di Ilvio Pannullo

La prima impressione è quella che si prova istintivamente quando s’inizia a guardare un film già visto. Alcuni lo chiamano deja vù. E’ questo quello che accade a chiunque osservi quanto accade in Grecia. Non è, infatti, assolutamente difficile cogliere le infinite analogie che legano il decennio catastrofico dell'Argentina dal 1991 al 2001, terminato con il massiccio collasso finanziario della nazione, e le recenti incombenti difficoltà della Grecia.

In tutti e due i casi, l’origine delle cause è da ricercare nella mediocrità della classe politica, nella corruzione e nelle costanti malversazioni dei funzionari pubblici, mentre la colpa del dissesto è invece imputabile al lavoro certosino delle organizzazioni di credito internazionali. Entrambi i paesi sono stati poi afflitti da rivolte e proteste diffuse contro le misure di austerità imposte dal FMI.

All'epoca l'Argentina subì il suo peggiore collasso a livello monetario: il crollo del sistema bancario e del debito pubblico portò a tumulti, violenza folle, proteste e guerra sociale. L'agitazione fu così dannosa da costringere alle dimissioni il Presidente Fernando de la Rua, soprattutto a causa del suo famigerato Ministro dell'Economia, Domingo Cavallo - un Chicago Boy allievo del padre del monetarismo Milton Friedman, nonché figlio dei cartelli bancari internazionali e protetto di David Rockfeller - generando un vuoto politico che portò l'Argentina ad avere cinque, ben cinque presidenti in quell'ultima terribile settimana del dicembre 2001.

La scintilla del caos sociale in Argentina fu il tentativo del Presidente de la Rua di attuare le misure di austerità, evidentemente ingiuste, imposte dal FMI che richiedeva, come al solito, il massimo sacrificio da parte della popolazione - più tasse, meno spese sociali, nessuna spesa in disavanzo, ed altre misure anti-sociali - che causarono un crollo del PIL argentino di quasi il 40%.

Metà della popolazione precipitò al di sotto della soglia di povertà (molti non fecero mai ritorno alla tradizionale classe media argentina), mentre alle banche private fu concesso di trattenere legalmente i risparmi della gente. I depositi in dollari USA furono cambiati in pesos in modo del tutto arbitrario, a qualsiasi tasso di cambio deciso dalle banche o dal governo: il dollaro fu svalutato del 300%, con la conseguenza che il cambio tra le due divise passò da 1 peso al dollaro a 4 pesos al dollaro, nel giro di poche settimane. Nessuna banca fallì perché a pagare le scelleratezze del governo fu la popolazione con tutti i propri beni presenti e futuri.

In Argentina, nel corso di 25 anni di governi provvisori, il cartello bancario internazionale guidato dal FMI ha generato, con la compiacenza delle varie giunte militari che si sono nel tempo avvicendate al comando del paese, un debito pubblico fondamentalmente illegale - o nella migliore delle ipotesi, illegittimo - che è cresciuto in maniera enorme, finendo per far collassare l'intero sistema economico-finanziario della nazione.

Non fu una coincidenza. Faceva parte di un modello altamente complesso, architettato al fine di controllare interi paesi, tramite un ciclo a fasi sequenziali e stadi ben identificabili, con un solo unico scopo principale: il profitto. Quando l'economia di un paese viene alimentata al fine di attuare una "modalità di crescita" artificiale, l'insieme di tutti i profitti viene privatizzato nelle mani dei suoi amici politici, managers ed operatori. Quando però l'intero schema - come ogni schema Ponzi - raggiunge il suo culmine ed il collasso del sistema economico è a portata di mano, allora si inverte il processo e si socializzano tutte le perdite.

Ma non tutte le disgrazie vengono per nuocere o, forse, il ruolo della sofferenza è precisamente quello di far sorgere delle qualità che non appariranno mai in altre condizioni. Accadde così che il saccheggio portato avanti dagli sciacalli monetaristi offrì il pretesto al paese per lanciare il cuore oltre l’ostacolo. Nel marzo del 2009 l´Argentina seppe voltare le spalle al dollaro per entrare nella "zona yuan".

In gergo tecnico si chiama currency swap: fu un´intesa bilaterale fra le due banche centrali di Pechino e Buenos Aires per i regolamenti valutari dell´interscambio tra le due nazioni. In partenza l´accordo-swap valeva 70 miliardi di yuan (la valuta cinese) con l’espressa previsione di un possibile aumento a seconda della crescita dell´import-export bilaterale.  La novità storica fu che le transazioni commerciali tra i due paesi, da quel momento in poi, sarebbero state regolate in valuta cinese, anziché in dollari Usa come accadeva precedentemente.

Ma prima di vedere la luce di una nuova alba il popolo argentino ha dovuto passare per una delle notti più dolorose della sua storia. Questo è quanto ha fatto Mr. Cavallo, garantendo che il popolo argentino avrebbe sostenuto le perdite, mentre i banksters [termine coniato per l’occasione, ottenuto attraverso la contrazione di banker e gangster, ndr] internazionali riscuotevano tutti i profitti.

Ora, questa era l'Argentina del 2001/2002; ma non è anche il caso dell'americano odierno che pagando le tasse soccorre Goldman Sachs, CityGroup, e GM mentre perde la sua casa, la sua pensione, il suo lavoro? Non è forse ciò che sta accadendo alla Grecia oggi? E l'Islanda? L'Irlanda? E non potrebbe prossimamente accadere anche in Spagna, in Portogallo o in Italia?

Oggi, guardiamo la Grecia e vediamo gli stessi segnali spia: il FMI che impone rigide misure di austerità come condizione delle banche per ottenere più prestiti, come se un paese che collassa sotto il peso del debito potesse superarlo indebitandosi ancor di più. I media di regime parlano con enfasi della necessità che la Grecia si comporti “in maniera corretta e responsabile" e i governi locali fanno tutto ciò che gli è possibile nell'interesse delle grandi banche come Goldman Sachs, che prova a recuperare tutto ciò che legalmente gli è dovuto nel mezzo dei disagi e delle rivolte che per prima ha facilitato a creare.

Tutto questo ha per sfondo cittadini disperati che scendono in strada per esprimere ciò che è chiaro a tutti: i banchieri internazionali ed i governi provvisori locali costituiscono una complessa associazione di ladri e rapinatori.

Poi accade l'inevitabile: il governo manda la polizia in strada per proteggere i banchieri, se stesso e gli interessi dell'élite al potere. Poi la violenza dilaga, la gente resta ferita o uccisa: la povera polizia combatte contro la povera gente, mentre gli artefici del disastro restano al sicuro osservano da lontano l’evolversi della situazione. Quella che appare, che sembra delinearsi in maniera neanche troppo nascosta, è dunque una sottile linea rossa che unisce i tanti casi di dissesti finanziari di nazioni sovrane.

Interi popoli portati al macello dalle rispettive classi dirigenti, virtualmente al potere per un triste gioco di specchi dove chi decide non é chi effettivamente appare in pubblico e chi appare in pubblico non si assume mai le responsabilità delle proprie decisioni e delle proprie omissioni. Non è più tempo di errori: non c'è nessuna democrazia, neanche ad Atene, dove il concetto stesso di democrazia è stato immaginato per la prima volta. Ciò che è richiesto sono solo i conti in ordine: numeri al posto di persone.

 

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