di Carlo Musilli

Non si chiama Enrico, non gli manca una gamba e non scagliò una gruccia contro il nemico durante la Prima guerra mondiale. Eppure, anche questo Toti ha qualcosa di eroico. Di nome fa Giovanni e da ieri è ufficialmente il nuovo "consigliere politico per il programma" di Forza Italia. Una promozione interna a tutti gli effetti, visto che fino a due giorni fa Toti dirigeva il Tg4 e Studio Aperto. Alla faccia di chi sostiene che in Italia non esiste meritocrazia.

Questo Toti non ha combattuto sull’Isonzo, ma di lui si ricordano imprese ancor più gloriose. Come dimenticare lo speciale in due puntate “La guerra dei vent’anni”, da lui curato e mandato in onda alla vigilia del processo Ruby? E tutti i suoi editoriali contro quei bolscevichi dei magistrati italiani? Novello Platone, non si è mai sottratto all’apologia del suo Socrate, Silvio Berlusconi.

La coerenza della sua linea editoriale gli è valsa nel tempo una grande ammirazione in quel di Arcore. Al punto da spingere il Grande Capo a chiedergli di fare il grande passo, buttarsi in politica. I rumors circolavano da tempo, ma l’investitura comunicata ieri ha sorpreso lo stesso. Chi l'avrebbe detto? L’obiettività giornalistica di Toti non aveva mai suggerito ad alcuno una sua possibile affinità ideologica al partito del Cavaliere.

Eppure, a quanto pare, era così. Certo, si potrebbe obiettare che il mestiere del politico e quello del giornalista non sono poi così compatibili. Magari la tessera del partito e quella dell’Ordine professionale fanno a cazzotti nel portafoglio, certo. Ma non interessa a nessuno. In Italia è più che normale. La confusione fra i due ruoli e l’andirivieni fra i versanti della barricata sono prassi consolidate, a destra come a sinistra.

Questo Toti non conosce le baionette dell’esercito austroungarico, ma qualche frecciata dovrà schivarla comunque. La sua nomina calata dall’alto, infatti, non è stata accolta con giubilo dai luogotenenti storici di Forza Italia. A cominciare dall’ex ministro Raffaele Fitto, che da mesi si autopropone (inutilmente) come nuovo delfino berlusconiano. Si narra perfino d’insoliti dissapori fra il Cavaliere e il super-falco Denis Verdini.

Superato il fuoco amico, il 45enne Toti dovrà poi fare in modo che la sua “faccia nuova” piaccia a qualcuno anche fuori da Arcore (dove lui ormai è un habitué, fra pranzi e partite domenicali del Milan). Parlare di uomo anti-Renzi è prematuro, ma non si può dire che non ci stia provando.

E quali sono i primi requisiti che si richiedono a un politico in rampa di lancio? Un programma chiaro e convincente? Una preparazione impeccabile, magari di respiro internazionale? Una lunga gavetta nelle fila del partito? No: deve essere rigorosamente sbarbato, in abito di sartoria e con meno pancia possibile. Insomma, piacente. Così il Grande Capo li voleva in Fininvest, così li vuole nel cielo azzurro della libertà.

Proprio per dare una rinfrescata a look e metabolismo, Toti ha accompagnato Berlusconi in uno dei suoi consueti ritiri ascetici pre-campagna elettorale. Stavolta l’eremo non era il resort di Briatore in Kenya, ma un più pratico centro benessere sul Lago di Garda. Sembra che sia stato addirittura l’ex direttore a organizzare la scampagnata, cui ha preso parte, com’era ovvio, anche Francesca Pascale.   

Dopo la purificazione lacustre, è probabile che Toti scenda in campo per le europee, così da ottenere una legittimazione elettorale al proprio ruolo. La sua natura di outsider è un punto di forza, ma se cercasse di accelerare i tempi rischierebbe di bruciarsi. Meglio andarci piano, fare un salto a Strasburgo, stringere mani e sorridere per qualche mese.

Insomma, questo Toti non ha mai sognato di fare il bersagliere, ma quello che sta vivendo è certamente il sogno nel cassetto di qualsiasi direttore del Tg4. Non lo ha nascosto il suo impulsivo predecessore, costretto a lasciargli la poltrona dall’onta dello scandalo. “Toti? - disse il grande Emilio Fede ai microfoni de La Zanzara - Ha avuto un gran culo”.   


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