di Bianca Cerri

Bisogna dirlo: quando si tratta di garantire diritti alle donne, politici e legislatori del Texas non hanno rivali. Dopo le targhe automobilistiche anti-aborto e la proposta di curare l’omosessualità nei bambini operandoli nel ventre materno prima della nascita è in arrivo la legge SB 1567, che prevede un bonus di 500 dollari per le donne intenzionate ad abortire che porteranno a termine la gravidanza per poi cedere il bambino allo Stato. L’offerta è valida solo per le cittadine americane residenti in Texas, le orde di messicane incinte che attraverseranno il confine attratte dal miraggio dei 500 dollari sono avvertite. Negli Stati Uniti esiste una Carta dei Diritti dei Minori che garantisce ai nuovi nati cure mediche, istruzione e parità di diritti a qualunque razza appartengano. Nonostante ciò, le donne che intendono abortite perché impossibilitate ad offrire un’esistenza dignitosa ad un bambino vengono ostacolate con metodi sempre più coercitivi. In prima fila si collocano naturalmente le organizzazioni fondamentaliste cristiane ed i vari “movimenti per la vita” coadiuvati da politici come Ken Patrick, autore della SB 1567 e di numerose altre trovate del genere. In un’intervista radiofonica Patrick si è detto convinto che la promessa di un premio in denaro si rivelerà sicuramente una carta vincente nella lotta all’aborto. “La SB 1567 è riservata alle donne che hanno già fatto richiesta di abortire ma sceglieranno di portare a termine la gravidanza e poi dare in adozione il loro bambino, una soluzione infinitamente migliore”, ha detto in un’intervista radiofonica. Resta però il dubbio che il vero fine sia quello di procurarsi neonati che andranno ad alimentare il mercato delle adozioni, una delle realtà più vergognose degli Stati Uniti.

Speculando sulla pelle dei bambini meno fortunati, l’Ente per le Adozioni USA realizza un fatturato anno pari a quattro miliardi di dollari circa. In un’epoca nella quale il divario tra ricchi e poveri ha raggiunto picchi inimmaginabili e la mortalità infantile è di nuovo in crescita dopo 44 anni, l’Ente opera incessantemente per convincere le donne a portare a termine le gravidanze indesiderate, per poi appropriarsi dei loro figli. Un vero e proprio esercito di imbonitori, compresi molti religiosi, è costantemente alla ricerca di madri nubili e/o senza mezzi. Essendo le più vulnerabili sono anche le più facili da convincere a trasformarsi in fattrici a beneficio di coppie infeconde ma benestanti. Ad affare concluso, il procacciatore di neonati incasserà una percentuale sull’adozione. Ma c’è un’ulteriore dimensione di questo business ed è quella razziale.

Dai dati dell’Ufficio Statistiche risulta che i bambini più ambiti sono decisamente quelli dalla pelle bianca. Anche John Roberts, giudice a capo della Corte Suprema, ha espressamente chiesto di adottare due piccoli con i capelli biondi e la pelle chiara. BirthHope, Cradle (Culla ndr); National Partnership, White Oak e molte altre affiliate all’Ente per le Adozioni chiedono prezzi molto più alti per un neonato bianco. Nonostante il Multietnic Placement Act del 1994, che vieta la discriminazione nelle adozioni di minori, i piccoli di colore sono molto meno richiesti rispetto agli altri e per incentivare gli aspiranti genitori adottivi ad accoglierli applicano praticano forti sconti sulle “tariffe”. La Cradle fa pagare 9.500 dollari per un neonato afro americano e 25.000 circa per un bianco. I prezzi variano anche alla cattolicissima Heavent Sent Adoption Service (Adozioni Mandate dal Cielo ndr) ma sempre a seconda della quantità di sangue ariano del bambino. Sul sito web della HSAS (http://www.HeavenSentAdopt.com), i visitatori possono cliccare su “Avalaible Situations” e accedere alla pagina delle “offerte in corso” dove si legge chiaramente: “Bambina di razza caucasica, nascita prevista per il prossimo 25 aprile”. Prezzo? Venticinquemila dollari.

Il dio profitto ha sempre bisogno di carne fresca ed è probabile che per mantenere in vita la macchina miliardaria delle adozioni le spinte a negare i diritti delle donne si faranno sempre più subdole. Negli anni ’50 e ’60, un molto discutibile senso dell’onore infieriva soprattutto sulle adolescenti costringendole a partorire in luoghi segreti e a cedere i loro bambini, oggi l’attacco è diretto contro le donne povere. 37 stati americani hanno presentato tra il 2004 ed il 2007 ben 200 progetti di legge contro l’aborto e, al tempo stesso, tagliato i fondi destinati alle madri sole. Nella Carolina del Sud è in vigore una normativa che impone alle donne che vogliono sottoporsi ad un aborto di ascoltare prima il battito del cuore del feto che è automatico a partire dal 22° giorno dalla formazione, Gli anti-abortisti sono riusciti a far approvare una legge che ammette solo l’aborto terapeutico in Dakota.

Nel New Hampshire le minorenni devono avere il consenso dei genitori per interrompere la gravidanza. In breve, le donne vengono costrette ad accettare l’ospitalità di centri dove verranno assistite fino al momento del parto e a cedere i figli a degli individui sconosciuti in grado di pagarli. Molte delle agenzie che si occuperanno della transazione sono di proprietà degli stessi uomini politici che invocano la sacralità della vita come bene supremo. Alle madri naturali verrà chiesto di firmare una liberatoria che non potranno revocare e che farà perdere loro anche il diritto di sapere se il bambino è veramente amato o è servito a riempire il vuoto affettivo di una coppia in crisi.
Negli Stati Uniti ci si vendica così delle donne che osano sfidare l’imperante moralismo della destra religiosa, così impareranno che il sesso è peccato e i figli un dono di Dio.



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