenzione sociale. Un modello di famiglia che assomiglia più alla famiglia in senso mafioso con estensioni a carattere tribale, che ad una possibile dimensione autonoma ed innovativa del nucleo famigliare nella società d'inizio secolo. La telenovela sembra il modello attorno al quale è costruita l'essenza del Paese, non stupisce che le conseguenze siano tragiche quanto grottesche. Peccato solo che non si possa cambiare canale.

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