Per molti paesi europei, la guerra in Ucraina è stata un’occasione unica per rimodernare e rafforzare il proprio arsenale bellico con la scusa di sostenere militarmente un paese aggredito senza nessuna ragione valida. Ufficialmente, i vari governi alleati di Kiev hanno in larga misura fornito al regime di Zelensky armi ed equipaggiamenti – spesso obsoleti – che conservavano nei propri depositi. In cambio, l’UE ha permesso di attingere al fondo dal nome orwelliano di “Strumento Europeo per la Pace” (“European Peace Facility” o EPF) per ottenere i relativi rimborsi in denaro. Dopo oltre un anno dall’inizio del conflitto, questa settimana è emerso che alcuni paesi avrebbero approfittato di questo meccanismo, presentando un conto più salato di quello sostenuto a favore dell’Ucraina, così da ottenere le risorse necessarie ad acquistare armi nuove di zecca.

 

L’inganno è emerso dall’analisi della testata on-line Politico sui documenti riservati del dipartimento europeo degli affari esteri (EEAS), le cui informazioni sono state confermate da una manciata di funzionari anonimi. In breve, i paesi al centro della polemica hanno calcolato le rispettive quote da prelevare dal EPF non in relazione agli armamenti effettivamente trasferiti a Kiev, ma sulla base delle nuove forniture commissionate per rimpiazzare questi ultimi. In questo modo, buona parte degli investimenti sostenuti per l’ammodernamento degli arsenali di questi paesi sono stati a carico di Bruxelles, ovvero dei contribuenti europei.

È decisamente ironico il fatto che il paese che ha maggiormente approfittato dello schema di rimborso creato dall’UE sia anche uno dei più accesi sostenitori della (nazi-)democrazia ucraina e della crociata anti-russa, vale a dire l’Estonia. Il governo di Tallin è in primissima fila quando si tratta di denunciare l’aggressione di Mosca e di implorare gli alleati europei a non fermare il flusso di armi verso Kiev. Dietro agli scrupoli fintamente umanitari e pseudo-democratici si nasconde dunque un certo grado di opportunismo. Più le vecchie armi in dotazione delle forze armate estoni prendono la strada dell’Ucraina, infatti, più denaro arriva dall’Europa per riempire di nuove armi i depositi del mini-stato baltico.

Il comportamento dell’Estonia non è comunque un’eccezione. I documenti visionati da Politico citano altri cinque paesi che si sono avvalsi di questo espediente, ma il governo della premier Kaja Kallas sembra essere quello che ne ha beneficiato maggiormente. Per l’Estonia, il 91% della stima di spesa per le armi consegnate all’Ucraina si è basato sul prezzo di nuovi equipaggiamenti che non sono finiti a Kiev, bensì nei magazzini delle proprie forze armate. In cifre, Tallin ha richiesto al EPF 160,5 milioni di euro, ricevendone poco più di 134, pari cioè all’84% del totale, come stabilito da Bruxelles. I dati ottenuti da Politico si riferiscono però soltanto alla prima tranche erogata dal fondo destinato teoricamente alla prevenzione e alla risoluzione dei conflitti, così che le cifre reali in ballo sono decisamente più alte.

Gli altri paesi che hanno deciso di approfittare di questo piano europeo sono la Lettonia, che ha ricevuto la somma parziale di 59 milioni di euro (99% delle richieste di rimborso basate sul costo di nuove armi acquistate), la Lituania (31 milioni; 93%), la Francia (28 milioni; 71%), la Svezia (7 milioni; 26%) e la Finlandia (4,7 milioni; 100%). Nel caso dell’Estonia, ad esempio, per i vecchi missili terra-aria sovietici Strela consegnati all’Ucraina vi era una cifra di rimborso corrispondente ai decisamente più moderni e costosi Stinger, di fabbricazione americana.

Nel quadro della propaganda ufficiale, la messa a disposizione del fondo EPF a questo scopo era stata presentata come una prova dello spirito di solidarietà che anima un’Europa nel pieno dello sforzo a favore dell’Ucraina. In realtà, spiega l’articolo di Politico, ci sono tensioni crescenti tra i paesi UE anche a causa dell’atteggiamento dei paesi come l’Estonia che chiedono indennizzi superiori al valore delle armi inviate a Kiev. Lo scontro sarebbe esploso in particolare nel corso di un vertice tra i diplomatici dei vari paesi a inizio marzo, quando l’EEAS ha condiviso i dati relativi alla distribuzione della prima tranche di rimborsi.

Per l’entità degli importi denunciati, il governo di Tallin era finito nella bufera, anche se, come si è visto, altri paesi ne avevano approfittato. Un diplomatico europeo citato dai reporter di Politico ha spiegato in questi termini la truffa di fatto ai danni di Bruxelles: “[I paesi come l’Estonia] stanno inviando all’Ucraina le loro armi di scarto mentre acquistano equipaggiamenti nuovissimi per i loro arsenali, finanziandoli col denaro dell’UE”.

Secondo il governo estone, questa tattica rimarrebbe comunque nei limiti della legalità, quanto meno per via dell’assenza di un metodo ben definito per stabilire il valore delle armi per cui vengono chiesti i rimborsi. La controversia ha però creato malumori e attriti, soprattutto tra i paesi baltici, visto che l’Estonia ha finora incassato dall’Europa cifre molto più alte di Lituania e Lettonia pur avendo trasferito armi all’Ucraina per un valore simile a quello dei vicini.

La polemica interna all’UE è rimasta finora lontana dai riflettori, ma ciò non significa che le manovre dei paesi citati da Politico non abbiano provocato denunce e recriminazioni. Un'altra fonte anonima della testata on-line ha spiegato come gli stessi governi che hanno manifestato la loro contrarietà nei confronti dell’Estonia si siano assicurati di non fare trapelare pubblicamente la notizia, in modo da evitare di dare segnali di divisioni – evidentemente esistenti – sulla questione ucraina.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy