Pochi giorni fa, al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, è stata votata una mozione che chiedeva la sospensione delle sanzioni unilaterali statunitensi ed europee nei confronti dei paesi considerati “avversari politici”. Sono 21 le nazioni che subiscono i provvedimenti unilaterali ed arbitrari di USA e UE: tra questi Cina, Russia, Iran, Venezuela, Cuba, Nicaragua. Tra i Paesi sanzionati non compaiono Arabia Saudita e Israele, Turchia, Ungheria, Polonia, Stati Uniti e Spagna; dunque come si può facilmente intendere, i diritti umani non c’entrano nulla con le sanzioni, che sono misure di guerra politica e commerciale fatta dai paesi Nato contro le nazioni indipendenti.

 

La ragione della mozione è facilmente intendibile per chi non ha il risiko come orizzonte mentale. Le sanzioni unilaterali, di per se stesse illegittime ed illegali, in un contesto come quello della pandemia diventano un crimine internazionale, perché attraverso l’impedimento ad acquisire sul mercato internazionale quanto necessario, incidono direttamente sulla capacità di ogni Paese di dotarsi dei sistemi di sorveglianza sanitaria necessari per fronteggiare l’emergenza Covid-19.

Proprio per l’effetto orizzontale su tutta la popolazione che le sanzioni determinano, viene meno ogni tentativo di giustificarne l’introduzione a salvaguardia dei “diritti umani” e ancor più il danno procurato esclusivamente a carico di figure specifiche; risulta evidente, invece, l’impatto violento e criminale delle sanzioni sulla popolazione in generale. Dunque, la loro sospensione in un contesto di lotta globale contro la pandemia risulterebbe un gesto di buon senso e in parte coerente con gli scopi che dichiarano, mentre applicare e rinforzare le sanzioni già esistenti rappresenta un tentativo palese di genocidio.

Già il fatto che una mozione contenente elementi di assoluto buon senso e umanità debba essere messa ai voti appare un’assurdità, ma il fatto che alcuni paesi UE membri del Consiglio di Sicurezza abbiano votato contro questa risoluzione appare francamente sconcertante. Un passo avanti sul sentiero della barbarie, un esempio fetido di cinismo geopolitico, con cui chi promulga sanzioni dimostra che esse sono destinate a generare quanta più morte e sofferenza possibile per piegare i rispettivi governi, non certo aiutare le popolazioni, che vengono invece condannate a morte proprio con le sanzioni. Emerge quindi la verità sulle sanzioni: chi le esercita non vuole difendere i diritti, vuole sconfiggere il suo avversario politico e commerciale, costi quel che costi.

Peraltro, nessun governo è mai caduto sotto i colpi delle misure statunitensi ed europee, che dunque si rivelano inutili ai fini dichiarati e solo strumento di aggravamento delle condizioni socioeconomiche di paesi che Washington ritiene concorrenti e non disponibili a consegnarsi al suo comando. Una espressione di feudalesimo atomico inefficace e ormai spudoratamente utile solo a procurare vantaggi commerciali agli USA, sprofondati in una crisi socioeconomica e politica mai vista nella loro storia.

La mozione fortunatamente è passata, pur non avendo carattere vincolante per Washington e Bruxelles, che incapaci di governare il mondo cercano di dominarlo. Ma il voto italiano indigna, perché Roma, in una apoteosi di servilismo atlantista - che con Draghi è ulteriormente aumentato - ha votato come gli Stati Uniti hanno ordinato. Una dimostrazione di mancanza di dignità e anche di memoria, visto - ad esempio - il contributo cubano all’Italia in occasione della pandemia.

Il valore di un gesto, a volte, non ha misura. Vale per ciò che è, pesa indipendentemente da quanto conta, significa più di quel che può ottenere. E’ un gesto, appunto: la materializzazione di un simbolo che nel suo significato squarcia ogni concretezza, irrompe con la forza di un sentimento nel muro eretto a separare corpi, idee, ambizioni e sogni.

Per questo, anche solo per una banale ragione di decenza, se non si ha idea di cosa sia la gratitudine, il voto dell’Italia avrebbe dovuto essere diverso. Roma avrebbe potuto, schierarsi con il Segretario Generale dell’ONU e con Papa Francesco nel chiedere la sospensione di ogni sanzione, almeno fino a quando durerà l’emergenza pandemica. Invece no, ha preferito obbedire a Biden, presidente per mancanza di prove di un Paese all’angolo da dove ormai, in crisi di leadership, riesce solo a sputare veleno.

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