di Mariavittoria Orsolato

A quasi due mesi dall’inizio della mobilitazione, per la grande onda del movimento studentesco è giunto il tempo di tirare le somme. La manifestazione di venerdì è stata un successo su tutti i fronti, sia dal punto di vista dei numeri - 200.000 presenze secondo gli organizzatori, 30.000 (molto improbabili) per la Questura di Roma - sia da quello dei risultati. Un corteo allegro e pacifico ma allo stesso tempo cosciente e determinato, che di fatto ha trasformato l’onda in uno tsunami di cui nessuno poteva prevedere la portata. Nonostante le defezioni dell’ultimo minuto - la Cisl di Bonanni, assieme a Ugl e Snals, ha infatti deciso di revocare la sua adesione dopo il vertice di martedì scorso con la ministra Gelmini - il serpentone umano che ha paralizzato Roma per tutta la mattinata, è riuscito nell’intento di riportare l’attenzione pubblica, distratta da crisi economica e beghe politiche, sui temi della scuola, dell’università e della ricerca. Che il 14 novembre sarebbe stata una giornata da ricordare, lo si è capito sin dalla prima mattina quando il colpo d’occhio di una Sapienza gremita di giovani ha fatto ben sperare che anche nelle altre due sedi dell’università romana, Tor Vergata e Roma 3, l’afflusso di studenti, ricercatori e docenti da tutta Italia fosse massiccio. I cortei si sono incontrati lungo il percorso che si è concluso, a sorpresa, tra Montecitorio, piazza Navona e piazza del Pantheon, complice anche la Questura che chiude un occhio e all’altezza di Largo Argentina permette ai manifestanti di riversarsi nei vicoli che portano alla cittadella del potere, improvvisando pacifici sit-in di protesta.

Un assedio soprattutto simbolico quindi, svoltosi tra cori e slogan non solo anti-Gelmini: “Vogliamo che lo tsunami porti via i due nani” riferito a Brunetta e Berlusconi, oppure “Berlusconi stai calmino, senza la ricerca avresti il parrucchino” - che non ha permesso episodi di violenza o di scontro, nonostante tra le fila dei manifestanti si fossero “infiltrati” dei Cossiga di cartapesta con relative finte molotov. Di sicuro per il presidente emerito, quello di venerdì è stato un messaggio cristallino: “Cossiga: non cederemo alle tue provocazioni” gridavano dal corteo con le mani alzate.

E un messaggio inequivocabile viene lanciato anche dal palco allestito in piazza Navona, dove il segretario della Cgil Epifani, partito con lo spezzone dei sindacati dalla Bocca della Verità, rivendica il diritto a manifestare senza essere additato come facinoroso e ribadisce ai colleghi di Cisl e Ugl che “Chi non c’è sbaglia”, polemizzando sulla recente spaccatura avvenuta tra le tre grandi confederazioni dei lavoratori, dopo il vertice top-secret di palazzo Grazioli da cui è stato escluso il primo sindacato italiano.

Finita l’ubriacatura della folla, gli studenti dell’università sono tornati al “Grand hotel Sapienza” -così è stata ribattezzato l’ateneo romano occupato che ha ospitato le migliaia di giovani, ricercatori e precari accorse da tutta Italia - per mettere nero su bianco le proposte di autoriforma su cui si discute dall’inizio della mobilitazione. Sotto la Minerva è stata infatti costituita l’assemblea nazionale degli studenti che per due giorni ha lavorato incessantemente alla redazione di un documento scritto da chi negli atenei ci studia e ci lavora - e probabilmente ne capisce più dei ministri dell’Istruzione e dell’Economia. Il target degli studenti è quello di elaborare proposte alternative a quelle di taglio prospettate nella legge 133, che siano in grado di riformare l’università secondo una logica di inclusione e discussione.

L’assemblea plenaria che sabato ha aperto il week-end di mobilitazione ha assegnato a diversi gruppi di lavoro, divisi per competenze, la responsabilità di lavorare sui temi salienti della proposta di autoriforma, ovvero didattica, formazione, lavoro e infine welfare e diritto allo studio. L’obiettivo di domenica è stato invece quello di riallacciare la protesta a quella degli studenti medi ed elementari, si è cercato infatti di convogliare le diverse esperienze in una seconda assemblea plenaria che abbracciasse anche le istanze del resto della scuola, per guadagnare terreno sulle istituzioni e continuare a portare in piazza il disappunto e la frustrazione del mondo.

I risultati del brainstorming saranno pubblicati sulle pagine web del network creato dalle facoltà in rivolta (www.uniriot.org) ma anche sul sito www.ministeroistruzione.net, pagina hackerata del ministero dell’istruzione in cui gli studenti hanno spodestato l’attuale ministro per porvi Anna Adiamolo - anagramma di Onda Anomala - “ministro onda” che invita a farsi sentire e ad abitare nel nuovo “ministero occupato”. Le iniziative non si fermano e nemmeno le proteste: “Noi la crisi non la paghiamo” si sgolano gli studenti. E stavolta l’avviso ai naviganti lo fanno loro perché, come recitava più di uno striscione nel serpentone romano, “Indietro non si torna”.

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