I fascisti, segregazionisti e suprematisti stanno realizzando una protesta violenta e armata all’interno del Congresso statunitense. I senatori sono stati evacuati e i congressisti seguiranno a breve. La polizia, che uccide ogni anno 2000 americani, guarda caso tiene le armi al suo posto. Lecito chiedersi come mai, oppure notare che se i manifestanti che hanno invaso Capitol Hill fossero stati di sinistra la sua scalinata sarebbe già una fossa comune. Le forze armate restano buone, del resto è il presidente che può chiedergli di intervenire e questi, fino al 10 Gennaio, è ancora Donald Trump, che però ha chiamato a gran voce i suoi fans, dato che non vuole rinunciare alla poltrona presidenziale per paura di ciò che gli si presenterà innanzi.

 

Quella cui si assiste non è un golpe nel senso classico del termine così come però non può essere illustrato come una semplice manifestazione di protesta. E, ad ogni modo, golpe non lo chiama nessuno per convenzione: sarebbe la nemesi della storia, dove i golpisti subiscono un golpe.

E’ invece l’atto di nascita della nuova versione della destra statunitense, che ha definitivamente sdoganato la sua parte più schifosa: adoratori di Hitler e seguaci del Ku-Klux-Klan, evangelici, misogini, fanatici antiabortisti e omofobi, tutti uniti dalla grande ondata di analfabetismo funzionale di ritorno. I suoi seguaci adorano Trump come un Messia, come la rivelazione che ha reso una opinione politica il loro intestino, come colui che gli ha indicato il nuovo suprematismo yankee, ormai persosi tra l’Euro, la tecnologia asiatica, la potenza cinese e l’armamento russo, le guerre mai vinte e la leadership perduta.

Trump intende proclamarsi leader di questa nuova destra, scavalcando (come già fece nella candidatura) il partito repubblicano. Così, da leader della destra, potrà evitare di dover pagare il conto per quanto fatto. Tra poco si presenterà in pubblico invitando ad andare a casa e a non commettere violenze, ma è un trucco. Ha già ottenuto quello che voleva: dimostrare la sua forza e la disinvoltura nell’usarla e minare sin da prima della sua nascita lo spazio di manovra del governo Biden. Dopo aver svolto la parte dell’incendiario farà quella del pompiere.

E’ il secondo atto della commedia, dove Trump indosserà le finte vesti dell’homus politicus, caricatura dello statista che non è mai stato, e questo sarà l’inizio della cerimonia con cui lancerà la sua nomination al vertice della destra statunitense.

E se questa destra immonda dal sapore rancido del neonazismo produce nausea, non è che i suoi ipotetici oppositori ispirino invece fiducia o passioni. I cosiddetti progressisti, che dovrebbero contendere alle squadracce nere il territorio, in queste ore sono probabilmente a spargere analisi e soda sugli spritz nelle terrazze di Manhattan. Del resto, quando si votano insieme le decisioni di politica interna ed estera, quando è comune il non riconoscimento dei diritti sociali e civili (Guantanamo e "Patrioct Act" ) e ci si divide solo su quelli civili di natura intima, a cosa servirebbe battersi? Senza voler semplificare, la differenza tra repubblicani e democratici pare essere ormai soprattutto nel galateo istituzionale, nei modi e nel linguaggio, non nella sostanza delle politiche.

La divisione è rappresentata dal posizionamento dei diversi gruppi industriali e finanziari che formano le elites del Paese e che scelgono l’establishment politico che lo governerà per loro conto. Chi crede che l’influenza di questa destra oscurantista e dai caratteri nazistoidi fermi il globalismo a trazione statunitense  (divenuto ormai la sola bandiera dei democratici) si sbaglia, perché è proprio sulla crisi di leadership statunitense e sulle politiche che Trump ha indicato con l’american first che questa destra è nata. Così come sbaglierebbe chi ritenesse che di fronte alle orde barbariche trumpiane vi sia un mondo democratico completamente diverso. Sono diverse le strade che s’intende percorrere e i soci che si vogliono a bordo, non il punto d’arrivo.

La questione non è il cosa ma il come. E, questo par di capire dall’irruzione di stasera, il quando.

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