di Rosa Ana De Santis

Questa volta la denuncia arriva dalle pagine del New York Times ed è rivolta direttamente al Cardinal Bertone e al Santo Padre. Avrebbero occultato, per proteggere la Chiesa dallo scandalo, le violenze e gli abusi commessi dal reverendo Lawrence C. Murphy, di cui sono stati vittime 200 bambini sordi di una scuola del Wisconsin, dove l’uomo di Dio ha insegnato dal 1950 al 1977. E’ forse la proporzione dello scandalo che investe in questi ultimi tempi la Chiesa che può spiegare la missiva della condanna che il Papa ha rivolto alla Chiesa Irlandese. In altri tempi sarebbe arrivata con secoli di ritardo, come ben ci ha dimostrato il Pontificato di Wojtyla.

Solo qualche giorno fa, infatti, i giornali parlavano degli abusi sulle voci bianche del coro di Ratisbona, dove Padre Georg Ratzinger, il fratello maggiore di Papa Benedetto XVI, era stato direttore 1964 al 1994. Punizioni corporali di cui ha riferito di aver qualche annebbiato ricordo e violenze sessuali di cui dice di non aver mai saputo nulla. E poi il silenzio dell’arcidiocesi di Monaco, dove venivano sistematicamente sepolte denunce e scomode testimonianze proprio quando era guidata da Papa Ratzinger,

Anche sul caso americano ci sono documenti tangibili. Missive cui Ratzinger non rispose. Infine le disposizioni di Bertone nel 1996 che bloccarono anche il processo canonico per un reato ormai in prescrizione. Nessuna punizione per il prete pedofilo. Né ufficiale, né clandestina. Fu lasciato comodo nella sua vita di religioso senza alcuna preoccupazione per le sue piccole vittime.

Questa è la Chiesa che leggiamo in cronaca ed è per questo che suona ancora più disgustosa l’intromissione di queste ultime ore di campagne elettorale nella scena politica italiana rivendicando un ruolo di guida morale sui cosiddetti “valori non negoziabili” attraverso cui dare precise indicazioni di voto per i cristiani elettori. Caduta la tesi del complotto anti-papalino ed emersi i numerosi casi di pedofilia, la situazione per i vertici della Chiesa Cattolica si fa sempre più imbarazzante. E’ rimasto solo il presidente del Consiglio a far finta di niente e a ricordare la distinzione tra peccato e peccatore come via dell’indulgenza. Deve saperne qualcosa di questa flessibilità teologica ad personam.

La novità che salta fuori da questi ultimi scandali ci dice invece molto di più. Non ci sono singoli preti pedofili, singoli reati isolati e segnalati. Piuttosto una sistematica omertà, un’osmosi di colpa tra i carnefici e i protettori seduti in Vaticano che diffonde un’ombra di sospetto su tutta la Chiesa. Un modus operandi che ha contraddistinto del resto l’istituzione ecclesiastica in tutta la sua storia e che rimanda al nodo irrisolto della temporalità e del potere politico di cui la Chiesa ha bisogno per tutelare i propri privilegi e patrimoni.

Per questa ragione il documento della CEI che inizia con la condanna assoluta dell’aborto e di quei candidati come la Bonino che su certe battaglie civili hanno costruito la propria storia di militanza, avvicinato al crimine della violenza sessuale e al silenzio del Vaticano sui carnefici,  non può che suscitare una grottesca reazione di biasimo. Se è questa la Chiesa che può dare lezioni di rettitudine, che può comminare sanzioni sui costumi dei cittadini, sulle unioni di fatto, sull’omossessualità e sulla contraccezione, iniziano a chiederselo sempre più fedeli.

Dalle pagine de Il Foglio, Ruini - ormai in pensione ma non per questo meno pericoloso - qualche giorno fa fotografava bene l’atteggiamento della Chiesa di fronte ai propri peccati. I pedofili non sono tutti preti - scriveva - e quelli che lo sono é per colpa di una società troppo ossessionata dal sesso. Non una parola sulle vittime sacrificate, sull’assenza di giustizia voluta dall’alto. Una manciata di parole che dice moltissimo di questa schizofrenia ecclesiastica. L’oscurantismo per gli altri e l’assoluzione in casa. La morale di fuoco del nostro Papa teologo e l’eccezione estesa ai proprio uomini.

Del resto solo ricorrendo a queste ragioni possiamo spiegare la marcia indietro dei vescovi sul documento pre-elettorale. La distinzione tra valori “non negoziabili” quali la difesa della vita e quelli “negoziabili” quali i diritti degli immigrati, raccontava in effetti con troppa onestà cosa fosse diventata l’etica cristiana in mano agli uomini di Chiesa. Nessuna meraviglia, quindi, se sono capaci di tollerare con disinvoltura un crimine contro bambini già nati, mentre lanciano anatemi integralisti sull’interruzione di sviluppo per un grumo di cellule indifferenziate. Un non senso morale per cui chiediamo un aiuto d’interpretazione al Papa teologo, un maestro dell’etica duale. Scomunica per tutti i cittadini e abito sacro indosso ai pedofili. Un esempio sublime di come si possa essere eccezionali capi di Stato e i peggiori uomini di Dio.

 


 

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