Sta espletando i suoi effetti dall’autunno del 2017 ma, a oggi, non è ancora stato sottoposto al vaglio del Parlamento italiano. Sono bastate due firme, apposte il 26 settembre 2017, del governo italiano e di quello nigeriano, a sancire un accordo militare (per la gestione dei flussi migratori e della conseguente sicurezza) che, definito e non modificabile, vede la presenza in Niger di militari italiani mesi prima di un qualsiasi dibattito parlamentare.

 

Perché l’accordo di cooperazione in materia di difesa tra Italia e Niger - diffuso qualche giorno fa grazie al ricorso presentato al TAR del Lazio da Cild, Asgi e Rete Disarmo, in seguito al diniego da parte delle autorità italiane a poter prendere visione dei documenti tramite accesso civico – non è stato ancora ratificato né pubblicato in Gazzetta Ufficiale, nonostante la sua natura di vero e proprio accordo internazionale.

 

Rivendicandone, le autorità italiane, la piena legittimità in quanto rientrante nell’ambito degli accordi in forma semplificata – sempre più utilizzati dal governo italiano negli impegni internazionali e nella lotta all’immigrazione illegale – che, entrando in vigore al momento della firma, vengono sottratti al procedimento di previa autorizzazione legislativa alla ratifica e, dunque, al controllo delle Camere e del Presidente della Repubblica.

 

Specificatamente, “la missione militare in Niger – si legge nel dossier delle associazioni – autorizzata, per la prima volta, a gennaio 2018, sarebbe stata discussa dal Parlamento senza che lo stesso sia mai venuto a conoscenza del contenuto dell’accordo e delle lettere (…) che, indicate come base giuridica dal governo italiano già nella richiesta di autorizzazione della missione militare, contengono le indicazioni specifiche richieste dal governo della Niger a quello italiano al fine di legittimare una missione militare di uno stato estero sul proprio territorio”. Ma, il contenuto delle due lettere, datate 1 novembre 2017 e 15 gennaio 2018, è secretato e non accessibile non solo alla società civile ma, anche, agli stessi parlamentari.

 

Quanto, invece, all’accordo che Cild, Asgi e Rete Disarmo hanno potuto leggere, l’impianto del testo è simile a quelli già vagliati dal Parlamento, dimostrando un approccio per nulla specifico alla situazione nigerina e, anzi, facendo intuire che si tratti di un copia incolla alla base di una strategia più di quantità che rispondente a reale necessità per la somiglianza con tutti gli accordi internazionali finora stipulati.

 

La parte più cospicua delle otto pagine dell’accordo Italia – Niger riguarda la cooperazione nel campo dei prodotti della difesa con articoli che sembrano scritti a esclusivo vantaggio dell’industria a produzione militare del Belpaese (con finalità prettamente commerciali) mentre la parte più generale relativa alla cooperazione vera e propria è ampia, generica e omnicomprensiva.

 

Riferimenti specifici, (presumibilmente) e stando all’articolo 11 dell’accordo che prevede eventuali “protocolli aggiuntivi ed emendamenti” si troveranno in quelle due lettere che “dettano i contorni della missione militare italiana in Niger”.

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