La polemica feroce del governo contro i giudici ha trovato un nuovo capitolo nella rotta tra Italia e Albania. Il governo ha scagliato fuoco e fiamme contro lo stop all’espatrio per alcuni dei migranti, con conseguente figuraccia governativa che indica una difficoltà a comprendere le norme vigenti. Ma l’operato dei giudici verso l’operazione sui migranti è stato corretto, in ottemperanza alle norme europee che l’Italia ha sottoscritto e che quindi è tenuta a osservare.

Tanto era strampalata e priva di legittimità giuridica la decisione governativa (quantomeno anticipatoria di diversi mesi di quelle che saranno, forse, le modifiche tecniche relative allo status dei distinti paesi) che qualunque giudice, in qualunque paese UE, non avrebbe potuto acconsentire. A meno di farlo per pura volontà politica, piegando i codici e i trattati all’ambizione di un governo. Che ha pensato ad uno spot, che intendeva fare una operazione di marketing politico vista la mancanza di senso nel rapporto costi/benefici di una messa in scena destinata a poche persone e che ora graverà per 800 milioni di Euro sulle spalle dei contribuenti.

 

Il governo in risposta ha emesso un decreto di modifica dei paesi sicuri per il rientro, attualizzando così una legge dello Stato, quindi fonte primaria di Diritto. Ciò non è detto sia sufficiente però, dal momento che il diritto comunitario prevale su quello nazionale e dunque fino a quando non sarà la UE ad apporre le modifiche, la situazione potrebbe non cambiare.

Nel merito l’accordo tra Albania e Italia conferisce spessore bilaterale all’idea dei lager in outsourcing preferita alla gestione (certo difficile) dei processi demografici in continua mutazione, sia per le condizioni economiche che per le guerre e il cambio climatico (guarda caso, tre flagelli dei quali dove le responsabilità occidentali sono indiscutibili). Ma certo l’esportazione in catene dei migranti, colpevoli di aver tentato di salvarsi l’esistenza, non offre soluzioni ma cerca voti, non parla alle teste, grida alle pance. Com’è noto l’immigrazione è un problema complesso e dunque chiedere le soluzioni a Salvini sarebbe perfido, prima che inutile.

Nell’assalto all’arma bianca del governo Meloni alla magistratura si riscontrano diversi sintomi e nessuno buono. Il principale contiene tutta l’indigeribilità per le leggi italiane, per quelle europee e per lo stesso dettato costituzionale, soprattutto nella parte riguardante la funzione della magistratura e la separazione dei poteri. Magistratura alla quale, per usare le parole di Maddalena (ANM), “si chiedono decisioni in linea con il governo ma contrarie al Diritto”.

Ora, che questo governo veda complotti ai quali imputa non si sa bene quali destabilizzazioni e dietro ai quali trincerarsi per non dover ammettere, a due anni di distanza, il sostanziale fallimento politico, è ormai cosa nota. Ma le polemiche sguaiate su questa vicenda hanno posto in rilievo l’idea della destra sulla civiltà giuridica, che la vede per definizione subordinata alla volontà politica. E, ancor peggio, un’idea della magistratura come braccio giuridico del governo, quando semmai lo è del sistema.

Si annuncia l’apertura di una crisi istituzionale, per quanto Mattarella non abbia certo la stoffa del combattente, che ripropone una sostanza politica che indica come nei fascisti vi sia un fastidio epidermico per le regole dei sistemi democratici. D’altro canto, a loro giustificazione si deve ricordare che mai nessuna democrazia è stata edificata da governi di destra, semmai i fascisti in tutta Europa - dall’Italia alla Spagna, dal Portogallo alla Grecia - si sono sempre battuti contro i governi democratici per rovesciarli.

Ma l’incompatibilità tra la concezione democratica dei sistemi e i pruriti autoritari della storia nera europea, nello specifico italiano di questa fase assume un valore paradigmatico. Non hanno senso le polemiche sui saluti romani, storicamente privi di decenza: molto più che nelle chiacchiere in libertà dei suoi dirigenti e adepti, è da questi passaggi che emerge l’identità fascista di buona parte del governo.

Il fascismo imbellettato e grottesco di oggi, messo a paragone con il suo criminale e grottesco riferimento storico, coincide infatti nell’intollerabilità verso un sistema fatto di pesi e contrappesi, di un check and balance che è fondamento degli ordinamenti democratici. C’è la tendenza ad andare per le spicce, a non farsi frenare dalla legalità, per conclamare il rinverdito “me ne frego” di mussoliniana memoria.

Sul piano politico e concettuale emerge la sovrapposizione costante tra le posizioni politiche e propagandistiche della destra (di centro non c’è nulla, basta con questa barzelletta) e quelle del Paese, che sconcerta sia nel merito che nel metodo. Vi si nota l’approccio tipico del sovversivismo delle classi dirigenti miscelato con una ignoranza dei codici e delle procedure che indica provenienza e spessore della compagine di governo. Emerge sempre l’orientamento teso allo scontro politico, l’inclinazione all’odio, il legiferare con la bava alla bocca, la sete di nemici da combattere. Il tutto avvolto da una coltre di manipolazione, ripensamenti, scandali e bugie dette con una sfrontatezza impensabile per un Esecutivo.

Non c’è stata misura presa in questi due anni che non sia stata destinata a colpire diritti e garantire privilegi. Colpire i più deboli, gli anelli deboli della catena, accanirsi contro chi non ha nulla per garantire che chi ha tutto continui ad averlo, pare la cifra di un governo che ha nell’odio di classe e nel veleno ideologico la cifra unica del suo agire. Rivendicare l’emarginazione patita come fondamento per le vendette governative indica come il passato non passa. Scambiare Palazzo Chigi per Colle Oppio è un grave errore. Persino di toponomastica.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy