Il mese scorso era circolata sulla stampa americana la notizia di un probabile ritorno dei meccanismi che regolano la camera a gas in alcuni stati. Il dipartimento di Giustizia aveva già autorizzato una spesa di un milione e mezzo di dollari destinati alle iniezioni letali per l'acquisto di pentobarbital, sostanza per altro illegale secondo i crismi della Food and Drug Administration. Il primo Stato coinvolto è l'Arizona, che non ha tuttavia fornito alcuna spiegazione sul costoso esborso né rivelato come sia stato ottenuto  un farmaco sicuramente proveniente dall'Europa.

 

Altro mistero - che poi mistero non è - che solo un giudice può aver imposto di mantenere “confidenziali” i dettagli sulla faccenda. I contribuenti contrari alla pena capitale non hanno potuto protestare per lo spreco di denaro pubblico servito per mettere a morte degli esseri umani. Tra gli ingredienti che l'Arizona è riuscita ad ottenere  riuscita  ci sarebbero cianuro potassio e acido solforico, sostanze care alla Germania Nazista e usate nel 1999 per l'ultima esecuzione portata a termine nella camera a gas in Arizona.

Il condannato, Walter LeGrand, morì dopo un'indicibile agonia durata quasi venti minuti. I testimoni videro LeGrand barcollare verso l'abitacolo con il viso coperto. Poi una guardia chiuse la porta alle sue spalle, ll gas si diffuse in una nube bianca e densa e LeGrand iniziò a rantolare, Kathy Harshock, che era la sorella del vittima, fuggì inorridita dalla saletta dei testimoni.

La Germania aveva protestato vivacemente per l'esecuzione avvenuta in violazione della Convenzione di Vienna, che prevede che vengano informate le autorità consolari quando un cittadino straniero viene condannato a morte negli Stati Uniti. Heinz Le Grand, fratello di Walter, era stato giustiziato una settimane prima tramite iniezione letale. Entrambi i LeGrand erano cittadini tedeschi ma per Heinz ci furono meno proteste perché la gente è convinta che la crudeltà delle esecuzioni sia nel metodo e non che si tratti comunque di un omicidio a tutti gli effetti. Nel caso di Walter LeGrand poiché la sua condanna era stata emessa prima del 1992 la legge gli aveva concesso di scegliere come morire ma il rituale si era trasformato in uno spettacolo orripilante.

Da allora sono passati oltre di 25 anni e si supponeva che la camera a gas fosse ormai un retaggio del passato e invece no. Anche il britannico The Guardian s'è occupato recentemente di un probabile ritorno dei gas tossici a stelle e strisce, dimenticando che in Alabama, Georgia e Mississippi si possono ancora gasare esseri umani per legge. Fu il Nevada, tuttavia, ad adottare per la prima volta il gas per l'uccisione di un  “fuorilegge” e a fare da cavia fu un uomo di 75 anni immigrato negli USA dalla Cina. Era il 1921 ma già nel 1929 il modello “originale” fu elaborato e il gas giocò un ruolo-chiave negli esperimenti sui prigionieri giapponesi.

Nel 1947, la sera di Halloween, la Carolina del Nord stabilì un record nella storia americana giustiziando dieci condannati nella camera a gas. Si calcola che quell'anno la Carolina del Nord, tra esecuzioni e linciaggi, mise a morte almeno trenta condannati tra uomini e donne al mese.  L'appetito insaziabile per la pena capitale degli americani sopravvive ancora ai giorni nostri. Pare che la mancanza di sostanze letali stia diventando un vero problema e l'unica soluzione sarebbe ricorrere di nuovo ai gas venefici. L'America rimane comunque l'unico paese occidentale che mantiene la pena capitale come somma punizione del sistema legale. Giudici e procuratori hanno tentato di bloccare la catena mortale quando i giochi si sono fatti troppo duri.

La California ad esempio ha di fatto dichiarato una moratoria temporanea dopo esecuzioni troppo cruente. Ma il ritorno del gas non lascia ben sperare. Il Texas ha ancora una buona scorta di veleni sufficienti per continuare ad ammazzare per anni e non avrebbe alcun problema a cambiare sistema se le scorte si esaurissero.

Nel braccio della morte locale i condannatri vivono il condizioni abominevoli ma la cosa più oltraggiosa è quella accaduta il 24 maggio scorso. Quemtom Jones, 41 anni, è stato giustiziato senza giornalisti presenti, il condannato aveva ringraziato i presenti per il loro supporto. In quel momento il Texas aveva in programma altre cinque esecuzioni. Una si è svolta regolarmente il trenta giugno, vittima John Hummell, un veterano congedato con onore dalla Marina. In dieci anni nel braccio della morte si era comportato in modo esemplare. Qualcuno sperava che il Governatore avrebbe accettato la domanda di grazia che non è arrivata. C'è anche il dubbio che il medicinale usato per uccidere Hummell fosse scaduto, che la data di scadenza fosse addirittura il 9 febbraio 2016, più di cinque anni prima della sua somministrazione.

Ogni dubbio è lecito quando si parla di pena capitale in America. I giudici di solito procedano senza badare ai “cavilli” legali. Il protocollo della pena capitale è stabilito da linee-guida adottate ufficialmente. Ma nella stessa storia degli omicidi di stato le esecuzioni fallite che hanno causato agonia inutile per svariati motivi sono state decine. Persone dichiarate morte ancora vive, crani fratturati nella camera a gas, esami autoptici che hanno rivelato la presenza di sostanze diverse da quelle programmate, aghi espulsi all'improvvisi fuori dalle vene, cannule conduttrici esplose sotto agli occhi dei testimoni. Condannati con il visto coperto  dal sangue uscito fuori vena, uomini troppo obesi morti dopo una lunga agonia perché ci sarebbe voluta una scarica d'elettricità per ucciderli.

Nell'assolata Florida, Petro Medina e Lee Davis, sono finiti sulla sedia elettrica con la testa in fiamme. Perché il problema non è il metodo “adeguato” ad assassinare esseri umani: qualunque sia il metodo adottato porterà invariabilmente una dose indicibile di sofferenza. Tempo fa l'Evening Standard aveva suggerito alla autorità di smetterla con dibattiti ipocriti e inutili e giustiziare i condannati senza tirarla per le lunghe. Il reporter voleva dire che se una società si prende la responsabilità etica e legale di mettere a morte degli esseri umani, poco importa se lo faccia tramite avvelenamento da gas o da sostanze chimiche o addirittura legando il condannato su una sedia carbonizzandolo con l'elettricità. Dopo Abu Ghraib e Guantamano gas, veleni e scariche elettriche sembrano quasi un male minore. Anche chi tanti anni fa subì il martirio della Croce direbbe oggi ; “Padre non perdonare loro, che sanno benissimo quello che fanno”..

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