di Rosa Ana De Santis

La stima ufficiale degli esodati è l’ennesima prova di forza della Ministra Fornero. Sarebbero 65.000 secondo il governo, mentre Cgil, Cisl e Uil e i partiti d’opposizione chiedono l’apertura di un tavolo per fare chiarezza sui numeri. “Cifre finte” denuncia la segreteria della Cgil, Susanna Camusso. Gli esodati sarebbero coloro che hanno accettato, prima del 31 dicembre 2011, di lasciare l’azienda anticipando i tempi, ma con la garanzia di avere la pensione entro due anni. La riforma della previdenza li ha lasciati a piedi e oggi il governo non ha le risorse per coprire questa categoria di cittadini: vittime dello spread, recita la farsa dei professori,  o più onestamente delle riforme rapide salva- banche e salva- finanza.

Queste persone si ritrovano oggi senza assegno di pensione e con enormi difficoltà a ricollocarsi, causa anche l’età anagrafica. Il governo, che avrebbe la responsabilità di farsi carico di questo effetto collaterale, decide invece di cambiare le carte in tavola e di dare i numeri. Tutti diversi dalla fonte INPS, per avere un’idea. Non più di una settimana fa, infatti,  è stato proprio Mauro Nori, presidente INPS,  a parlare di 130 mila esodati. Anche se, secondo i sindacati, da questo totale sarebbero comunque tanti a rimanere tagliati fuori. Insomma, un numero approssimato per difetto nella sostanza delle ricadute sociali.

La denuncia dei sindacati è chiara: il governo non potrà coprire le proprie inadempienze per la copertura previdenziale di tutti gli esodati, cambiando le carte in tavola e declamando numeri falsi. Delle due l’una. O il governo dei professori non sa fare i conti o mente. Oppure è l’INPS che non sa farli. Il governo non ha fatto altro che un gioco di prestigio tagliando fuori dalla stima tutti coloro che hanno fatto accordi individuali o hanno fatto accordi prima del 2011 e hanno lasciato il lavoro dopo.

La mossa del governo rappresenta soprattutto una minaccia alla trasparenza e alla credibilità della politica e delle istituzioni, proprio in un momento in cui la vita reale delle persone viene toccata e stravolta a colpi di manovre bocconiane che, va ricordato, finora non hanno mosso un dito sul fronte della crescita, ma hanno prodotto candide operazioni di salvataggio per le banche e la ricchezza virtuale delle borse.

Sulle cifre irresponsabili almeno i sindacati sono tutti insieme e con loro la piazza della protesta che questa mattina ha bloccato Roma. Mentre il sindaco della Capitale invocava una “protesta statica” la piazza denunciava lo sfregio di una comunicazione politica artefatta e mistificatrice. Non c’è contraddizione, a volerla dire tutta, tra l’INPS e la professoressa Fornero, ma solo un diverso modo di leggere i numeri. Per la Fornero non sono esodati i potenziali lavoratori coinvolti nei prossimi quattro anni in procedure di mobilità, in esodi individuali incentivati e in altre categorie previste, ma solo quelli già cessati ed estromessi dai processi produttivi.

In piena coerenza con il ritratto di un governo che, aldilà degli annunci in pompa magna, ha la faccia rivolta all’indietro e non risolve nemmeno uno dei problemi del paese. Incapace di pensare all’economia si occupa solo di finanza e, non in grado di proporre uno scatto che non sia una nuova tassa sui ceti medi, anche per il mercato del lavoro balbetta cifre inventate, condite con l’isteria dei ministri narcisi, docenti di supponenza e basta par di capire. Nemmeno la grandine produce i danni di questa bislacca compagine, che non guarda a come dovremo crescere, né  a coloro che rimarranno per strada. Non sono esodati e non sono ancora poveri. Oggi sono solo fantasmi. Non sono mica spread.

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