Il 25 aprile, data fondamentale per tutti gli Italiani, è stata vissuta quest’anno con situazioni a volte grottescamente paradossali.  La stucchevole retorica di cui si sono fatti protagonisti i partiti di governo ha snaturato fortemente la natura di tale ricorrenza di importanza trascendentale. Abbiamo assistito a scene e situazioni davvero sconcertanti. Partiti di destra, da sempre schierati contro la Resistenza, che vorrebbero oggi invocarla a sostegno dell’Ucraina. Altri partiti di destra, ormai con tutta evidenza, come il PD, che sfilano inalberano vessilli della NATO e bandiere dell’organizzazione nazista Battaglione Azov.

 

La sofferenza del popolo ucraino, che impone a tutti noi l’esercizio della solidarietà, viene luridamente strumentalizzata per giustificare l’invio di armi letali sul fronte, a beneficio dei trafficanti di questi articoli e con la conseguenza di farci sdrucciolare sempre di più verso l’abisso della guerra totale e dell’estinzione del genere umano.

Troppo facile ricordare che lorsignori non hanno mai mosso un dito di fronte a massacri ed aggressioni di portata ancora maggiore a quelli oggi purtroppo in corso in Ucraina. Che appare inaccettabile l’invocazione dell’antiimperialismo da parte di chi, come il presidente della Repubblica Mattarella, sta usando per la prima volta tale parola alla sua non proprio verde età, dopo aver ricoperto ruoli chiave in governi, come quello D’Alema, che partecipò attivamente all’aggressione imperialista contro la Jugoslavia. I bombardamenti dell’epoca non erano certo meno assassini di quelli compiuti oggi da Putin. Ma allora non si parlava né di imperialismo, né di aggressione, perché gli aerei che sganciavano le bombe su Belgrado erano quelli della NATO, e quelli dell’Aeronautica italiana fra di essi.

Fa davvero impressione, specie tenendo presenti possibili scenari di guerra nucleare, la retorica bellicista che include, come osservato da Luciano Canfora, una disponibilità al sacrificio supremo (“di dignità si può anche morire”) ostentata da personaggi come Luciano Violante. Con che faccia e da che pulpito Violante osa proporre una tale prospettiva a un giovane che si affaccia oggi alla vita, vita peraltro sempre più difficile a causa delle scelte della classe politica di cui Violante stesso fa parte e che, sempre per effetto di tali scelte, che si esercitano oggi sull’alternativa fra guerra e pace, rischia di perdere ogni futuro? Forse il suo ruolo attuale di dirigente del complesso militare-industriale italiano, in quanto presidente della Fondazione Leonardo, ha qualche ruolo nel definirne le prospettive esistenziali? Ma chi gli dà il diritto di definire anche quelle altrui? E dispone egli, al pari degli altri membri del Parlamento, del governo e delle varie ed articolate cricche che “governano” l’Italia, di un rifugio antiatomico?

Sfoltita dalla pesante retorica di media sempre più appiattiti sul pensiero unico dei guerrafondai, dai crimini di guerra - veri e presunti - degli uni e degli altri, dall’innegabile violazione di norme di diritto internazionale, questa guerra maledetta va situata, se vogliamo capirci qualcosa, nel contesto storico attuale del declino degli Stati Uniti e dell’Occidente. La trappola in cui si è ficcato Putin è stata costruita da tempo come risposta a tale declino. L’espansione della NATO verso Oriente e la preparazione di nuove provocazioni nei confronti della Cina costituiscono elementi fondamentali della reazione del cosiddetto Occidente alla perdita irrefrenabile del suo ruolo egemone su scala mondiale.

Che l’Occidente, dopo secoli di dominazione colonialista e imperialista (termini il cui significato dovrebbe forse essere spiegato al presidente della Repubblica) sia destinato a perdere irrimediabilmente tale ruolo dominante è un fatto da un lato inevitabile e dall’altra auspicabile, perché costituisce la premessa di un nuovo sistema di governo multipolare del pianeta. Sistema che dovrebbe essere imperniato sulle Nazioni Unite, organizzazione che oggi molti vorrebbero eliminare definitivamente o quantomeno ridurre a un fantasma privo di poteri, come evidenziato dalla stizza di Biden (per interposto Zelensky), di fronte alla decisione del Segretario generale delle Nazioni Unite Gutierres di prendere finalmente l’iniziativa per una soluzione diplomatica del conflitto.

Quello che invece ancora non è chiaro è se alla fine del ruolo dominante dell’Occidente si accompagnerà o meno quella dell’umanità nel suo complesso. Se cioè a quella dominazione iniqua e antistorica si sostituirà un governo multipolare del pianeta ovvero il ritorno all’Età della Pietra, stavolta in versione postatomica, che venne a suo tempo profetizzata da Einstein. Il tempo non è molto e occorre dare una risposta a questo dilemma. Ed occorre che tale risposta sia data anche e soprattutto da noi, che dell’Occidente facciamo parte, ma non per questo subiamo la retorica e le fandonie degli imbonitori da strapazzo che affollano la nostra sedicente classe politica e i nostri media guerrafondai e bugiardi.

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