di Carlo Musilli

Ancora Imu, ma non dovevamo non vederci più? Purtroppo, ci s'incontra di nuovo. Quello sull'imposta municipale unica è probabilmente uno dei più caotici guazzabugli che la storia fiscale italiana ricordi. Come l'araba fenice, o meglio come uno zombie, ciò che sembrava morto - almeno per il 2013 - torna magicamente in vita. Il peccato originale risiede in una dimenticanza inverosimile: ci si è resi conto solo ora che nel 2013 l'Imu sarebbe stata più salata rispetto al 2012, e quindi le coperture calcolate in base ai versamenti dell'anno scorso risultano insufficienti.

Morale della favola: i possessori di prima casa dovranno pagare qualcosa nei Comuni che hanno aumentato le aliquote. La lista comprende gran parte delle maggiori città: Roma, Milano, Napoli, Bologna, Genova, Palermo e via elencando. In tutto, parliamo di circa 3mila Comuni. E quelli che ancora non hanno messo mano alle percentuali hanno tempo fino al 5 dicembre per farlo.

Il conto finale dovrebbe aggirarsi fra un minimo di 40 e un massimo di 150/200 euro per ogni contribuente, escluse le varie detrazioni. Il calcolo è il seguente: si prende l'importo dell'Imu 2013 (con aliquote superiori allo 0,4% di base), gli si sottrae l'importo dell'Imu 2012 (pagata con le aliquote base) e la differenza la mette per il 60% lo Stato e per il 40% il cittadino. Una spartizione che ha messo sul piede di guerra un po' tutti (sindaci, Caf, commercialisti, sindacati), poiché per mesi il Governo aveva garantito che le casse pubbliche si sarebbero fatte carico di tutti gli oneri sulla prima casa.

In propria difesa l'Esecutivo ricorda che verserà cifre supplementari in favore dei Comuni per compensare il gettito della seconda rata (2,16 miliardi di euro, di cui 1,7 in arrivo entro 20 giorni). I Caf però lanciano l'allarme: fra la pubblicazione del decreto, firmato sabato dal Capo dello Stato, e la scadenza per il pagamento, spostata al 16 gennaio 2014, il tempo è troppo poco.

Intanto, si riaccende il faro sulla prima rata, quella che credevamo di avere ormai sepolto. Il ministro all'Economia, Fabrizio Saccomanni, ha firmato il decreto ministeriale che fa scattare la clausola di salvaguardia a garanzia dell'incasso, con la quale saliranno gli acconti Ires e Irap per le imprese e dal 2015 anche le accise su gas, energia elettrica e alcolici (per una volta, è esclusa la benzina).

In origine era previsto che le coperture per la cancellazione della prima rata arrivassero dalle maggiori entrate Iva legate al pagamento di debiti della Pubblica Amministrazione per 7,2 miliardi di euro, mentre altri 600 milioni erano attesi dalla sanatoria in favore delle concessionarie dei giochi.

Peccato che fino alla settimana scorsa, stando a quanto certificato dal Tesoro, di quei 7,2 miliardi di debiti ne fossero stati pagati poco più di due (circa il 28% del totale). Quanto al capitolo giochi, secondo indiscrezioni apparse in questi giorni sulla stampa specializzata, l'Erario avrebbe riscosso poco più della metà del gettito previsto. Risultato: le previsioni erano sballate e per cancellare una tassa sarà necessario alzarne altre.

Calcolatrice a parte, rimane la politica. Per mesi il Pdl ha fatto dell'abolizione dell'Imu la propria bandiera elettorale, ma dopo la scissione fra Forza Italia e Nuovo Centrodestra le carte in tavola sono cambiate. I primi adesso si producono in un agile colpo di reni, addossando ai partiti con cui hanno governato fino alla settimana scorsa l'intera responsabilità del "pasticciaccio brutto", come lo ha definito il letterato Renato Brunetta. I destrorsi governativi, invece, si barcamenano: il vicepremier Angelino Alfano si è detto "contento" di quanto ottenuto per il 2013, ma non ancora pienamente soddisfatto, annunciando ulteriori ritocchi alla Camera per migliorare il risultato.

Ai Comuni infuriati, invece, Saccomanni ha replicato con la voce del tecnico: "Capisco le vostre ragioni - ha detto - ma lo Stato non poteva che calcolare i rimborsi da pagarvi sulle aliquote base. Se avete deciso per il rincaro, devono pagare i cittadini". Magari, ma è solo un'ipotesi, sarebbe stato meglio accorgersene prima di essere con l'acqua alla gola.

Ora il Parlamento dovrebbe riuscire nell'impresa di trovare una soluzione a tempi di record. Considerata la prassi abituale, anche se la mini-Imu 2013 fosse cancellata, è assai probabile che si trasformi in qualche forma di rincaro per il 2014. Perché, a quanto pare, non esiste un antidoto efficace contro il Fisco-zombie. 


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