di Giovanni Gnazzi

L’Anpi? Può partecipare ma non parlare. Questo è quanto ha stabilito il soviet supremo del PD in relazione alla partecipazione dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani alla Festa dell’Unità. Il festone a base di tortelli e passerelle, quest’anno, pare sia dedicato in esclusiva alla campagna per il SI al referendum costituzionale d’autunno e, in barba ad ogni rivolo di decenza, le posizioni di chi ha scelto di schierarsi per il NO non sono ammesse. Il che è davvero sintomatico e apre gli occhi anche ai più tenaci degli increduli circa il tasso di democrazia interna al partito di Matteo Renzi.

Immaginiamo cosa possano diventare i momenti conviviali della direzione del PD, fin troppo facile ipotizzare menù unici per pensieri unici. Sintomatico però per un partito che ha costruito la sua proposta di riforma e l’intera politica governativa sulla base di un patto immondo e segreto con la destra che a non poter parlare sia proprio la sinistra.

A detta degli organizzatori, il PD ha il diritto di non sentire critiche alle sue posizioni trovandosi a casa propria. Ovvero, si ospita solo chi la pensa allo stesso modo. Il confronto, che dovrebbe essere il sale della democrazia, viene così rivisitato in una nuova formulazione: chi non è d’accordo con me, non può venirlo a dire in casa mia.

Ovviamente la questione non riguarda solo una scarsa concezione dell’ospitalità. La verità è che il PD ha ormai il terrore di una campagna elettorale che rischia di diventare la tomba politica della lobby che del PD si è impossessata. L’autorità morale e la legittimità politica di una organizzazione come l’ANPI, d’altra parte, giustamente riscuote un rispetto assoluto nelle fila degli iscritti al PD e dunque, il loro NO avrebbe certamente un peso che potrebbe riverberarsi in tutta l’area degli indecisi. Anche perché le notizie circa il dissenso crescente nelle sedi di partito per la scelta governativa sono ormai quotidiane.

Ma in tutta la sua cialtroneria, l’idea di una discussione nella quale sono ammesse solo le posizioni concordanti racconta bene la paura degli argomenti, oltre che dei sondaggi. Del resto l’ANPI, già accusato duramente da Maria Etruria Boschi di deragliare dai suoi compiti istituzionali a seguito del Congresso dove l’associazione decise di schierarsi per il NO ad una riforma a dir poco sbagliata, ora dovrebbe rispettare persino la consegna del silenzio che i parvenu della Leopolda hanno deciso d’imporre a tutti coloro che non spingono sul carretto delle loro ambizioni personali e politiche.

Fa niente che si deve proprio ai partigiani la possibilità che in Italia sia permesso di tenere dibattiti politici con posizioni contrapposte, dal momento che senza la sconfitta del fascismo nessuno potrebbe parlare di niente. Emerge comunque, nella posizione dei dirigenti del PD, una mancanza di rispetto verso quelli che sono stati lo scheletro della nascita del PCI e dell’intera sinistra italiana e questo si accompagna ad un’idea arrogante e totalitaria della politica e ad una concezione proprietaria del partito.

Detti elementi dovrebbero far riflettere la cosiddetta “sinistra del PD”, che ritiene aver ancora margini di discussione interna, con tanto di “pontieri” dell’ultima ora impegnati a ridurre le distanze, a costruire ponti, insomma, tra due sponde che si vorrebbero lontane.

Sarebbe opportuno, per i professionisti del malumore interno perenne, dichiarare che dove non ha diritto di parola la storia, le radici, l’eredità morale del PCI e dei suoi derivati, nemmeno loro possono partecipare. Che i loro seguaci, a qualunque titolo, non parteciperanno a nessuna delle feste, che sembrano essere diventate feste riservate ai signorsì.

Sarebbe un modo efficace per ribadire la connessione sentimentale con i partigiani. L’ANPI, infatti, ove non venisse meno il divieto renziano, non parteciperà alle Feste dell’Unità. Scelta doverosa oltre che comprensibile. Non ebbero la tentazione del silenzio dinanzi all’occupazione militare nazifascista, figuriamoci di fronte all’occupazione di un partito orientato verso la deriva morale e politica che ne sancirà la caduta. Quando mai, del resto, la storia si è impressionata davanti alla cronaca?

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