di Nicola Lillo

L’insidia arriva dalla borgata di Brancaccio, alla periferia di Palermo. Qui sono nati e cresciuti Gaspare Spatuzza, Salvatore Grigoli, Pietro Romeo, tutti con decine di omicidi sulle spalle. I pm di Firenze hanno trasmesso alla procura di Palermo i verbali dei loro interrogatori. Parlano dei contatti politici con Berlusconi e Dell’Utri nella stagione delle stragi. Raccontano le confidenze dei loro capi, i fratelli Graviano, che, latitanti, si erano trasferiti da Brancaccio a Milano per, lasciano intendere, coltivare i dettagli della trattativa con la nuova forza politica, Forza Italia. Nel 2004 Filippo Graviano confidò a Spatuzza: “Se non arriva niente da dove deve arrivare, è bene che cominciamo a parlare con i magistrati”. Spatuzza lo sta facendo.

Giuseppe Graviano dal carcere esprime “rispetto” per il suo ex killer ora pentito. Si mette quindi male per il Premier. I reati che potrebbero essere contestati non sono tra quelli compresi nel nuovo ddl sul “processo breve”, o meglio “estinto”, “morto”. Questa ennesima legge “ad personam”, in caso di approvazione, sarà efficace per il processo Mills, ma non certo per le imputazioni delle indagini di mafia che potrebbero arrivare da Firenze o Caltanissetta. Nonostante tutto si stanno verificando complicazioni proprio in seno al processo Mills.

Infatti il calendario per l'approvazione del “processo breve” non si presenta roseo per via degli incastri tra il ddl e la Finanziaria. È probabile che alla Camera non ci sarà l’approvazione prima di metà di febbraio. Non si può escludere una nuova soluzione. Secondo alcune indiscrezioni Berlusconi avrebbe illustrato al Guardasigilli l'ipotesi di ricorrere a un decreto legge. Alfano avrebbe risposto esponendo i suoi dubbi. Un retroscena che la presidenza del Consiglio smentisce repentinamente con una nota. L’”utilizzatore finale” si trova in una situazione complessa. Deve guardare a più fronti. Da una parte l’accelerazione del ddl per il “processo morto”, che gli consentirebbe l’impunità per i reati per cui è attualmente indagato. E qui sarebbe fatta. Dall’altro lato i problemi legati alla mafia.

Soluzioni? Secondo indiscrezioni, non si esclude che un nuovo "lodo Alfano" in salsa costituzionale possa essere presentato in una delle due camere del Parlamento, già entro giovedì. È molto probabile che il nuovo lodo sarà avanzato da un parlamentare, perché questa volta il Governo non vorrà assumersi la responsabilità e al tempo stesso vorrà favorire la convergenza delle opposizioni, in particolare dell'Udc. Il testo si adatterà alle indicazioni della Corte Costituzionale. Gasparri, capogruppo al Senato, si mostra già scettico: "Di quelli non mi fido. Pur di bocciarlo magari diranno che l'abbiamo approvato nel giorno sbagliato o che abbiamo commesso degli errori nella punteggiatura". Il problema non è di ortografia, grammatica, meteorologia, o di giorni fasti, dedicati nell’antica Roma alle attività pubbliche, o nefasti, dove erano proibite.

Il problema (o meglio, la nostra fortuna) si chiama Costituzione della Repubblica. E' chiaro, come previsto da Costituzione, che un testo ritenuto incostituzionale dalla Consulta non possa essere riproposto sotto forma di legge ordinaria (come, nonostante le previsioni costituzionali, fu fatto proprio col lodo Alfano in seguito all’incostituzionalità del Lodo Schifani, che trattava lo stesso argomento, l’immunità delle più alte cariche dello Stato). Nella sentenza della Corte, riferita al Lodo Alfano, si legge infatti che una delle cause di incostituzionalità è proprio l’articolo 138, sul rango di legge costituzionale. La proposta, dunque, avanzata di riproporre la norma sotto forma di legge costituzionale è in linea con le dichiarazioni della Consulta. Bene.

Una legge costituzionale deve essere approvata con procedimento aggravato. Doppia lettura Camera-Senato e approvazione a maggioranze qualificate. Se il progetto è approvato a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna camera, non è consentito richiedere il referendum, e la legge viene senz’altro promulgata e pubblicata. Se invece l’approvazione è a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna camera è possibile, entro tre mesi richiedere un referendum costituzionale, in base all’esito del quale ci sarà la promulgazione e pubblicazione o il suo abbandono. Anche qui è plausibile, se non ovvio, che il governo segua le procedure costituzionali.

È chiaro come sia necessaria una grossa maggioranza per approvare senza referendum la legge. Berlusconi avrà bisogno anche dell’”opposizione” (cosa che non risulta così impossibile). Necessità che altrimenti porterebbe a un referendum non desiderato dal premier.Ma anche in caso di eventuale approvazione,con o senza referendum, è bene notare come la Corte Costituzionale, con la sentenza 1146 del 1988, abbia affermato la propria competenza a giudicare anche le leggi costituzionali in riferimento ai “principi supremi dell’ordinamento costituzionale”. Dunque, ritornerebbe il problema eguaglianza, sancito dall’articolo 3. Quel principio che proprio non va a giù a Berlusconi. Orwell docet: tutti sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri. Chi?

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