di Giovanni Gnazzi

Centomila voti. La differenza tra il giorno e la notte, a Roma, è stata di centomila voti. Tale é stata infatti la distanza tra Alemanno e Rutelli, pari a quella tra una classe politica e una città che in lei non si riconosce più. L’ondata di destra, certo; l’effetto domino delle politiche, forse. Ma il voto maggiore per Alemanno pare essere venuto dalla periferia di Roma; le aree cioè dove il disagio, la povertà, l’emarginazione, si respirano a pieni polmoni. Non è un caso - purtroppo - che i quartieri popolari, bacino d’utenza storico del voto della sinistra, siano diventati da diversi anni il serbatoio di voti della destra. Una triste nemesi che indica la fine del ruolo sociale della sinistra capitolina, un tempo capace di parlare al suo popolo e oggi, invece, capace solo di frequentare i salotti del centro storico e dei quartieri-bene. Certo la sicurezza, tema agitato come un manganello dall’impero mediatico della destra, è stato l’elemento sul quale il voto è stato netto, ma non è il solo. Del resto la sicurezza non è tema che può essere affrontato solo con i dati alla mano. Perché più ancora che l’insicurezza, conta la percezione di massa della stessa; conta l’odiosità sociale dei reati che colpiscono tutti, è vero, ma in particolare i più deboli. E a differenza di quello che la destra sostiene, i reati non hanno un legame diretto con l’immigrazione, pur se sarebbe ipocrita negarne nessi e concause: non è l’immigrazione, ma la delinquenza, la sua odiosità sociale, trasversale a tutte e tutti l’elemento che, nell’urna, è risultato decisivo. In questo senso, il mancato controllo del territorio da parte dell’Amministrazione capitolina, è apparso come una conferma diretta alla campagna mediatica della destra.

Certo, ci sono poi le riflessioni più “politiciste”, che pure vanno considerate, anche in una analisi ancora carente delle informazioni dettagliate sugli spostamenti dei flussi di voti, elementi assai indicativi per un quadro analitico definitivo. Ma intanto si può dire che a Roma si è visto un candidato in vantaggio di cinque punti al primo turno perdere poi con una distanza di più di quattro punti al ballottaggio. Un dato, quindi, soprattutto uno, emerge con forza: molti di coloro che hanno votato Rutelli al primo turno, non l’hanno più votato al secondo turno. Mettiamoci certamente molti elettori della Sinistra Arcobaleno, che hanno probabilmente inteso colpire Veltroni e l’intero progetto PD, giustamente considerato il becchino della sinistra. Sono forse quei voti, circa il 6% in città al primo turno, quelli che sono mancati a Rutelli. Ma si deve anche dire che il candidato alla provincia, Zingaretti, ha invece confermato il vantaggio del primo turno vincendo contro il Pdl.

Quindi, prima ancora di chiedersi chi è mancato all’appello, ci dovrebbero dire come è stato possibile candidare Rutelli a Sindaco di Roma. Un papalino genuflesso, abbondantemente detestato dai romani, lontano anni luce da un progetto di modernità nei diritti civili da un lato e di attenzione alle emergenze sociali di Roma dall’altro. Poco più che il risultato di un compromesso tra la Margherita e i Ds più che un personaggio capace d’intercettare le nuove esigenze di una città che cresce troppo e male. Rutelli era un cavallo di ritorno, quasi un’ammissione che la città progressista, forte di due decenni di governo, non fosse in grado di trovare un volto nuovo, una persona competente e appassionata e, soprattutto, un candidato di sinistra che parlasse alla comunità che aveva, per più di venti anni, sbarrato la strada ai rigurgiti neo e post fascisti. Un modello o un laboratorio, lo si può declinare come si vuole, ma certo una storia che ha scritto lettere chiare sulle pagine democratiche di una città che ha resistito a Berlusconi ed al berlusconismo. Una capitale d’Italia.

Dunque in due settimane Veltroni è riuscito a perdere le elezioni politiche e le amministrative a Roma. Di due governi, non ne è rimasto uno. Un risultato straordinario per chi dovrebbe essere il nuovo vincente. La sconfitta di Roma avrà ripercussioni serie anche sulla leadership del PD, ma questo, francamente, appare ora secondario. Fini e Berlusconi hanno parlato di vittoria storica ed è difficile dargli torto. E se Alemanno ha garantito che la città “sarà strappata ai poteri forti e riconsegnata ai cittadini”, Roma stasera si trova a dover assistere al fetido spettacolo dei saluti romani al Campidoglio. La nausea abbonda.

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