di Elena Ferrara


Islamabad attacca i santuari di “Al Qaeda”: si combatte nelle zone tribali del Pakistan, quelle del distretto del Waziristan, al confine con l'Afghanistan dove si dovrebbero trovare le basi di addestramento di “Al Qaeda”. In campo ci sono oltre cinquemila guerriglieri usbeki e ceceni tutti legati a Bin Laden ed equipaggiati con armi pesanti. Operano nel Sud Waziristan e, da sempre, si battono contro il Pakistan. Dall’altra parte del fronte c’è l’esercito pakistano con quarantamila unità e 3500 paramilitari muniti delle armi più sofisticate. Ora la situazione è a un giro di boa. Le truppe regolari hanno sferrato un’offensiva che non ha precedenti e che dovrebbe portare a recidere i legami tra la guerriglia interna e l’Afghanistan dei Talebani. I combattimenti interessano soprattutto il villaggio di Yaghunde, qualche chilometro a Sud della capitale amministrativa della regione tribale, Wana. Qui sono rimasti uccisi 25 miliziani islamici. Poi è stata la volta della zona di Shin Warsak, otto chilometri a Est di Wana, con venti morti fra gli stranieri e cinque locali feriti.
Nelle ultime settimane sono state circa 250 le persone uccise. La situazione si fa sempre più difficile dal momento che migliaia di militanti di "Al Qaeda" hanno trovato rifugio nel Sud Waziristan, aiutati dalla popolazione locale che vive in zone impervie di montagna che mai hanno subìto il controllo del governo centrale: né durante la colonizzazione britannica, né, oggi, dall'amministrazione di Islamabad diretta dal presidente golpista Pervez Musharraf. Secondo le notizie che giungono dalle capitali dell’area interessata al conflitto, le formazioni di “Al Qaeda” sono notevolmente aumentate.

Ed è proprio qui, nei sette distretti della cosiddetta “zona tribale” del Pakistan (27mila chilometri quadrati con 6 milioni di persone tra Khyber, Kurram, Orakzai, Mohmand, Bajaur, Nord Waziristan e Sud Waziristan) che i fedeli di Bin Laden e i guerriglieri talebani in lotta contro Kabul reclutano e addestrano i propri militanti. Ecco che si scatena la guerra del Waziristan perché l’intelligence Usa, sostiene che proprio in questa zona si nasconda Bin Laden. Ma nello stesso tempo gli americani si mostrano estremamente critici nei confronti del regime di Islamabad che è accusato di aver firmato un accordo con i capi tribali del Waziristan lasciando la zona sotto il controllo militare dei rivoltosi, pur escludendo il formale riconoscimento di un loro potere politico o amministrativo. Di conseguenza il governo pakistano è criticato per questi patti di non aggressione che hanno agevolato – si sostiene - la diffusione dei Talebani nelle zone di frontiera.

Il conflitto si estende anche alle aree confinanti dal momento che fra gli uzbeki che hanno trovato rifugio in queste aree pakistane - si parla di un migliaio nel solo Sud Waziristan – ci sarebbe anche l’uzbeko Tahir Yuldashev - leader dell’Akramiya, un’organizzazione terroristica molto diffusa in Asia meridionale - considerato come il braccio destro di Bin Laden, condannato a morte nel suo Paese e sempre sfuggito alle imboscate dei pakistani.

Risulta, quindi, che nell’intera regione ora interessata agli scontri i nemici del regime di Musharraf appaiono più vitali che mai. Il rischio è che si delinea un fronte incontrollabile proprio accanto all’Afghanistan e che si stabiliscano, nello stesso tempo, vari “corridoi” militari per le formazioni di “Al Qaeda”. Notevoli sono poi le preoccupazioni del regime usbeko che vede nel Waziristan una base ideale per l’organizzazione di una rivolta islamica generale. Akramiya è, infatti, un gruppo integralista che persegue l’instaurazione di stati islamici nell’intera area e, in particolare, in Uzbekistan per mezzo della lotta armata.

Per gli americani, intanto, le operazioni in corso nel Pakistan assumono un valore particolare, strategico. Perché se sono vere le informazioni relative agli ultimi rifugi di Bin Laden il cerchio si starebbe stringendo. Lo sceicco potrebbe trovarsi da qualche parte nella zona meridionale nel Waziristan che è pur sempre una sorta di territorio autonomo – una delle più turbolente regioni del Pakistan - e dove le milizie di Islamabad riescono ad entrare con difficoltà. E’ in queste zone – nell’area che va da Tora Bora a Peshawar - che le forze di “Al Qaeda” starebbero studiando i nuovi piani di attacco. Che sono quelli relativi alla sconfitta dell’occidente, al sostegno dei cambiamenti di regime nel mondo musulmano e ad allargare l’esercito di seguaci per realizzare il grande obiettivo: un califfato mondiale governato da “Al Qaeda”. Ora gli strateghi di Islamabad – appoggiati dalla Cia – si trovano costretti a dover ricordare quei militari sovietici che – nel 1979-1989 – presero atto che non era sufficiente presidiare l’Afghanistan (Kabul, Herat, Kandahar e Jalalabad) per controllare il territorio e debellare la guerriglia.

I combattimenti di oggi dimostrano, ancora una volta, che la strada è lunga. Perché localizzare il capo carismatico della “Guerra santa” e le sue basi di comando in quelle catene montuose, è un’impresa ardua. Sino ad oggi a nulla valgono le ricognizioni aeree e le incursioni terrestri. Il Waziristan è il labirinto dove anche i pachistani rischiamo di restare intrappolati. Con Bin Laden che il 10 marzo scorso avrebbe compiuto i cinquanta anni.

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