La prima importante elezione conclusa nell’Unione Europea in tempo di pandemia ha emesso nel fine settimana in Polonia un verdetto decisamente pesante per il partito dell’estrema destra populista al potere, Diritto e Giustizia (PiS). Il presidente uscente, Andrzej Duda, il 12 luglio prossimo sarà infatti costretto ad affrontare un delicatissimo ballottaggio con il sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski, del partito moderato europeista Piattaforma Civica.

La tenuta del governo polacco appare sempre più precaria in un clima segnato dalle pesanti conseguenze economiche del Coronavirus e della chiusura forzata imposta dalle autorità a partire dal mese di marzo. Qui, l’epidemia ha avuto finora un impatto minore rispetto ad altri paesi europei, quanto meno dal punto di vista statistico, ma anche i casi relativamente contenuti hanno prodotto una situazione di crisi nel settore sanitario. Questi scenari, assieme al possibile contrarsi del PIL tra il 7,4% e il 9,5% entro fine anno, hanno fatto crollare rapidamente i livelli di gradimento del PiS e del governo del primo ministro, Mateusz Morawiecki.

 

Il virus ha poi avuto effetti più pesanti nelle regioni minerarie occidentali, dove l’ordine governativo di tenere aperte le attività durante tutto il lockdown ha favorito il diffondersi dei contagi. Di conseguenza, la retorica populista del PiS e le promesse di continuare le politiche di (relativo) sostegno al welfare hanno perso molta della loro efficacia, erodendo in queste aree il sostegno per il partito di governo e per la candidatura del presidente Duda.

I risultati definitivi del primo turno delle presidenziali di domenica saranno diffusi solo martedì. Gli exit poll danno però Duda a circa il 41%, contro il 30% di Trzaskowski. Fino a poco meno di due mesi fa, Duda era nettamente favorito per una vittoria al primo turno, ma le circostanze già descritte e altre ancora hanno causato una scossa imprevista nel panorama politico polacco. Per cominciare, il voto era originariamente programmato per il 10 maggio e il governo era deciso fino a pochi giorni prima a confermare la consultazione nonostante la crisi sanitaria in atto e l’opposizione della maggioranza della popolazione.

L’intenzione era quella di evitare un rinvio che, come è poi in effetti accaduto, avrebbe messo a rischio la vittoria di Duda, a causa appunto del costante raffreddamento degli elettori per il partito al potere. Sotto pressione, il governo ha dovuto cedere e rimandare il primo turno delle presidenziali al 28 giugno. Visto il persistere del virus, le elezioni si sono tenute con eccezionali misure di sicurezza, mentre in molti avevano giudicato più opportuno un nuovo rinvio. Il PiS temeva tuttavia che, così facendo, le chances di Duda sarebbero potute crollare ulteriormente. Alla fine, l’affluenza non ne ha comunque risentito, ma ha penalizzato il presidente in carica. I votanti sono stati quasi il 63%, vale a dire la seconda percentuale più alta per un’elezione presidenziale dal 1989 a oggi.

Il governo di Varsavia e il partito che lo sostiene puntano a conservare la presidenza della Polonia per evitare di precipitare in una crisi politica ancora più grave. Se l’opposizione dovesse riuscire a sconfiggere Duda da qui a due settimane, il prossimo presidente avrebbe in primo luogo il potere di bloccare la legislazione approvata dal Parlamento. Inoltre, il presidente polacco esercita una certa influenza sugli orientamenti di politica estera, così come sulle scelte in ambito militare, attorno a cui si consumano in larga misura le divisioni all’interno della classe politica indigena.

Trzaskowski ha d’altra parte insistito in campagna elettorale sulla sua determinazione a mettere il veto su ulteriori misure illiberali che il PiS intenderà adottare, in modo da fermare la deriva autoritaria promossa da questo partito fin dal ritorno al potere nel 2015. Da allora, il governo di Varsavia è arrivato più volte ai ferri corti con l’UE, da dove si sono moltiplicati gli allarmi per le leggi anti-democratiche approvate dalla Polonia, in particolare nel settore giudiziario e dei media.

La maggior parte della stampa “mainstream” in Occidente ha così caratterizzato il voto polacco come una scelta tra democrazia e autoritarismo populista. Ancora di più, lo scontro che si intensificherà in vista del ballottaggio riguarda soprattutto le alleanze internazionali e gli indirizzi di politica estera. Se l’estrema destra populista polacca ha in questi anni evidenziato una chiara inclinazione anti-europea, anti-tedesca e filo-americana, rafforzata dall’affinità ideologica con l’amministrazione Trump, l’opposizione moderata è invece caratterizzata da un marcato europeismo. Il partito Piattaforma Civica, già guidato dall’ex presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, ha profondi legami con Berlino e gli ambienti cristiano-democratici tedeschi. Entrambi i partiti, invece, condividono sentimenti di ostilità nei confronti della Russia.

Il PiS continua dunque a fare leva sull’anti-europeismo, in particolare nelle regioni rurali della Polonia, combinando questa retorica con quella diretta contro le politiche di rigore implementate dai precedenti governi moderati in collaborazione con Bruxelles. Per cercare di limitare i danni nel voto di domenica, Duda era stato anche protagonista di una trasferta straordinaria a Washington, dove a pochi giorni dall’apertura delle urne è stato ricevuto alla Casa Bianca dal presidente Trump.

La visita è stata la prima in assoluto per un capo di stato negli USA dall’inizio del lockdown e testimonia perciò dell’importanza assegnata alle relazioni bilaterali da parte di entrambi i governi. Durante il vertice tra i due presidenti, Trump ha ipotizzato tra l’altro il trasferimento in Polonia delle migliaia di militari che dovrebbero essere ritirati dalla Germania. Per l’amministrazione repubblicana, il PiS e il presidente Duda restano i partner preferiti per continuare a fare della Polonia uno degli avamposti dell’offensiva anti-russa in Europa, per non parlare poi delle implicazioni per la crescente rivalità tra Washington e Berlino.

Per quanto riguarda il ballottaggio del 12 luglio prossimo, il divario tra Duda e Trzaskowski sembra restringersi in fretta. Un paio di sondaggi pubblicati domenica dalla TV polacca indicano il presidente uscente in vantaggio di meno di due punti percentuali sul rivale. Forse decisivo per il candidato di Piattaforma Civica sarà il sostegno di quanti al primo turno hanno appoggiato il neofita della politica Szymon Holownia, ex conduttore televisivo piazzatosi terzo con oltre il 13% dei consensi e che ha già assicurato di non voler votare in nessun caso per Duda.

Sul fronte opposto, quasi il 7,5% degli elettori ha optato per il candidato di una formazione ancora più a destra del PiS. I sostenitori di Krzysztof Bosak, secondo un’analisi del voto del sito Politico.eu, tendono a essere “sospettosi” del partito di governo, anche se gli orientamenti ideologici di questo movimento non sono molto diversi da quelli del PiS. Bosak, ad ogni modo, ha dichiarato che nessuno dei due candidati al ballottaggio otterrà il suo appoggio.

Con il futuro dell’economia che si prospetta decisamente cupo, al centro dell’attenzione degli elettori ci sarà nelle prossime due settimane soprattutto il destino del welfare polacco. Duda e il PiS continueranno a proporsi come i garanti delle misure sociali relativamente generose finora implementate. L’opposizione europeista dovrà invece tenere un approccio cauto su questo argomento, visti i precedenti che identificano correttamente Piattaforma Civica come il partito dell’austerity.

Trzaskowski, da parte sua, cercherà di evitare che il dibattito politico si concentri sulle questioni relative alla spesa sociale o, come ha fatto finora, continuerà a promettere che le politiche in questo ambito promosse dal governo di estrema destra non cambieranno se fosse lui a conquistare la presidenza. Oltre a ciò, le chances di Trzaskowski dipenderanno dalla capacità di mobilitare e aggregare l’elettorato urbano attorno alla proposta di una Polonia più aperta e moderna, nonché ancorata all’Unione Europea.

In caso di vittoria di Trzaskowski, infine, le ripercussioni politiche a Varsavia potrebbero essere pesanti e inaspettate solo fino a poco tempo fa. Il governo di Morawiecki conta infatti su una maggioranza parlamentare risicata e un’eventuale sconfitta del presidente Duda rischia di produrre pericolose scosse che, secondo alcuni, nei prossimi mesi potrebbero addirittura portare a elezioni anticipate.

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