Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla profonda nocività della NATO per la pace e la democrazia, potrebbe osservare il comportamento del suo segretario Stoltenberg, il quale, con zelo davvero degno di cause migliori, si sta dando da fare per agevolare l’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO, agendo da mediatore tra i due Stati scandinavi appena menzionati e la Turchia.

E’ noto come il presidente turco Erdogan abbia, con l’astuzia della quale costituisce oramai un esempio proverbiale, voluto approfittare della candidatura di Svezia e Finlandia per porre una questione che da tempo ritiene di fondamentale importanza per lui, il suo governo e il suo sistema di potere: ovvero quella delle garanzie democratiche che tali Stati, come probabilmente nessun altro, hanno offerto ai fuoriusciti kurdi. Insieme a questa anche un altro affare è sul tavolo: l’ottenimento di nuovi micidiali sistemi d’arma che ritiene necessari per stroncare la resistenza del popolo kurdo ai suoi progetti neo-ottomani, oltre che per realizzare altre operazioni funzionali alla stessa logica in giro per il mondo.

 

In sostanza Erdogan ha richiesto la consegna di alcuni rifugiati kurdi, tra i quali la deputata kurda (ma iraniana) Amineh Kakabaveh ed altri, che hanno trovato asilo proprio in Svezia e Finlandia. Il primo di tali Paesi ospita una cospicua colonia kurda. La scusa, stucchevolmente abituale, cui Erdogan ha fatto ricorso per esprimere tali richieste, è quella della lotta al terrorismo.

Si tratta di una scusa del tutto risibile da vari punti di vista. Innanzitutto perché le organizzazioni kurde non costituiscono formazioni di tipo terroristico. Ciò vale anzitutto per il PKK, che opera sul territorio turco e nel Nord dell’Iraq: dati i suoi obiettivi e i metodi di lotta impiegati, non si può parlare di terrorismo, come riconosciuto in varie occasioni dalla Corte europea e da importanti tribunali di vari Stati europei, tra i quali il Belgio. Si sa d’altronde che Ankara, forte della totale subalternità e difetto d’indipendenza della magistratura locale, è solito rivolgere analoga accusa contro chiunque osi opporsi al suo regime autoritario e liberticida, come ad esempio gli avvocati della CHD (associazione dei giuristi contemporanei) ormai da molti anni in galera per aver difeso leader dell’opposizione politica e sociale.

Ma non solo. Sono state proprio le organizzazioni armate kurde, come il PKK e le milizie della Rojava (YPG e milizia femminile YPJ) a sconfiggere sul campo, pagando un alto prezzo di sangue - cui ha contribuito anche il compagno e cittadino italiano Lorenzo Orsetti - i terroristi dell’ISIS. Questi sì terroristi veri, per la loro ispirazione fondamentalista ma soprattutto per i loro metodi basati su attentati indiscriminati, vari dei quali hanno avuto luogo in Europa e sulla repressione selvaggia e brutale di chiunque si opponga alla loro dominazione barbarica basata sulla shari’a.

Terroristi veri appoggiati in vario modo dalla Turchia, checché ne dica il professor Orsini che al riguardo si rivela male informato. L’ISIS ha goduto di un diritto di passaggio indisturbato in Turchia per le sue reclute provenienti dal resto del mondo. Ha ricevuto cure per i suoi feriti nel Sud della Turchia, oltre che fondi, armamenti e logistica. Appoggi del resto che oggi continuano nei confronti di altre formazioni fondamentaliste, come quelle insediate dal governo turco nella provincia siriana occupata di Idlib e che portano avanti una politica di feroce repressione analoga a quella svolta a suo tempo dall’ISIS, buona parte dei cui quadri sia presume siano oggi confluiti in tali formazioni.

Oggi Erdogan vorrebbe approfittare della situazione internazionale, perturbata dalla continuazione ad oltranza, voluta anch’essa dalla NATO, del conflitto ucraino. Vorrebbe infliggere nuovi colpi decisivi al popolo Kurdo, che si è reso attore di forme di autogoverno democratico multietnico, in particolare in Rojava e nella regione dello Shengar a Nord dell’Iraq. Importanti esperimenti democratici che entrano in diretta collisione con la dottrina autoritaria dello Stato turco basata sulla perpetuazione della dominazione della regione, sempre in collusione con le altre potenze imperialiste.

E’ evidente come la guerra che vorrebbe scatenare ai confini meridionali della Turchia gli serve anche per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica turca dalla situazione di grave crisi in cui il Paese si trova. ma non è detto che il giochino gli riesca, anzi potrebbe accelerare la sua dipartita. Ma in questo caso la celebrata astuzia della Volpe di Istanbul rivela tutti i suoi limiti.

Appare ad ogni modo criminale, anche in questo contesto, l’azione della NATO, che da tempo persegue, attuando ricatti economici e politici, l’inglobamento di Svezia e Finlandia. Il segretario generale Stoltenberg, sta tentando di persuadere Stoccolma ed Helsinki ad accogliere le richieste di Erdogan, dimostrando come alla sua organizzazione non interessino affatto né la pace, né la democrazia, né i diritti umani. Ma questo ovviamente già lo sapevamo.

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