di Saverio Monno

E’ partita ufficialmente la “crociata elettorale” di Pierferdinando Casini, il candidato premier dell’Udc, che sabato 15 Marzo, ad Agrigento, ha tagliato il nastro inaugurale della sua corsa verso il 13 aprile. “Momento utile - ha commentato Saverio Romano, segretario Udc in Sicilia - per far conoscere i nostri candidati all'elettorato.” Già in settimana però, il tema delle candidature, nonostante “la grande soddisfazione” ostentata in Sicilia dallo stesso Romano, aveva tenuto banco in casa Udc con gli ex coinquilini di Berlusconi che si erano dovuti difendere da una lunga serie di critiche ed accuse piovute da destra e da sinistra. La prima legnata è arrivata dal settimanale cattolico Famiglia Cristiana, che aveva accusato “l’unica formazione dichiaratamente cattolica”, di“mancanza di coraggio”, per l’aver provveduto all’”assemblaggio politico di due simboli” (Rosa Bianca e vecchia Udc), tra l’altro già uniti in precedenza, sul solco di “un passato non sempre lineare” e di essersi abbarbicati ai “voti ed alle presenze di certi candidati, tipo Cuffaro”. Casini nicchia e, circoscrivendo la replica ad un giudizio politico sull’intesa con la Rosa Bianca, si dice d’accordo con il parere della rivista paolina. “Siamo consapevoli dei limiti di questo accordo - giustifica - ma la risposta arriverà con la costituente di centro che nascerà con le elezioni politiche”. A rincarare la dose c’è poi Di Pietro, Idv, che osserva: “Avete visto Casini? Vuole rinnovare, ma poi candida il governatore condannato”. Al botta e risposta prende parte anche il cattolicissimo Cuffaro, che, ferito dalle accuse di un “giornale schierato” e pur conscio della pesantezza della condanna ricevuta, avverte che “saranno gli elettori a giudicare”. Come se il responso delle urne potesse rappresentare una sorta di assoluzione.

La decisione di ripartire dalla roccaforte sicula di Casini, è coerente con la preoccupazione che, l’affaire Cuffaro, possa esasperare quei dissapori interni alla coalizione, determinati proprio da una scelta mai condivisa. A ben guardare, però, la scelta isolana è dettata anche dal timore che l’argomento candidature, alla luce di alcune defezioni importanti come quelle di Gerardo Bianco e dell’ex presidente dell’Azione cattolica, Alberto Monticone, possa causare fughe di consensi, a tutto vantaggio del movimento di Tabacci che, proprio in Sicilia, presenterà un candidato autonomo. Ipotesi, quest’ultima, che spaventa non poco la compagine centrista, consapevole della strategicità dell’isola nella propria corsa al Senato.

L’incontro nel “laboratorio politico” siciliano è l’occasione per ribadire i temi centrali del programma dell’Udc, quelle “cinque stelle polari che indicheranno al paese il percorso da seguire”.
“Nessun libro dei sogni, semplicemente un patto con i cittadini fondato su verità e responsabilità, nella difesa irrinunciabile dei nostri valori e dell'identità cristiana”. Un programma, ha sostenuto il leaader Udc, che si annuncia imperniato sui “valori della famiglia, in difesa della vita, che sappia riportare il merito al centro del sistema educativo e garantire sicurezza” e che, soprattutto, “permetta all'Italia di uscire dall’attuale dipendenza energetica”.

Casini fa poi il punto su questo primo scorcio di campagna elettorale e, sulla par condicio in Tv, annota che “i tg la stanno violando, perchè danno più spazio a Veltroni e Berlusconi.” Coglie quindi l’occasione per qualche sferzata alla “concorrenza Veltrusconiana”. “Berlusconi e Veltroni sono come i ladri di Pisa – tuona il leader dell’Udc – litigano di giorno e poi la sera fanno pace. Il trasformismo è il cancro della democrazia ed è per questo che noi abbiamo detto no all’ipotesi di un governo Marini.” Su Berlusconi osserva ancora che “i numeri sembrano dalla parte del Pdl, ma vincere non significa governare. Questa destra populista sta mettendo dentro un po’ tutti. Da Mussolini a Ciarrapico, per non parlare della Lega.”

Nella bagarre degli slogan elettorali c’è poi spazio anche per Salvatore Cuffaro. Privo nella circostanza di vassoi di cannoli al seguito, l’ex governatore della Regione Sicilia coglie l’occasione per ulteriori precisazioni in merito alle polemiche che hanno accompagnato il suo nome negli ultimi giorni. Si rivolge quindi, a Savino Pezzotta, l’alleato che, in settimana, lo aveva invitato a rinunciare all’immunità parlamentare. “E’ una cosa giusta - sostiene - gli ricordo che ci ho già rinunciato due volte e mi sono fatto processare. Non ho nessun problema a rinunciare all'immunità parlamentare.” A quanto pare, però, non ha alcuna intenzione di rinunciare neanche alla poltrona.

A Casini va dato atto della scelta “coraggiosa” di abbandonare la Casa delle Libertà in un momento particolarmente positivo per il centrodestra, anche se dei motivi reali alla base di questa scelta non ci è dato sapere. “Chapeau” anche per la lucidità delle osservazioni sulla campagna elettorale di Pd e Pdl. Peccato che, l’ex Presidente della Camera, non adoperi la stessa ragionevolezza nell’analizzare questioni che lo riguardano più da vicino, come dire, si ostina a voler guardare la pagliuzza nell’occhio altrui, dimenticando il governatore dei cannoli e delle coppole…

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